Sono passati sei mesi da quel lontano 14 maggio trascorso nel centro storico di Roma in piazza Farnese insieme a centinaia e centinaia di lavoratori da sempre discriminati delle aree A e B. Sei mesi di lotta incessante su altri versanti, pure di fondamentale importanza, che tuttavia non ci hanno fatto certo dimenticare, se mai dentro hanno rinforzato, le legittime istanze degli ultimi e dei penultimi. Istanze che dal 5 agosto scorso hanno trovato uno sbocco logico e naturale nel documento degli “Irregolari” di Monteverde (vedi allegato), con cui dapprima si proclama la mobilitazione e successivamente si indicano le modalità operative.
Lo stato di agitazione del personale interessato nell’area metropolitana romana parte a macchia di leopardo, con le richieste (entrambe localmente inevase) di certificazione delle mansioni svolte e di attribuzione dei compiti, delle attività e delle funzioni da svolgere.
Queste sacrosante rivendicazioni vengono sostenute con apposite petizioni, in segno di solidarietà, anche dai dipendenti dell’area C. Ma evidentemente non basta.
Ed è allora che un pugno di coraggiosi colleghi dell’area A decide di astenersi a tappeto dalla esecuzione di attività che comunque non rientrano fra quelle che sono formalmente descritte nel contratto collettivo nazionale di lavoro vigente.
Mancano pochi giorni al Ferragosto ed i venditori di tappeti (senza offesa) sono tutti al mare. Tutti tranne uno che, non a caso, contatta gli irriducibili Irregolari per ricondurli a suo dire sulla retta via. Prima blandendoli con le promesse, poi ventilando le inevitabili ripercussioni sulle loro possibilità di carriera. Per un A1! Il misero tentativo fallisce, tocca ora alla dirigente della Filiale provarci, perché devono risolvere in fretta prima che diventi un problema per l’amministrazione.
Ed infatti il 19 agosto i magnifici 7 vengono convocati d’urgenza scavalcando la RSU e le OO.SS., ma grazie all’intervento immediato della USB anche il secondo tentativo svanisce. Al termine dell’incontro si ribadisce che i lavoratori dell’area A si asterranno da qualsiasi attività che non sia contemplata dalla normativa e dunque ciascuno si atterrà scrupolosamente alle proprie mansioni: un esempio.
Nel frattempo, la piattaforma USB Pubblico Impiego per il rinnovo dei contratti collettivi dei lavoratori delle aree professionali viene depositata (e protocollata) all’ARAN il 10 ottobre scorso nel corso di una grande manifestazione.
Il sistema di classificazione del personale prevede espressamente la costituzione dell’area unica professionale, che di fatto corrisponde all’area più elevata di ogni singolo comparto di contrattazione secondo il principio parità di lavoro parità di salario, mentre gli oneri necessari devono essere a totale carico dell’amministrazione. Rammentiamo infine che subito dopo la questione degli esuberi di una indubbia rilevanza la USB ha posto tra le sue priorità il problema di reperire con urgenza le risorse per quelli che guadagnano meno di tutti e di elevare le retribuzioni, mentre l’attenzione degli altri è ancora focalizzata sulle posizioni organizzative.
Ma adesso c’è bisogno che dall’intera regione i lavoratori dell’area A si facciano sentire a gran voce e alle parole possano seguire i fatti, se non vogliono essere ancora discriminati e presi per i fondelli da una amministrazione che continua a sfruttarli, impunemente.
Non resta perciò che seguire l’esempio di Monteverde.