Il transitante amministratore delegato Strisciuglio ha salutate/i le/i ferroviere/i di RFI con il solito appellativo: “care colleghe e cari colleghi”, forse sapendo che ognuna/o di queste/i, se avessero potuto rispondere di getto, l’avrebbero appellato con ben meno, falsa, cordialità di quanta a loro indirizzata dal milionario manager del Gruppo FSI. Ne avrebbero avuta piena ragione, a fronte degli obiettivi raggiunti dall’ex ad RFI, in particolare sulle condizioni di lavoro nell’esercizio ferroviario, dove, a valle di riorganizzazioni improntate allo smantellamento speculativo del potenziale produttivo, si lavora in una specie di giungla normativa in cui la gestione operativa delle aziende, mentre non riesce a far fronte agli impegni di servizio, fa strame dei diritti e delle tutele contrattuali di lavoratrici e lavoratori, moltiplicando i fattori di rischio per la loro salute e sicurezza, spremendoli all’osso con orari e ritmi di lavoro insostenibili, a salari stracciati.
A supporto strategico della strabordante, ipocrita, strafottenza del management ferroviario (quello della “panchina corta” del Donnarumma), troviamo una compagine sindacale, all’oggi, post unitaria ma ancora interamente concepita come soggetto notarile delle politiche speculative societarie e, sostanzialmente, distaccata dalla base delle/i rappresentate/i.
Piena conferma di ciò si rileva nella gestione del negoziato per i rinnovi contrattuali in corso, di cui non sono date sapere coordinate e rivendicazioni su elementi centrali come orario di lavoro e parte economica e verso la quale, a buona ragione, ferroviere e ferrovieri mostrano una sempre più sana insofferenza, insieme a una crescente propensione alla partecipazione diretta all’iniziativa sindacale di alternativa. In questo senso i saluti di Strisciuglio e gli pseudo comunicati dei sindacati firmatari si compongono su un piano di inaccettabile ipocrisia che, soprattutto, lavoratrici e lavoratori dell’esercizio ferroviario, sembra, stiano finalmente mettendo a fuoco e verso il quale si stanno schierando con scioperi e tenuta della mobilitazione generale in tutti i settori: dalla lotta dei manutentori di RFI contro l’accordaccio del 10 gennaio 2024 a quella del personale viaggiante di Trenitalia contro ritmi di lavoro insostenibili, passando per il risveglio di quello di circolazione contro i crescenti carichi di lavoro e responsabilità, crescendo in determinazione e così risvegliando istinti reazionari nelle istituzioni come la commissione di garanzia scioperi, verso i quali risponderemo al livello da questa posto: intanto confermando lo sciopero del 18/19 marzo p.v. per un degno rinnovo contrattuale e a supporto di tutte le vertenze aperte nei vari settori dell’esercizio.
Per tutte e tutti, comunque, si tratta di un quadro rivendicativo in cui salute e sicurezza, riduzione dell’orario di lavoro e incrementi economici sufficienti al recupero dell’erosione del potere d’acquisto, subito negli scorsi decenni di rinnovi contrattuali a perdere, devono essere la base intangibile (dalle “compatibilità” societarie), sui tavoli negoziali in corso.
Al vertice di una sorta di triangolo del pericolo per lavoratrici e lavoratori delle ferrovie, come per tutte e tutti dei blocchi popolari del Paese, va posta la situazione internazionale con il suo portato di guerra imperialista, ormai incombente anche sui Paesi europei.
La realtà di questa nefanda incombenza è già acquisita in un quotidiano di rapporti sociali deteriorati da povertà economica e culturale, dove si regredisce in termini di tutele e diritti universali mentre crescono intollerabili diseguaglianze, iniquità dell’economia pubblica, repressione poliziesca nelle piazze e padronale sui posti di lavoro.
È compito imprescindibile delle lavoratrici, dei lavoratori e delle loro organizzazioni, opporsi fermamente a questa nefasta triangolazione, schierandosi in blocco contro le pretese padronali, la complicità sindacale delle compagini firmatarie e le politiche dell’economia di guerra, di cui questo governo si sta facendo naturale interprete, tra i balbettii degli schieramenti di opposizione parlamentare.
No all’economia di guerra! Abbassare le armi! Alzare stipendi e salari!
Sabato 15 marzo ’25 ore 15:00 - appuntamento a Roma – Piazza Barberini