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Lazio

IL DIVIDENDO DELL'INEFFICIENZA

Nazionale,

Comunicato n. 25/16

Dunque adesso è ufficiale: la situazione in cui versa lo stabile di via Carlo Spegazzini è di fatto insanabile, al punto che gli interventi manutentivi finora effettuati (da circa tre anni a questa parte) sono purtroppo serviti a ben poco.  

A fine novembre infatti i Vigili del Fuoco effettueranno ancora un sopralluogo in sede ed in quella occasione decideranno se concedere una nuova proroga di sei mesi all’amministrazione o procedere con una denuncia penale per la direzione che, detto per inciso, ha ereditato scelleratezze altrui.

Per cercare di abbattere i tempi dei lavori, che peraltro dovevano iniziare prima dell’estate, la direzione regionale ha proposto obtorto collo lo spostamento solo temporaneo di almeno 50 dipendenti per volta nello stabile di via Igino Giordani al Tiburtino.

Detto spostamento dovrebbe riguardare al momento l’area flussi e le pensioni della gestione privata, mentre tutti gli sportelli resterebbero allocati in sede, nell’ottica sempre uguale di salvaguardare da una parte gli utenti (com’è giusto) e garantire al tempo stesso la produzione (cosa che appare sempre più opinabile).

Velo pietoso sui persistenti ritardi nello svolgimento di lavori che riguardano da sempre la sicurezza del personale, come la mancanza delle vie di fuga degne di questo nome e le pareti in cartongesso senza materiale ignifugo, per tacere dei tre piani di archivi sottostanti, che continuano incredibilmente a essere frequentati dai colleghi.

Dopo varie disquisizioni sulla sicurezza intesa come miglioramento progressivo da raggiungere (sola efficienza termica) e la sicurezza invece assoluta (che rispetta tassativamente i vincoli di legge), la USB si è dichiarata indisponibile a siglare qualunque accordo in merito ed ha considerato irricevibile l’ipotesi ventilata di trasferire una parte del personale nei locali dello stabile in via di Torrevecchia (nella zona di Roma Aurelio).

La prevedibile conclusione alla quale si è giunti è che, non essendo negoziabile il contratto di locazione, la sede è ormai dispendiosa. Insomma, non ne vale la pena. Sarebbe fin troppo facile, adesso, rammentare gli esposti e le diffide presentati dalla USB prima ancora che il personale venisse trasferito dallo stabile di via Amalia Bettini a quello in cui si trova attualmente, sfociati poi nella denuncia alla ASL di Roma B del 21 gennaio 2014 (vedi) ma riteniamo comunque doveroso farlo. Per dovere di cronaca, vogliamo menzionare l’assunto della direzione regionale precedente (“Ma voi pensate che ci trasferiremmo senza precise garanzie?”) ed il fuoco di fila delle rassicurazioni millantate a proposito dell’idoneità certa. Si è visto. Non avallando un trasferimento così congegnato tra il frettoloso e il superficiale, decidemmo di inserire una nota tecnico - politica alla relazione, nella quale testualmente si prevedeva che, nell’ambito della razionalizzazione della spesa, una quota parte ricavata dal risparmio oggettivo derivante dalla “mirabile” opera di dismissione dello stabile (e dalla manutenzione ordinaria) venisse riservata in via prioritaria al personale che stava subendo pesantemente questa ennesima imposizione.

Due anni e mezzo dopo tutto questo sembra fare parte della preistoria, mentre il numero delle scommesse azzardate sulla pelle dei lavoratori e dell’utenza va ad allungarsi incredibilmente. Ad essere buoni, si può parlare di sottovalutazioni. Se è vero, come ci è stato confermato, che questo immobile alla resa dei conti lo abbiamo pagato tre volte tre nell’arco di 18 anni. E poi non si trova la certificazione.