Martedì 9 maggio l’USB ha proclamato lo stato di agitazione per i lavoratori e le lavoratrici dei Musei Civici di Verona che si occupano di sorveglianza, accoglienza e assistenza al pubblico nelle sale dei musei veronesi. La motivazione è il rifiuto, da parte della cooperativa bolognese “Le Macchine Celibi”, che ha in appalto il servizio, di un incontro con il sindacato per discutere l’applicazione unilaterale di un contratto peggiorativo per i lavoratori, totalmente inadeguato viste le retribuzioni bassissime.
L’imposizione da parte della cooperativa di un nuovo contratto ai dipendenti dei musei veronesi risale all’estate 2022: dichiarando l’impossibilità di adeguare gli stipendi alle tabelle retributive del già inadeguato contratto Multiservizi, la società appaltatrice ha applicato ai dipendenti il contratto Servizi Fiduciari (livello D), proprio delle ditte di vigilanza privata e più volte giudicato incostituzionale per la sua retribuzione di 5 € lordi l’ora. Nonostante il bilancio dell’azienda goda di buona salute, “Le Macchine Celibi” ha giustificato il cambio di contratto con un dissesto finanziario che non è mai stato dimostrato al Comune. Inoltre, la modifica del CCNL è avvenuta unilateralmente, senza possibilità di replica da parte dei lavoratori e delle lavoratrici. Non solo: nel 2021, a seguito di un ricorso della società “Rear” sulla vittoria dell’appalto veronese da parte di “Le Macchine Celibi”, la cooperativa bolognese si era difesa dichiarando inadeguato proprio il contratto della vigilanza privata, che “Rear” è solita applicare ai suoi dipendenti. A distanza di un anno la cooperativa ora ritiene la retribuzione «equa», il contratto «legittimo e coerente con il servizio oggetto dell’appalto», rifiutando il dialogo con USB in quanto non firmataria dei contratti collettivi da loro applicati.
Non si tratta di una situazione isolata. Nei Musei Civici di Verona e in moltissimi altri luoghi della cultura italiani (per la maggioranza pubblici), a causa di massive esternalizzazioni e appalti al massimo ribasso, lavoratori e lavoratrici si trovano a vivere con stipendi inferiori alla soglia della povertà, e a svolgere mansioni che non sono minimamente previste dai CNNL che vengono propinati. L’unico contratto di riferimento per chi lavora in questo settore deve essere il Federculture, che i lavoratori e le lavoratrici veronesi chiedono a gran voce rivolgendosi soprattutto al Comune, il quale deve prendersi per primo la responsabilità di questa situazione.
Se non si troverà presto una soluzione a questo caso di sfruttamento, USB è pronta a scendere in piazza con i lavoratori per urlare a gran voce l’iniquità delle loro condizioni.
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