Venerdì scorso, 6 maggio nel primo pomeriggio, è continuato il confronto tra Amministrazione e sindacati sugli esiti della fase di valutazione individuale intermedia, alla luce di un dettagliato esame statistico, come era stato garantito dal Direttore Generale qualche settimana fa.
L’assenza al tavolo di Caridi e Tridico non è stato un bel segnale di apertura ma il peggio doveva venire. Il Capo del Personale si è limitato a salutare i convenuti e a lasciare la parola a una collega del ramo statistico-attuariale, per l’illustrazione del complesso documento di analisi pieno di grafici e tabelle nei quali erano chiaramente evidenti tutti i punti di caduta del progetto “pagelline”. Al termine dell’interessante dissertazione sono seguiti i complimenti dell’Amministrazione ai nostri colleghi statistici e, senza alcun auspicabile commento politico, si è data la parola ai sindacati.
Gli interventi di Cisl e Unsa, concilianti ai limiti della subordinazione, hanno chiarito la volontà di mettere la sordina al dibattito e limitarsi a un’analisi tecnica, sorvolando o minimizzando sulle evidenti criticità e rivendicando il buon funzionamento del sistema come da loro previsto. Il delegato Cisl ha avuto la sfacciataggine di rivendicare il fatto che la valutazione intermedia non ha alcun effetto economico né di altro genere, come se questo fornisse alla dirigenza licenza di offendere e mettere brutti voti a casaccio. Con la benedizione e il sigillo di garanzia della Cisl.
Tra reciproche pacche virtuali sulle spalle e battute di dubbio gusto, la delegazione datoriale e le stampelle sindacali già preparavano tarallucci e vino.
Purtroppo per loro, l’intervento della USB ha portato una ventata d’aria fresca sul tavolo e ha scompigliato le carte, facendo andare il boccone di traverso a buona parte dei presenti.
Abbiamo anzitutto denunciato la colpevole assenza dei vertici a un confronto di tale importanza, per poi evidenziare l’inadeguatezza, ai limiti dell’imbarazzante, degli interventi, di parte pubblica e sindacale, che hanno preceduto il nostro.
Abbiamo messo in evidenza come il chiacchiericcio autoincensante e autoreferenziale appena ascoltato suonasse vuoto e beffardo nei loro confronti. Dal documento consegnato ai sindacati emerge, infatti, chiaramente, la differenza tra i pochi lavoratori per cui una bassa valutazione individuale è stata compensata dal maggior peso di quella di gruppo e il numero altissimo di colleghi (oltre il 40%) che ha subito l’effetto opposto.
Rimandando ai nostri precedenti comunicati per una critica più precisa articolata del sistema delle pagelle, evidenziamo solo che la statistica rileva una grandissima variabilità delle medie dei voti - relativi ad abilità e contributo individuale – su base territoriale e di tipologia di struttura.
I coefficienti finali, relativi all’incentivo individuale il primo, e all’alta formazione e alle progressioni di carriera il secondo, sono quindi legati per una componente prevalente alla fortuna di essere assegnati ad una sede con buoni livelli di performance collettiva e per una parte minore all’arbitrio di una dirigenza in larga parte inadeguata, che si abbandona talvolta a vendette personali e non si fa scrupolo di oltraggiare i pensionandi per dimostrare la capacità di differenziare. Tra i tanti in buona fede, ci sarà comunque chi tende ad elevare e chi ad abbassare i voti, senza dimenticare l’inaccettabile tendenza a riprodurre la gerarchia nella valutazione.
Anche la manfrina di sostenere che la valutazione debba essere più bassa nella fase intermedia è penosa, come se ad ogni inizio d’anno i lavoratori divenissero più stupidi e lavativi per migliorare da luglio in avanti, in una perenne oscillazione.
Tutto ciò sarebbe solo ridicolo se non portasse ad effetti nefasti sulla dignità dei lavoratori, avvelenando il clima nelle sedi e ponendo cupe ombre sui futuri sviluppi di carriera di molti.
L’intervento della USB ha determinato una svolta nei toni e nei contenuti della discussione e potrebbe non essere casuale che i successivi interventi di CGIL e UIL, compagni di cordata nella firma dell’indecente integrativo 2020-21, siano stati meno concilianti di chi li aveva preceduti e abbiano avanzato qualche pur tiepida critica.
La delegazione USB era composta anche da due lavoratori, mansionisti, in rappresentanza delle migliaia di colleghi ingiustamente mortificati da pagelle oltraggiose con voti assegnati arbitrariamente. In chiusura di incontro, una di loro, una lavoratrice di Piacenza, ha portato al tavolo la sua diretta testimonianza delle ingiustizie e mortificazioni subite e dell’ostinazione del direttore nel reiterare comportamenti vessatori. Purtroppo, il capo del personale, che ci è parso infastidito dall’intervento, ha lasciato la riunione prima che fosse terminato per non meglio precisati altri impegni. USB, alla luce della malagestione delle procedure di valutazione individuale e dell’ostinazione a mantenere posizioni inaccettabili, chiede la rimozione del direttore di Piacenza per manifesta inadeguatezza al ruolo.
La vertenza pagelle non finisce qui. Entro giugno arriveranno quelle definitive 2021, i cui effetti potranno essere ancora più dolorosi. Intanto siamo già ad un terzo del 2022 e non ci risulta che ai lavoratori sia stato assegnato uno straccio di obiettivo individuale. Quali abilità e contributi ci si aspetta da ognuno di noi? E’ evidente l’intento di procedere con la più totale arbitrarietà, con il beneplacito e le rivendicazioni di buon lavoro dei firmatari del contratto integrativo. I colleghi sanno chi ringraziare.
Siamo consapevoli che, purtroppo e per responsabilità dei soliti noti, la valutazione individuale è prevista per legge e per contratto. Tempi e modi per farla non sono però stabiliti dalla legge e qui all’Inps sono stati scelti i peggiori. Chiameremo presto di nuovo i lavoratori alla mobilitazione contro questo scempio, non solo per protestare ma anche per proporre un sistema diverso e migliore.