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Comunicati Stampa

CCNL ASSOCONTACT/CISAL: tagliano salario e diritti e lo chiamano contratto

Nazionale,

TAGLIANO SALARIO E DIRITTI E LO CHIAMANO CONTRATTO

 

Il 4 dicembre 2024 le associazioni padronali Assocontact, Federcontact e Ateca hanno sottoscritto con Cisal, Cisal Terziario e Confedir, un nuovo contratto collettivo che peggiora le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici di un settore, quello dei Contact Center, dove c’era ben poco da peggiorare.

Se il CCNL TLC, sottoscritto da Slc-CGIL, Fistel- CISL e Uilcom - UIL è tutto interno alla politica che ha portato i salari dei lavoratori italiani ad essere i più bassi in Europa, quello di Assocontact e Cisal regala ai padroni un abbattimento del 15% del costo del lavoro.

Un risparmio ottenuto sulla pelle dei lavoratori. Il CCNL di Assocontact infatti prevede aumenti salariali irrisori (3% a fronte di una perdita di potere d’acquisto superiore al 15%), riduzione delle tutele in caso di malattia, taglio del 50% dei permessi orari, controllo individuale della prestazione di lavoro, attacco ai diritti sindacali, smantellamento della clausola sociale in caso di cambio d’appalto.

Siamo di fronte ad uno sfacciato dumping contrattuale che rischia di abbattersi per ora su  6000 lavoratori e lavoratrici in tutta Italia. Un’operazione che cade nel mezzo del rinnovo del CCNL delle TLC, con un effetto domino al ribasso; un regalo al padronato e una polpetta avvelenata per i lavoratori dell’intero settore!!

Da decenni committenti pubblici e privati e aziende di call center, si mettono in tasca i ricavi ottenuti dall’aggravarsi delle condizioni salariali e di impiego a partire dal numero altissimo di lavoratori in part-time involontario.

Un contesto, quello dei contact center, con un’alta presenza femminile, principalmente nelle regioni del centro sud e nelle aree “depresse”, e nel quale il sistema degli appalti al massimo ribasso è quello che decide quanto salario e diritti spettano ad un lavoratore.

A questo si aggiunga che la Cisal non ha una rappresentatività tale da dargli autorevolezza e seguito tra i lavoratori del settore, ma sottoscrivendo questo pessimo contratto acquisirebbe forti agibilità sindacali nonché la possibilità di nominare suoi rappresentanti sindacali nelle aziende.

Il 10 gennaio 2025, come USB, abbiamo scioperato e siamo scesi in piazza per denunciare questo progetto e il pericolo che rappresenta, rivendicando invece la necessità di una profonda riforma del sistema degli appalti, la causa profonda della crisi del settore, e un contratto vero e rappresentativo che preveda il recupero del potere d’acquisto, porti aumenti almeno del 18% e maggiori tutele.

Il 3 febbraio 2025 saremo di nuovo in piazza con i lavoratori e le lavoratrici dei call center per rivendicare ancora un tavolo di settore da avviare subito con il Ministero del Lavoro e quello delle Imprese e richiamare tutto il Governo alla propria responsabilità di fronte all’attacco che questo ennesimo contratto al ribasso sta portando ad un settore cardine delle Telecomunicazioni attraverso il dumping salariale e la riduzione dei diritti e delle tutele.

USB TELECOMUNICAZIONI