Non si ferma la strage del caldo: martedì 25 luglio ha perso la vita in Sardegna un operaio antincendio di 55 anni, Gianfranco Incollu, che lavorava con contratto semestrale per l’agenzia regionale Forestas. Era impegnato sul fronte dell’incendio divampato nelle campagne di Jertzu, dove le temperature hanno raggiunto i 48 gradi: è morto di lavoro, da precario assunto solo per l’emergenza incendi.
Il caldo rappresenta un fattore di rischio più che concreto, ma secondo la cultura padronale del nostro Paese per il profitto è concesso mettere a rischio la vita delle persone. Quanto emerge dalla morte di Naceur Messaoudi, il bracciante stroncato dal caldo mercoledì 19 mentre raccoglieva cocomeri per 1 centesimo al kilo nelle campagne di Montalto di Castro, ci parla di una vera e propria strage degli sfruttati.
Nacer, 57 anni, da 30 in Italia con regolare permesso, era stato assunto in nero dal padroncino di turno, che ha deciso di portare egli stesso l’uomo al pronto soccorso, negando però che lavorasse per lui e sostenendo di “averlo trovato per strada”. Nessuno dei sei braccianti presenti, secondo quanto riportato da Fanpage, aveva un regolare contratto di lavoro e tutti erano costretti in una situazione di altissimo rischio, viste le temperature estreme nelle campagne.
USB e Rete Iside hanno promosso una legge di iniziativa popolare per introdurre il reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro: a nostro avviso avrebbe un effetto pratico immediato di deterrenza contro chi mette a rischio la vita di lavoratori e lavoratrici. Siamo convinti che quanto messo in campo dal governo fin ora sia assolutamente insufficiente, USB ha avuto modo di denunciarlo anche ai tavoli ministeriali: cassa integrazione e protocollo non bastano. Per questo ricordiamo che USB ha messo a disposizione un pacchetto di 16 ore di sciopero da utilizzare in caso di condizioni di lavoro esposte a temperature estreme.
Unione Sindacale di Base
Rete Iside