Due anni or sono, quando per la prima volta coniammo questi appellativi, certo non pensavamo che resistessero tanto a lungo e che fossero pure così calzanti. Le doti (ammesso che di doti si possa parlare) di eterno pompiere dell’uno e di incredibile fabulatore dell’altro erano per la verità note da tempo. Insomma, la classica cinghia di trasmissione cui l’amministrazione sistematicamente ricorre, per poter imporre qualunque nefandezza.
Una conduzione particolare, tutta all’insegna del “non preoccupatevi, tanto non c’è problema” condita dal luccichio di qualche moneta d’oro, elargita sempre al momento opportuno per gabbare il malcapitato di turno, magari “premiare” ma solo momentaneamente qualcuno e manco a dirlo a spese di tutto il personale. Conduzione che tuttavia si è rivelata fatale, se si considera la totale insipienza delle comparse nel Lazio. Un vero e proprio muro di gomma, che da alcuni anni stringe i colleghi in una morsa, come se nella regione non si potesse fare altro.
La cosa più inaccettabile e che abbiamo particolarmente sofferto è stata infatti proprio questa: mentre a livello nazionale si indicevano varie iniziative unitarie con risultati più che soddisfacenti, in via Borsi accadeva l’esatto contrario, con il totale appiattimento di CGIL e CISAL ai voleri di CISL e UIL. Una indecenza. A conti fatti possiamo affermare che se la direzione regionale non avesse avuto il supporto dei collaborazionisti sempre disponibili ed il silenzio connivente delle comparse, oggi non ci ritroveremmo in questa situazione veramente squallida.
Della cosa si devono essere accorti pure alla Funzione Pubblica, se è vero come è vero che la CGIL regionale dalla scorsa estate risulta di fatto commissariata, mentre della CISAL si sono ormai perse le tracce da quando si è trasferita nelle stanze immediatamente adiacenti al potere. Entrambe sono ridotte a svolgere lo stesso misero compitino: controfirmare tutto quello che viene loro propinato (e manca giusto la carta igienica) su pressioni più o meno velate di CISL e UIL.
Prendiamo finalmente atto che questi signori non hanno a cuore né gli interessi del personale né tanto meno quelli dell’utenza, limitandosi ad attaccare l’asino dove vuole il padrone, nella fattispecie la nuova zarina.
I risultati di questo indegno comportamento sono oggi sotto gli occhi di tutti ed il completo fallimento delle politiche di smantellamento sono testimoniate dalla valanga di segnalazioni e da documenti inoppugnabili consegnati alla direzione. Ma sono gli stessi utenti del Lazio a suffragare questo fallimento annunciato e tuttora in fase sperimentale, prima portato avanti pervicacemente e decantato dopo senza alcuna vergogna dal gatto, dalla volpe e dalle comparse.
Noi non siamo perfetti, né abbiamo la verità in tasca. A volte non siamo riusciti a raggiungere i risultati che ci proponevamo, ma li abbiamo sempre indicati in maniera trasparente, alla luce del sole. Soprattutto non vendiamo tappeti, non promettiamo posizioni organizzative, non prendiamo per i fondelli molti colleghi ventilando di sistemare i figli interinali, non obblighiamo nessuno a deleghe da sottoscrivere coi ricorsi, non ci inventiamo indennità da assegnare a qualcuno, non intaschiamo polizze assicurative, non stipuliamo incredibili convenzioni con agenzie immobiliari, non siamo niente di tutto questo... Noi siamo l’alternativa.