In medicina c’è una massima: dice che tutto ciò che è inutile, è dannoso. Sta diventando il caso del Ministro della salute Schillaci, che passa da una doccia fredda all’altra, in un susseguirsi di previsioni ottimistiche su quanto destinato alla sanità pubblica e smentite clamorose sulla reale entità delle cifre messe a disposizione.
Altro che i quasi cinque miliardi di aumento fatti filtrare ad arte dal Governo e sbandierati ai quattro venti, per il 2025 l’incremento reale del finanziamento del Fondo sanitario nazionale sarà di soli 900 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti il miliardo e poco più già stanziato dalla precedente legge di bilancio. I restanti 3 miliardi rimangono nel libro dei sogni del Ministro e sono destinati ad apparire, forse, solo nel 2026, sempre che a quella data esista ancora una sanità pubblica, perché gran parte di queste risorse saranno in realtà destinate al rinnovo delle convenzioni con la sanità privata.
In questa Legge di Bilancio non c’è nulla che rafforzi la sanità pubblica: nessuna risposta alla crisi senza precedenti del personale sanitario, nessun intervento per recuperare gli oltre 4,5 milioni di cittadini che non hanno accesso alle cure per problemi economici, ne’ quelli in costante crescita, 5% solo nell’ultimo anno, obbligati a pagare di tasca propria, a fronte di una spesa pubblica che rimane tra le più basse d’Europa.
Addio al piano straordinario di assunzioni del Ministro Schillaci, 10 mila medici e 20 mila Infermieri, già ampiamente insufficiente, e alla stabilizzazione del precariato largamente diffusa in sanità, soprattutto al centro-sud.
La percentuale del PIL destinata alla sanità rimane inchiodata al 6,4% per il 2025 per poi ridursi fino al 6,2% nel 2027 così segnando una ulteriore diminuzione anche rispetto al periodo pre pandemico(6,5% nel 2019).
La tanto ostentata tassazione sugli extra profitti delle banche, 3,5 miliardi previsti in due anni con i quali si sarebbe dovuta finanziare la sanità, si è rivelata l’ennesimo bluff. Non di tassa si tratta ma di un anticipo di cassa, un prestito in parole povere, che andrà restituito e che comunque non avrà effetti per il 2025. L’ennesima dimostrazione di quanto questo Governo sia forte con i deboli e debole e accomodante con i forti.
A tutto questo si aggiunge la partita che si sta giocando all’ ARAN per il rinnovo del CCNL del Pubblico Impiego. Non ci sono soldi, non ci sono risorse aggiuntive a quelle misere già sul piatto che riducono il potere d’acquisto degli stipendi del 10% e che gran parte delle lavoratrici e dei lavoratori rifiutano.
USB PI ha proclamato per il 31 ottobre lo SCIOPERO GENERALE di categoria. Per un contratto con aumenti veri, per le assunzioni e la stabilizzazione dei precari, per il potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale invitiamo alla massima adesione allo sciopero e a partecipare alla manifestazione nazionale che si terrà a Roma dalle 10.30 a Piazza Vidoni, sotto al ministero della Funzione Pubblica.
USB PUBBLICO IMPIEGO SANITÀ