Salari da fame e posti di lavoro che si perdono, due facce di una stessa medaglia. Invece di essere dignità, il lavoro è diventato una pena. Da un lato contratti che condannano a condizioni di difficoltà: non basta più andare a lavorare per poter condurre una vita dignitosa. Dall’altro aziende che chiudono e lasciano in mezzo alla strada lavoratori e famiglie: l’assenza di una politica industriale e dell’intervento pubblico sta cancellando migliaia di posti di lavoro. Per il lavoro le risorse sembrano non esserci mai, ma per l’acquisto e la costruzione di nuovi armamenti invece magicamente spuntano fuori.
Bassi salari, precarietà, aumento degli infortuni su lavoro e licenziamenti sembrano far parte della stessa logica che ci sta negando il futuro, costringendoci ad una condizione di ricatto continuo.
Il governo Meloni, mentre si appresta ad aumentare il bilancio delle spese militari, impedisce l’approvazione di una legge che introduca il salario minimo, liberalizza gli appalti, favorisce l’utilizzo di contratti peggiorativi e prosegue nell’opera di deindustrializzazione del paese. L’unico lavoro che si crea è ormai quello precario e sottopagato.
Nella giornata dedicata alla festa dei lavoratori e delle lavoratrici, USB discute in piazza di come unire le voci di chi combatte per un salario migliore ed un contratto dignitoso con quelle di chi sta difendendo il suo posto di lavoro.
L’appuntamento del 1° maggio USB è a Napoli, Piazza San Francesco, dalle ore 10:00