Con la nota 157 del MEF del 27 dicembre, il governo annuncia che il blocco delle retribuzioni, prolungato fino al 31/12/2013 con il DPR n. 122 del 4 settembre 2013, influisce anche sugli aumenti stipendiali già percepiti per la maturazione dello scatto di anzianità, in base all'accordo del 12 dicembre 2012. Ciò significa che chi ha cominciato a percepire l'aumento stipendiale nel 2013, dovrà restituirlo, con rate mensili di 150 Euro, a partire dallo stipendio di gennaio. Leggendo la notizia chiunque resta incredulo. Si tratta a tutti gli effetti di un'azione retroattiva che annulla sia un accordo già siglato tra governo e sindacati, sia gli effetti già scaturiti per migliaia di lavoratori della scuola. Infatti la restituzione dello scatto di anzianità (per chi lo maturava nel 2011), è stato pagato con un prezzo altissimo: i lavoratori della scuola hanno dovuto rinunciare ad oltre il 40% del proprio fondo d'Istituto e, quindi, del salario accessorio, con tutto ciò che ne è conseguito in tema di tagli alle attività delle scuole. In pratica, lo scatto stipendiale ce l'eravamo pagato con i nostri soldi. Parliamo di aumenti retributivi che, arrivati con oltre un anno di ritardo, sono già stati “mangiati” dall'aumento del costo della vita, delle bollette e delle tariffe. Inoltre, sottrarre dai nostri magri stipendi ben 150 euro al mese, metterà nei guai chiunque faccia affidamento sul proprio stipendio per pagare i costi di un'abitazione o le necessità della propria famiglia. A questo punto, un governo che non avesse in animo la sola intenzione di frodare il prossimo, dovrebbe immediatamente restituire i fondi sottratti lo scorso anno per la retribuzione dello scatto. Ci chiediamo come si difenderanno ora Cisl, Uil, Snals e Gilda che di quell'accordo si vantarono e ancora si vantano; per difendere qualche residuo di dignità dovrebbero richiedere l'immediata restituzione dei fondi sottratti al salario accessorio. Come reagirà poi la Flc che lo scorso novembre considerava una conquista essere tornata a scioperare con quegli stessi sindacati che avevano svenduto la categoria? Lo stato, se per stato si intende quello espresso dal governo imposto dalla troika, perde l'ultima parvenza di credibilità ed autorevolezza. Il messaggio è chiaro: non si può avere nessuna fiducia nel rispetto dei patti e, anche quando questi trovano esecuzione, lo stato può cambiare idea, sottraendo con la forza quanto ci spetta di diritto. A questo punto è necessario che siano i lavoratori della scuola a difendere la dignità dello Stato, quello espresso dai tanti milioni di cittadini che lavorano e vivono di stipendio e pensione, cambiando idea a loro volta e mettendo in piedi una mobilitazione così forte e dura da sconsigliare al governo di proseguire con comportamenti truffaldini e criminosi. QUALCUNO E' ENTRATO IN CASA NOSTRA E CI HA DERUBATO E' ORA DI REAGIRE!
Aderente
alla FSM