Una magnifica manifestazione ha attraversato il centro di Bologna, in migliaia hanno attraversato la “zona rossa” di Piazza Nettuno, Via Rizzoli, Via Zamboni, dopo aver superato uno spropositato ed assurdo sbarramento di polizia e carabinieri che circondava piazza del Nettuno. Un bellissimo corteo aperto da uno striscione con su scritto “libertà di lotta”.
Contro una ordinanza anticostituzionale è stata imposta la libertà e la democrazia al Prefetto ed al Sindaco: con una disobbedienza di massa, fatta da lavoratori, precari, studenti, realtà di lotta e di movimento.
Una ordinanza voluta, nel caso di Bologna, non solo dal Governo nazionale e dal Ministro Maroni ma anche dai governi cittadini (Cofferati per il Comune e Draghetti per la Provincia).
Ricordiamo che la manifestazione è stata fortemente voluta e lanciata da oltre 100 tra lavoratrici e lavoratori con un appello a non chinare la testa di fronte ai tentati di vietare scioperi, manifestazioni nelle piazze e la democrazia nei luoghi di lavoro.
Nei fatti, tutti quelli che erano in piazza hanno smontato l’ordinanza della Prefettura, con una tracimazione democratica e pacifica, turbata solo da una carica di “alleggerimento” della polizia totalmente ingiustificata.
Se questa è una ordinanza “sperimentale”, oggi è stato sperimentato un fallimento, nella sua ingestibilità: non si può vietare per legge, di manifestare e di scioperare a chi sta subendo gli effetti di una crisi devastante, sia per chi lavora in fabbrica, nei servizi pubblici o si trova nella condizione di precario o disoccupato.
La riuscita di questa giornata e la partecipazione di massa, nonostante i divieti, deve far riflettere a fondo partiti di centro sinistra che pensano che con queste disposizioni muscolari si possa imbavagliare la voce dei lavoratori e dei movimenti.
Sabato prossimo saremo in tanti a Roma, dove la Questura della capitale ha autorizzato la manifestazione nazionale, promossa dal Patto di Base (CUB-Cobas-SdL), nonostante il Protocollo anti-manifestazione firmato da CGIL-CISL-UIL e Prefettura.
RdB CUB Bologna
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22 marzo 2009 - Corriere di Bologna
Faccia a faccia Polizia e carabinieri fronteggiano i dimostranti. Nel tondo, il corteo in via Rizzoli. Esultano gli organizzatori. Imposta la democrazia alle autorità di Bologna. Avanti fino al ritiro di questa ordinanza
Caos al corteo anti-prefetto Forzato il divieto di sfilare
Mille alla manifestazione delle Rdb. Centro in tilt. Tensione tra i dimostranti e le forze dell'ordine, manganellate in via Rizzoli. Poi viene permesso il passaggio nelle vie vietate
di Alessandro Mantovani Silvia Saracino
Bologna - La prova di forza è riuscita, i manifestanti non hanno sfondato i cordoni di polizia e carabinieri ma hanno fatto il corteo nelle strade proibite, scavalcando la direttiva Maroni e l'ordinanza del prefetto. Era questo l'obiettivo delle Rdb, dei Cobas e della sinistra antagonista e radicale, da «Bologna città libera» a Crash e agli altri centri sociali, dai ragazzotti in nero dietro lo striscione dell'Assemblea antifascista a quelli rumorosissimi in giallo della Terroni band, che hanno fatto impazzire la polizia spuntando sempre alle sue spalle. Dopo due ore e mezzo di fronteggiamenti in piazza del Nettuno e qualche manganellata in via Rizzoli, hanno sfilato contenti e soddisfatti fino alle Due Torri e in via Zamboni, per sciogliersi in piazza Verdi. Erano un migliaio, 2000 per gli organizzatori e 7-800 per la Questura. Mettevano in conto anche le denunce che ora arriveranno, come sono arrivate a Valerio Monteventi e agli altri di «Bologna città libera» che da due settimane protestano di sabato in piazza Maggiore contro l'ordinanza prefettizia. E ora attendono il Tar, davanti al quale hanno impugnato il provvedimento.
Alle 15.30 al Nettuno erano in trecento, il vicequestore vicario Sergio Bracco ha chiesto subito di sgomberare e Massimo Betti, leader Rdb, ha risposto picche. «Non abbiamo paura», diceva al megafono il responsabile dei sindacati di base che avevano promosso l'iniziativa «per le libertà democratiche» con un appello firmato da cento lavoratori. Poi è cominciato il giochino dei fronteggiamenti con la polizia, guidato e gestito dallo stesso Betti con Monteventi, Serafino D'Onofrio e ad altri volti noti, come l'ex segretario del Prc Tiziano Loreti oggi candidato in Provincia per «Terre libere» e il consigliere provinciale Sergio Spina, tutti intenzionati — come la polizia — a evitare scontri. Le forze dell'ordine li hanno bloccati per due volte, prima su via Rizzoli e poi verso piazza Maggiore. Alle 17 il nuovo tentativo, pacifico, di passare. E mentre il grosso dei manifestanti era faccia a faccia con la polizia, piccoli gruppi sono spuntati in via Rizzoli passando da Sala Borsa e da Palazzo Re Enzo: in testa i rumorosi giovani con i tamburi, le magliette gialle e la scritta «100% terrone». La situazione è diventata ingestibile, i vigili hanno chiuso al traffico la «T» paralizzando le strade attorno. A quel punto è volata qualche manganellata: i carabinieri hanno respinto uno dei ragazzi in giallo, un gruppo di manifestanti ha temuto il peggio e si è mosso come per attaccare, ma i militari hanno retto. Gli agenti erano costretti a rincorrere gruppi di manifestanti che partivano in tutte le direzioni. «È il caos», dicevano per radio i funzionari della Questura. Cori contro Sergio Cofferati e la polizia. Poi il via libera fino alla zona universitaria, la polizia ha chiesto di occupare solo una corsia di via Rizzoli e Betti ci ha provato, ma invano: «Tutti a sinistra, la destra lasciamola al Pd».
Monteventi è raggiante: «Ce l'abbiamo fatta — dichiara —. È stata anche un'iniziativa di comunicazione alla città sull'ordinanza, avanti fino al suo ritiro ». Betti: «Abbiamo imposto la democrazia e la libertà al prefetto, a Cofferati e alla Draghetti ». D'Onofrio: «Per il divieto non si indignano gli intellettuali ma i lavoratori sì». Loreti: «Bologna non è solo il Pd e il centrodestra».
22 marzo 2009 - Il Resto del Carlino
Il corteo proibito
In mille vìolano l'ordinanza
di ENRICO BARBETTI
Bologna - DUE ORE di caos nel cuore della città e un migliaio di manifestanti che sfilano per via Rizzoli. Esulta l'antagonismo bolognese perché, alla prova della piazza, la contestata ordinanza che limita cortei e presidi in centro nel fine settimana è stata violata. E, di fronte alla prospettiva di dover sciogliere l'adunata con l'uso della forza e conseguenze imprevedibili, i responsabili dell'ordine pubblico hanno imboccato la strada della trattativa e del buon senso, dopo lunghi minuti di tensione e un tafferuglio senza feriti all'incrocio tra via Rizzoli e via Indipendenza. Per il corteo indetto dai sindacati di base, a cui hanno aderito centri sociali e collettivi, si è aperta infine la strada per piazza Verdi dove, poco dopo le 18, si è conclusa un'altra giornata di passione. Organizzatori, promotori e principali protagonisti della manifestazione clandestina' saranno denunciati per avere violato le prescrizioni della Questura, che nei giorni scorsi aveva offerto ai contestatori un percorso alternativo da piazza San Francesco a piazza Roosevelt, ovvero quella della Prefettura. L'indicazione, peraltro, era stata confermata dal Tar, con la bocciatura del ricorso d'urgenza dei sindacati di base per sospendere il provvedimento del questore. ALLE 15.30, orario d'inizio della disfida, il vicario della questura Sergio Bracco e il dirigente della Digos Vincenzo Ciarambino intimano a Massimo Betti delle Rdb di sciogliere il presidio. A quel punto in piazza Nettuno ci sono circa 300 persone; sui lati di via Rizzoli e piazza Maggiore sono schierati i cordoni di polizia e carabinieri per evitare che si formi un corteo. FRA I MANIFESTANTI spiccano attivisti di Crash, Tpo, Xm24, Vag61, Assemblea antifascita permanente, studenti dell'Onda che distribuiscono adesivi: Oggi io manifesto'; tra i politici sono presenti il candidato sindaco di Bologna città libera' Valerio Monteventi, Tiziano Loreti, Sergio Spina e Serafino D'Onofrio. La tensione sale poco dopo le 16 quando, raccolti dietro lo striscione Libertà di lotta', i rappresentanti delle Rdb marciano verso l'esterno della piazza, fronteggiando per circa mezz'ora le forze dell'ordine su tutti i lati del Nettuno, intonando cori contro la polizia e, come di consueto, contro Cofferati. La situazione sembra tornare entro i limiti di guardia ma, alle 17, lo striscione dei sindacati di base, che viene fatto passare attraverso la Sala Borsa per aggirare il cordone, ricompare in via Rizzoli con un'avanguardia dei manifestanti che organizza un mini-blocco del traffico. Altri antagonisti escono alla spicciolata e la polizia municipale è costretta a chiudere il traffico in tutta la T. Si formano mini cortei che tentato di imboccare via Rizzoli e via Indipendenza; il gruppo dell'Assemblea antifascista si scontra coi carabinieri. Vola qualche manganellata ma nulla più. Le forze dell'ordine riescono infine a riformare due cordoni tra piazza Re Enzo e via Indipendenza, contenendo i manifestanti che nel frattempo sono diventati quasi un migliaio. Il blocco dura circa mezz'ora. Nel frattempo si trova l'accordo per evitare che la situazione degeneri: la Questura concende il deflusso del corteo verso piazza Verdi, dove si giunge dopo un quarto d'ora di marcia. I manifestanti gridano libertà'. PER VALERIO Monteventi «è stata una bellissima giornata di lotta e mobilitazione: vogliamo andare avanti dice finché l'ordinanza non verrà ritirata». Per Serafino D'Onofrio l'accaduto «conferma che il divieto è stupido e inutile». Canta vittoria Massimo Betti, promotore dell'iniziativa: «Abbiamo imposto democrazia e libertà al prefetto, a Cofferati e alla Draghetti. Siamo molto soddisfatti per la grandissima partecipazione che stimiamo in 2.000 persone. E' stata una disobbedienza di massa che non può essere ignorata dalle forze politiche».
22 marzo 2009 - La Repubblica
Pomeriggio di tensione con slogan, striscioni e manganellate. Il questore: ha prevalso il buon senso
In mille all´assalto della zona rossa alla fine il corteo conquista piazza Verdi
di ALESSANDRO CORI
Bologna - ...E alla fine, dopo momenti di tensione, cortei improvvisati e una lunga trattativa con le forze dell´ordine il serpentone di contestatori, un migliaio (con in testa le Rdb) raggiunge piazza Verdi e canta vittoria. L´ordinanza prefettizia, frutto della direttiva Maroni, ieri sembra non aver tenuto. «Abbiamo fatto prevalere il buonsenso, l´ordine pubblico è sempre una cosa molto delicata - dice il questore Luigi Merolla - e ci si deve adattare alle circostanze che si creano sul campo. Questo per il bene di tutti. Dei cittadini, degli operatori di polizia e anche dei manifestanti».
Alle 15,30 quando sotto al Nettuno ci sono circa 300 persone, tra cui i rappresentanti di "Bologna città Libera", i ragazzi dei centri sociali e dell´Onda, le forze dell´ordine presidiano tutti gli ingressi. I manifestanti da lì, in corteo, non si possono muovere. Anche se, di fatto, l´accesso alla piazza non è stato impedito e chiunque può entrare e uscire. La Questura intima agli organizzatori di sciogliere il presidio ma senza successo. Massimo Betti, segretario delle Rdb, annuncia: «Proveremo a raggiungere la Prefettura». La gente aumenta, si forma un corteo. I manifestanti girano intorno al Nettuno con polizia, Digos e carabinieri che di volta in volta li bloccano. La tensione sale. Una quindicina di persone, passando dalla Sala Borsa, sbuca alle spalle del cordone di agenti che protegge il lato davanti all´incrocio della "T", gridando «Vi abbiamo circondato, disperdetevi». I contestatori, uno alla volta, lasciano il Nettuno e piombano in via Rizzoli. Il traffico va in tilt. Polizia e carabinieri cercano di contenere i gruppetti che improvvisano cortei. Davanti al negozio della "Tre" la prima fila dei manifestanti prova a raggiungere via Indipendenza e qui partono le manganellate dei carabinieri. Pochi secondi, nessuno si fa male. Il corteo cambia direzione e punta le Due Torri. Valerio Monteventi e Betti trattano con i funzionari della Questura per arrivare in piazza Verdi. Il «si», alla fine, c´è. «Lotteremo finché l´ordinanza non sarà ritirata», dice Monteventi. L´appuntamento è per il prossimo sabato.
22 marzo 2009 - La Gazzetta di Modena
Tensione in centro a Bologna contro il divieto di cortei
Monteventi: se divento sindaco preservativi a tutti i diciottenni e prevenzione Aids
BOLOGNA - Preservativi gratis (anche a scuola) nei primi 100 giorni di mandato. E un milione di condom distribuiti gratuitamente ogni anno in città. E’ la promessa di Valerio Monteventi, consigliere comunale e candidato sindaco della lista Bologna città libera, che critica aspramente le parole di papa Benedetto XVI sull’uso dei profilattici per combattere l’Aids, nel corso della sua visita pastorale in Africa. «Quello del Vaticano - attacca - è un comportamento che contraddice la sua sbandierata difesa della vita».
E ieri pomeriggio c’è stata tensione nel centro di Bologna per una manifestazione annunciata da giorni proprio contro la direttiva del Ministero dell’Interno, seguita da un’ordinanza prefettizia, che vieta i cortei nel fine settimana in pieno centro. Non ci sono stati scontri ma le forze dell’ordine hanno dovuto fronteggiare il tentativo di formare un corteo dalla zona di piazza Nettuno. Alcuni manifestanti hanno cercato di imboccare via Ugo Bassi e lì c’è stato un contatto con i carabinieri. Poi le forze dell’ordine si sono ritrovate alle spalle quelli che, mischiandosi alle molte persone in centro per lo shopping o la passeggiata, hanno aggirato lo schieramento. La situazione è stata gestita da una parte e dall’altra senza eccessi e i manifestanti sono poi defluiti, con alcuni striscioni, verso la zona universitaria. «In migliaia hanno smontato il divieto di manifestare nel centro di Bologna», ha commentato in serata la Rdb/Cub che aveva promosso l’iniziativa assieme alla lista ‘Bologna città Libera’, a cento lavoratrici e lavoratori che avevano lanciato un appello a «non chinare la testa» e a componenti del movimento studentesco. Secondo la Questura, i manifestanti erano circa 300 nel primo pomeriggio e sono poi aumentati fino a 800-900. Anche nei due sabati precedenti in centro c’erano state manifestazioni di protesta.
21 marzo 2009 - Dire
BOLOGNA. DIRETTIVA MARONI, SCONTRI POLIZIA-MANIFESTANTI
TENSIONE E QUALCHE MANGANELLATA IN PIAZZA NETTUNO
(DIRE) Bologna, 21 mar. - Momenti di tensione e qualche manganellata oggi pomeriggio in pieno centro, a Bologna, per la manifestazione organizzata da sindacati di base e centri sociali contro l'ordinanza della Prefettura e la direttiva Maroni che nel fine settimana vietano presidi e cortei in alcune parti del centro della citta'. Circa 500 persone (300 secondo la Questura) hanno violato il divieto occupando Piazza Del Nettuno, che dal primo pomeriggio era presidiata su ogni lato da un notevole schieramento di Forze dell'ordine. Anche se, di fatto, l'accesso alla piazza non e' stato impedito. Circa tre quarti d'ora dopo le 15 si e' formato un corteo che cercava di uscire da Piazza Del Nettuno dirigendosi verso la "T". Un cordone di Polizia ha bloccato il tentativo e i manifestanti si sono diretti verso via d'Azeglio, bloccati anche in questo caso all'altezza della fontana del Nettuno: prima sul lato destro poi quello sinistro. Gli incidenti si sono verificati quando un gruppetto armato di striscione si e' lanciato piu' rapidamente del solito verso via Indipendenza. Li' la Polizia ha fatto muro con gli scudi, e il parapiglia e' culminato in qualche secondo di manganellate. Momenti piu' ilari in precedenza, quando una quindicina di persone, passando dagli interni di Sala Borsa, erano sbucate alle spalle della polizia nel pieno dell'incrocio della "T" gridando "Vi abbiamo circondato, disperdetevi". Ritornata la calma il grosso dei manifestanti, nel frattempo le presenze erano salite a 2000 secondo i manifestanti (7-800 per la Questura) si e' poi diretta in corteo verso Piazza Verdi. Nelle prime file del corteo il candidato sindaco di Bologna citta' libera Valerio Monteventi, il suo collega a Palazzo D'Accurio Serafino D'Onofrio, il consigliere provinciale Sergio Spina e il candidato alla presidenza della provincia, ex segretario del Prc, Tiziano Loreti. Il segretario del sindacato Rdb Massimo Betti ha promesso che le proteste contro la direttiva Maroni proseguiranno per i prossimi fine settimana.
21 marzo 2009 - Ansa
TENSIONE A BOLOGNA PER TENTATIVO CORTEO CONTRO DIVIETO
(ANSA) - BOLOGNA, 21 MAR - Tensione pomeridiana nel centro di Bologna per una manifestazione annunciata da giorni proprio contro la direttiva del Ministero dell'Interno, seguita da un'ordinanza prefettizia, che vieta i cortei nel fine settimana in alcune zone delle citta'. Non ci sono stati scontri ma le forze dell'ordine hanno dovuto fronteggiare il tentativo di formare un corteo dalla zona della centralissima piazza Nettuno. Alcuni manifestanti hanno cercato di imboccare via Ugo Bassi e li' c'e' stato un contatto con i carabinieri, ma senza problemi gravi. Poi le forze dell'ordine si sono ritrovate alle spalle quelli che, mischiandosi alle molte persone in centro per lo shopping o la passeggiata, hanno aggirato lo schieramento. La situazione e' stata comunque gestita da una parte e dall'altra senza eccessi e i manifestanti sono poi defluiti, con alcuni striscioni, verso la zona universitaria. ''In migliaia hanno smontato il divieto di manifestare nel centro di Bologna'', ha commentato in serata la Rdb/Cub che aveva promosso l'iniziativa assieme alla lista 'Bologna citta' Libera', a cento lavoratrici e lavoratori che avevano lanciato un appello a ''non chinare la testa'' e a componenti del movimento studentesco e della sinistra. Secondo la Questura, i manifestanti erano circa 300 nel primo pomeriggio e sono poi aumentati fino a 800-900. Anche nei due sabati precedenti in centro c'erano state manifestazioni di protesta.
21 marzo 2009 - Liberazione
Ieri manifestazione delle scuole per il tempo pieno
Bologna, sindacati di base in strada contro i divieti
di Benedetta Aledda
Bologna - In 5 mila a Bologna per dire: «No ai tagli. Difendiamo la scuola pubblica». C'era scritto questo, a caratteri cubitali, sullo striscione lungo 200 metri e largo 3 che, visto dall'alto, doveva sembrare proprio un serpentone, specialmente quando è arrivato in piazza Malpighi e ha fatto la curva per tornare indietro. Verso le 17,30 centinaia di mani di genitori, insegnanti e alunni avevano iniziato a srotolarlo sotto le due torri. Poi l'hanno sollevato e gli hanno fatto percorre quel tratto di via Emilia che passa nel cuore della città, prendendo i nomi di via Rizzoli e via Ugo Bassi. All'incrocio con piazza Malpighi, la testa ha fatto retromarcia e, a metà del percorso a ritroso, lo striscione gigante si è infilato in piazza Nettuno, ha raggiunto piazza Maggiore e qui si è disteso per terra, diventando un campo di giochi per i bambini, che ci sono rotolati sopra fino a dopo le 19. Lungo il percorso, ogni tanto, veniva posato a terra, per dare modo alle penne di scriverci un nome o un motto. «Io sono una guerrigliera», ha scritto qualcuna, mentre intorno si fischiava, si lanciavano palloncini, la banda suonava e si scandivano sglogan come «siamo la scuola di qualità ed è per questo che siamo qua». Sono più di 18mila le firme contro il maestro unico e il tempo corto raccolte dall'assemblea genitori e insegnanti delle scuole di Bologna e provincia. Oggi una delegazione, insieme a quelle di tante altre città italiane, le porta a Roma, al ministero della Pubblica istruzione.
Un'altra manifestazione è prevista oggi alle 15,30, sempre sotto la statua del Nettuno, nella piazza che, però, dal sabato pomeriggio alla domenica rientra nella "zona rossa" vietata dal prefetto. In questo caso sono i sindacati di base a dare appuntamento. Rivendicano il diritto a manifestare nelle principali piazze e vie della città. Contestano l'ordinanza entrata in vigore un mese fa applicando «in via sperimentale» la direttiva che il ministro degli Interni emanò dopo le preghiere musulmane nei cortei contro i bombardamenti in Palestina.
RdB, Cobas e Sdl non rinunciano al percorso originario, vietato dalla Questura in base all'ordinanza. Hanno fatto ricorso al Tar in via urgente, ma il tribunale ha respinto la richiesta di sospendere le prescrizioni della Questura per il 21 marzo. Ancora attesa, invece, la pronuncia sulla richiesta di sospendere l'ordinanza del prefetto.
Se la Questura dovesse chiudere preventivamente la piazza, «staremo intorno al cordone e comunicheremo con la citta», ha detto Valerio Monteventi. Il candidato sindaco di Bologna Città Libera, che parteciperà alla manifestazione a titolo personale, e che è già stato denunciato, insieme ad altre 4 persone, per aver manifestato in piazza Maggiore l'8 marzo.
In città si sta formando un collegio di difesa gratuito per assistere chi dovesse essere denunciato per infrazioni alla direttiva Maroni.