Centinaia di persone lasciate morire annegate, senza soccorso, nel Mediterraneo. Ancora una volta. Perché il governo Draghi, in perfetta continuità con quelli di Conte, Gentiloni, Renzi, Letta, Monti e Berlusconi, affronta l’incessante migrazione dall’Africa verso l’Italia e l’Europa come un problema di sicurezza nazionale, quindi come un pericolo da azzerare, nemici da respingere.
Si spiega così la rinnovata connivenza con il regime criminale libico, sancita dagli accordi stretti dal nuovo governo fantoccio libico con l’uomo dell’Unione Europea, il Presidente del Consiglio Draghi, che proprio la Libia ha scelto come scenario della sua prima uscita internazionale. Il risultato è che mentre le stragi nel Mediterraneo si succedono senza tregua, le nazioni coinvolte non si scomodano nemmeno più a rispondere ai disperati sos lanciati dai migranti in pericolo.
Le responsabilità politiche e materiali sono tutte dell’Unione Europea e dell’Italia, accuse sottoscritte anche dall’ONU con la nota congiunta dell’OIM e dell’UNHCR che “ribadiscono il loro appello alla comunità internazionale affinché vengano prese misure urgenti per porre fine alla perdita di vite umane in mare. Queste misure includono la riattivazione delle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, uno stop al ritorno in porti non sicuri e la creazione di un meccanismo di sbarco che sia sicuro e prevedibile.”
Le ultime ricerche degli istituti internazionali confermano che le mutazioni climatiche saranno la causa principale di migrazioni continue di milioni di persone, soprattutto dall’Africa. Di fronte a questo scenario, l’Italia e l’Unione Europea che si ergono a difensori dei diritti umani quando si parla paesi fuori dall’influenza occidentale, nascondono le proprie responsabilità quando le tragedie del mare accadono per colpa delle loro precise scelte politiche.
Identico comportamento il nostro governo tiene nei confronti dei lavoratori migranti presenti in Italia, centinaia di migliaia di lavoratori sfruttati in ogni parte del paese e resi irregolari con i decreti di quel Salvini oggi rinviato a giudizio proprio per i reati legati alle tragedie nel Mediterraneo.
La cosa più assurda è che i provvedimenti per riparare ai danni fatti da Salvini sono stati i due decreti chiamati “Bellanova” e “Lamorgese”, che da decreti farsa si sono rivelati decreti truffa: a un anno dalla loro approvazione più di 200.00 lavoratori (esattamente 207.542), dopo aver versato al posto dei datori di lavoro oltre 600 euro a testa (per un totale di quasi 125 milioni finiti nelle casse dello Stato), si ritrovano ancora nella stessa condizione ante-decreti.
In aperto contrasto con il decreto “Lamorgese”, che teoricamente permette un ritorno alla legalità parziale di buona parte delle vittime dei decreti Salvini, una circolare del Ministero dell’Interno stesso ostacola infatti la presentazione delle domande, impedendo nuovamente a centinaia di migliaia di lavoratori di riemerge dalla illegalità, dallo sfruttamento e dal lavoro nero, il tutto sullo sfondo dell’ipocrita narrazione del Tavolo sul Caporalato, che esalta successi e risultati difficili da riscontrare.
Per questi motivi il 29 aprile manifesteremo in tutta Italia davanti alle prefetture. Ci rivolgiamo con forza a tutti coloro che ancora ritengono la vita umana inviolabile e da salvaguardare sempre, senza mai sacrificarla agli interessi politici ed economici di squallidi politicanti e imperialisti senza scrupoli.
Giovedì 29 aprile saremo nelle piazze, davanti alle prefetture, per commemorare le migliaia di migranti vittime della spietatezza dei governi occidentali, per chiedere la fine del regime dei decreti anti-migranti, per esigere lo sblocco delle regolarizzazioni e il varo di un nuovo piano nazionale per l’accoglienza e l’integrazione.
Gli appuntamenti del 29 aprile
Roma - piazza Santi Apostoli, ore 15
Ragusa - piazza Matteotti, ore 16.30
Reggio Calabria - piazza Italia, ore 10
Bari - piazza Prefettura, ore 10.30
Napoli - piazza del Plebiscito, ore 14
L’Aquila - corso Federico, ore 11
Viterbo - piazza del Comune, ore 10
Bologna - via IV Novembre 24, ore 14
Torino – piazza Castello, ore 10
Unione Sindacale di Base
Federazione del Sociale USB
24-4-2021