La seconda Assemblea Nazionale indetta dalla CUB, dalla Confederazione COBAS e da SDL Intercategoriale, che ha approvato il 7 febbraio l’evoluzione del Patto di Consultazione tra le tre organizzazioni in Patto di Base, ha lanciato due grandi mobilitazioni a carattere nazionale per approfondire ed estendere la battaglia contro i poteri economici e politici che vogliono far pagare la crisi ai salariati, ai giovani, ai settori popolari.
Chiamiamo ad una manifestazione nazionale (28 marzo) e ad uno sciopero generale e generalizzato con manifestazioni regionali (23 aprile) sulla base della seguente “Piattaforma contro la crisi” approvata nell’Assemblea:
1) blocco dei licenziamenti;
2) riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario;
3) aumenti consistenti di salari e pensioni, introduzione di un reddito minimo garantito per chi non ha lavoro;
4) aggancio dei salari e pensioni al reale costo della vita;
5) cassa integrazione almeno all’80% del salario per tutti i lavoratori/trici, precari compresi, continuità del reddito per i lavoratori “atipici”, con mantenimento del permesso di soggiorno per gli immigrati/e;
6) nuova occupazione mediante un Piano straordinario per lo sviluppo di energie rinnovabili ed ecocompatibili, promuovendo il risparmio energetico e il riassetto idrogeologico del territorio, rifiutando il nucleare e diminuendo le emissioni di CO2;
7) piano di massicci investimenti per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e delle scuole, sanzioni penali per gli omicidi sul lavoro e gli infortuni gravi;
8) eliminazione della precarietà lavorativa attraverso l’assunzione a tempo indeterminato dei precari e la re-internalizzazione dei servizi;
9) piano straordinario di investimenti pubblici per il reperimento di un milione di alloggi popolari, tramite utilizzo di case sfitte e mediante recupero, ristrutturazione e requisizioni del patrimonio immobiliare esistente; blocco degli sfratti, canone sociale per i bassi redditi;
10) diritto di uscita immediata per gli iscritti/e ai fondi-pensione chiusi.
E’ decisivo che, oltre a vivere nelle due occasioni nazionali di lotta citate, questi temi suscitino grandi campagne di mobilitazione, durature nel tempo e incisive, che pervadano ogni territorio e luogo di lavoro, impiantando su di esse vaste alleanze dei movimenti sociali e delle strutture sindacali e associative, puntando su scadenze nazionali di scioperi e manifestazioni di piazza, e al contempo su vertenze territoriali e iniziative decentrate a livelli locali e di posti di lavoro.
Abbiamo scelto la data del 28 marzo per una manifestazione nazionale a Roma perché, lì ed allora, si riuniranno i ministri del welfare del G14 per ripresentare le ricette che hanno portato alla crisi e all’immiserimento popolare, per scaricarne ancor più i costi sui salari, l’occupazione, le pensioni, i tagli ai servizi sociali e ai beni comuni, la pressione fiscale.
Vogliamo dunque chiamare tutti i lavoratori/trici, le forze sociali, i movimenti di lotta contro la crisi e la devastazione ambientale, gli studenti e tutti/e coloro che si battono contro il tentativo del capitalismo di uscire indenne dalla crisi, colpendo di nuovi i ceti popolari, a essere in piazza con noi a Roma.
Analoghe impostazioni e alleanze vogliamo realizzare nel secondo grande impegno assunto nell’Assemblea del Patto: lo sciopero generale del 23 aprile, con manifestazioni regionali. Se le manifestazioni nazionali hanno il pregio di rendere evidente la notevole quantità di persone che condividono la nostra piattaforma – come è avvenuto il 17 ottobre – è però necessario effettuare anche iniziative di sciopero che nei luoghi di lavoro blocchino la produzione e ogni attività sul territorio, per dare forza alla Piattaforma e cercare di vincere almeno su alcuni punti di essa, ripetendo quanto accaduto con il tentativo di far passare il TFR ai Fondi pensione che abbiamo contribuito, in maniera determinante, a bloccare. Anche in questa occasione dobbiamo coinvolgere il più vasto movimento sociale, trovando forme sempre più incisive di generalizzazione dello sciopero, che diano protagonismo anche a settori sociali non assimilabili nel classico lavoro salariale relativamente stabile.
Riteniamo però fondamentale che tali scadenze vengano preparate a livello territoriale da una vasta gamma di iniziative durante il mese di marzo, basate sui vari punti della piattaforma e da realizzare davanti a sedi politiche, padronali, istituzionali, con forme quanto più possibile coinvolgenti, visibili, incisive. A tal fine invitiamo tutte le sedi territoriali delle organizzazioni del Patto a dar vita ad assemblee regionali e cittadine - da gestire con tutte le forze sociali e di movimento interessate alla Piattaforma e al conflitto contro i responsabili della crisi - che abbiano come obiettivo la promozione delle iniziative locali e la preparazione delle due iniziative nazionali.
Al fine di garantire la più ampia partecipazione e il successo delle iniziative - per costruire insieme il percorso che ci porta alla manifestazione del 28 marzo e allo sciopero del 23 aprile - proponiamo alle realtà sociali e ai movimenti in lotta contro la crisi che condividono l'impostazione della Piattaforma del Patto di Base, un incontro nazionale per sabato 28 febbraio a Roma.
Cub - Confederazione Cobas - SdL intercategoriale
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20 febbraio 2009 - Il Manifesto
SINDACATI DI BASE
Sciopero generale e manifestazione contro la crisi
Una manifestazione nazionale (il 28 marzo a Roma) e uno sciopero generale (il 23 aprile) contro la crisi. Due date, e una piattaforma lunga, 'bella e impossibile'. E' la mobilitazione dei sindacati di base, le tre sigle Cub, Cobas e Sdl, che ormai da mesi hanno intrapreso la sfida dell'unità e che nell'assemblea nazionale del 7 febbraio scorso hanno trasformato il loro «patto di consultazione» in un «patto di base».
Due date (il 28 marzo la manifestazione e il 23 aprile lo sciopero) perchè l'idea è quella di una manifestazione «di opposizione sociale, di carattere più complessivo, in cui tirare dentro tutte le realtà sociali e di movimento» - in coincidenza tra l'altro con il vertice dei ministri del lavoro e del welfare del G14 che si terrà sempre il 28 marzo a Roma - e poi, il 23 aprile, lo sciopero generale. Sulla base della «piattaforma contro la crisi» approvata dall'assemblea del 7 febbraio, «per approfondire e estendere la battaglia contro contro i poteri economici e politici che vogliono far pagare la crisi a salariati, giovani e ai settori popolari», scrivono i tre sindacati sul volantino. Dieci punti, in cui si chiede il blocco dei licenziamenti nei luoghi di lavoro; la riduzione dell'orario a parità di salario; aumenti di salario e pensioni e introduzione di un reddito minimo garantito per chi non ha un lavoro; scala mobile per salari e pensioni; cassa integrazione all'80% del salario anche per i precari, continuità di reddito per gli «atipici» e mantenimento del permesso di soggiorno per gli immigrati; l'assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari; tre piani straordinari di investimento per creare nuova occupazione, infine, attraverso lo sviluppo di energie rinnovabili, la messa in sicurezza di scuole e luoghi di lavoro, e il recupero di case sfitte da destinare all'emergenza abitativa.
Il consueto elenco della 'vogliamo tutto' (senza però ottenere nulla)? «Domanda giusta», risponde Piero Bernocchi, storico leader dei Cobas, «e in altri tempi anche io avrei pensato ad una sorta di utopia, ma oggi vogliamo essere realisticamente utopici». E invece? «Invece oggi succede di tutto e siccome la crisi è globale abbiamo voluto impostare una piattaforma globale, per indicare una via d'uscita complessiva e a tutto campo dalla crisi». La piattaforma sindacale è grossomodo quella di sempre, spiega Bernocchi, con qualche novità interessante, come il superamento della storica contrapposizione tra «lavoristi» e «redditisti» (superamento per sommatoria, va detto), con un piano che presuppone investimenti per l'occupazione.
Poi, certo, ci sono i rapporti di forza. «Se la domanda è se gli attuali rapporti di forza permetteranno di vincere la battaglia, la risposta è 'no', ma è bene ricordare che ciò che sei anni fa sembrava impensabile, oggi è all'ordine del giorno», dice Bernocchi. Che conclude: «La situazione è inesplorata, i rapporti di forza chissà, quel che è certo è che vale la pena osare».(s.f.)