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Lazio

MONTEVERDE VINCE

Roma,

Comunicato n. 22/12

La coscienza prevale sulle “motivazioni” addotte dalla produttività a tutti i costi e sui soliti beceri ordini da eseguire pedissequamente, tramite circolari cogenti. Potremmo così riassumere il fulgido esempio dato dalla piccola grande Camelot di Monteverde, che ora si estende dalla zona sud ovest all’intera area romana.

Con buona pace di una Fata Nocciola nervosa, infastidita ed in palese difficoltà (“Non sono solita fare tutte queste riunioni sindacali”), la sperimentazione nella sperimentazione viene definitivamente respinta. Insomma, vincono le persone.

Quello che maggiormente colpisce resta però lo stupore manifestato dalla Fata Nocciola, sorpresa dai resoconti di ciò che accade ogni giorno allo sportello, dal fuoco di fila delle richieste inevase, dalle oggettive rivendicazioni del personale. Il che testimonia, una volta di più, la distanza siderale esistente tra i dirigenti e la base, accusata peraltro di “non aver letto o compreso le nuove disposizioni”.

Ma la RSU si dimostra ferma e non raccoglie le provocazioni, perfino quella che riguarda la legittimità delle assemblee regolarmente indette (“Quante persone hanno partecipato?”), ribattendo punto su punto compostamente a chi prova a colpevolizzare l’agenzia di “non aver fatto granché” e quindi non si può partire.

Sfascio dopo sfascio, per andare dove: forse verso la previdenza complementare?

Il tentativo di sminuire la portata del risultato raggiunto dai lavoratori è palese (“Non è possibile avviare la sperimentazione perché non c’è stata formazione”) come se altrove fosse stato avviato, appena una settimana prima, chissà quale fantasmagorico progetto formativo, che possa giustificare questa nuova idiozia.

Si sperticano i delegati di Monteverde per riportare sulla terra la dirigente della Filiale illustrandole con certosina pazienza le varie problematiche insorte grazie alle precedenti demenziali Linee guida (tre edizioni rivedute e corrette in poco più di nove mesi), a cominciare dagli adempimenti svolti in sede dal personale discriminato delle aree A e B, che l’amministrazione ha deciso di abbandonare al proprio destino, nonostante arrivi quasi a rappresentare il 30% dell’organico.

Atti formali organizzativi interni richiesti a gran voce dalla RSU sui quali la Fata Nocciola stranamente glissa sorvolando pure sulle garanzie per cittadini utenti. Non male a questo proposito l’affermazione su misture ed ingredienti vari della pozione da somministrare quotidianamente ai villici: “Nel ciambellone noi non sappiamo che metterci, per questo andiamo avanti per tentativi”. Più sincera di così!

Insomma un intruglio dietro l’altro, tanto… “i passaggi sono stati  fatti”. Non resta che chiedere un doveroso verbale perché resti una traccia di quanto accaduto ed evitare che tutto finisca, come sempre, nel dimenticatoio o che si possano addirittura propinare menzogne sulla perfetta riuscita dell’operazione.

La USB formalizza pertanto la propria posizione nel merito e ne consegna copia a tutti gli intervenuti (vedi nota allegata) rilevando, peraltro, come ben tre sedi su quattro hanno rigettato l’avvio anticipato della sperimentazione nella Filiale, stigmatizzando il comportamento ancora oggi reticente del comitato provinciale (ma perché non prendono esempio da Pordenone?) ed invitando la dirigente in carriera ad astenersi da qualsivoglia tentazione d’imporre disposizioni contro la volontà dei lavoratori.

E adesso, non ci resta che seguire l’esempio di Camelot.