Non c’è dubbio che è difficile trovare punti di convergenza con chi non si prende neanche la responsabilità delle proprie scelte politiche e, sia pur con competenza dialettica, cerca rifugio nei sillogismi.
Le comunicazioni dell’Assessore al Personale sulla questione del rateo in anticipo della produttività, affidate alla stampa locale, rasentano l’immaginifico copione di un film di spielbergiana memoria, con argomentazioni d’effetto che danno un’apparenza logica ad ogni pensiero, come le pedalate di E.T. che, mentre la bici si alzava in cielo, venivano commutate in realtà dal “pensiero magico” dei bambini.
Dichiarazioni che contengono alcune “perle”, che si fa veramente fatica a non considerare “argomentazioni di rifugio”, ma che in ogni caso mettono pesantemente in discussione l’operato della Dirigente alle Risorse Umane che dovrebbe, prima di tutti, sentirsi colpita nella sua dignità professionale. Analizziamole insieme nei vari punti qui sotto:
1) L’Assessore afferma che la mancata erogazione del rateo in anticipo, non dipende dalla volontà di monetizzare, “fare cassa” con ulteriori tagli al salario accessorio dei lavoratori, ma “Si vuole essere semplicemente rispettosi delle norme che disciplinano la materia….”
La Dirigente alle risorse umane dovrebbe spiegare a questa paladina della legalità, che il rateo in anticipo della produttività non viola alcuna norma! Se qualcuno può non essere d’accordo e su questo si è espresso, questi è l’ARAN, soggetto che è semplicemente una delle “parti” al tavolo negoziale nazionale. Per la precisione è la “controparte” delle delegazioni sindacali. Quindi i suoi pareri possono essere presi a riferimento dall’Ente, ma non fanno giurisprudenza né possono costituire un elemento di ingessamento delle trattative territoriali, altrimenti la delegazione trattante di parte pubblica non avrebbe senso di esistere. Inoltre l’Assessore dovrebbe sapere che la Ragioneria Generale dello Stato, per conto del MEF, ha già svolto nel tempo, con suo personale qualificato, varie ispezioni sul Fondo del Salario Accessorio dell’A.C.. In particolare sulla produttività e sulla sua ripartizione, non è stato MAI rilevato nulla di illegittimo. Quindi ci sembra giusto sottolineare che, in questo Ente le norme si sono SEMPRE rispettate, anche prima dell’illuminato avvento del neo Assessore.
2) “la produttività in quanto tale, non può che essere applicata alla fine dell’anno, al termine di un percorso valutativo”
Anche questa affermazione è di una ovvietà tanto strumentale quanto irritante.
Quello che le OO.SS. hanno chiesto infatti, è il rateo in anticipo di 400 euro lordi pro capite che, come consolidato nella prassi tecnico amministrativa del nostro Ente da 15 anni a questa parte, è oggetto di conguaglio a fine anno, dopo la valutazione annuale dei dipendenti. Nello specifico, nella procedura è prevista una “clausola di salvaguardia”: NIENTE viene dato a pioggia ai dipendenti, a differenza dei compensi della politica, argomento sul quale però c’è, diversamente, il silenzio assoluto!
3) “Non può esserci anticipo di produttività senza valutazione”
Proprio per togliere ogni alibi e per superare ogni preoccupazione, seppur infondata, l’USB durante l’incontro ha chiesto di inviare ai Dirigenti le schede per la valutazione individuale sull’apporto allo stato di avanzamento degli obiettivi. Abbiamo chiesto di erogare il compenso solo dopo le valutazioni, rendendoci disponibili ad attendere il pagamento nella busta paga di agosto o addirittura in quella di settembre.
L’Assessore non ha risposto, ma ha emesso suoni indecifrabili, alzandosi poi dal tavolo per andarsene ed invitandoci a continuare la discussione sui criteri per le Posizioni Organizzative.
Ecco perché è del tutto evidente la posizione strumentale di questa Amministrazione verso i suoi lavoratori e verso il sindacato che li rappresenta. Non serviva a nessuno il sermone dell’Assessore, sbagliato sia nel metodo che nel merito.
Non può permettersi di dirci di rispettare le regole, né di fare illazioni sul passato, perché non è mai avvenuto il contrario.
La verità è che questa Giunta naviga nel buio più assoluto e non sa come porre rimedio ad un bilancio disastrato, certamente dai tagli governativi, ma in buona parte anche da responsabilità interne derivanti da scelte sbagliate fatte in questo ente e territorio.
Naufragano tutte le promesse e le rassicurazioni del Sindaco fatte in campagna elettorale, naufragano davanti ad un’assenza di competenza e trasparenza che ha fatto emergere nella città questa situazione di bilancio, come fosse un fulmine a ciel sereno.
La verità è che la Giunta, non sapendo come risolvere il grave problema del bilancio, vuole lasciare aperte tutte le strade e se sarà necessario, ne siamo certi, tenterà di prendere in considerazione mettendolo in discussione, anche il salario accessorio dei dipendenti del Comune.
Questa è la realtà dei fatti e su temi come la meritocrazia, la legittimità ed il rispetto delle norme, il tavolo delle trattative non ha bisogno di lezioni da nessuno.
Perciò mentre il silenzio della Dirigente alle Risorse Umane, che di fatto viene screditata dalle parole dell’Assessore appare incredibile, sorprende ancora di più la posizione espressa da qualche altro sindacato che, in una nota sul tema della produttività e delle Posizioni Organizzative, invece di prendersela con l’Amministrazione e difendere l’operato di questi anni, attacca gli altri sindacati. Questi illuminati sindacalisti, ci ricordano le difficoltà di bilancio e fanno la ruota da Pavone all’Assessore, evidenziando il rischio concreto di tagli ai fondi del sociale.
Colpiti da cotanta sensibilità, non possiamo non ricordare quel 2010 quando la USL4 di allora, tagliava milioni al fondo sociale ternano e costringeva malati, invalidi, anziani, alla solitudine ed al disagio, diminuendo drasticamente l’assistenza di cui avevano diritto e lasciando senza lavoro tante lavoratrici della cooperazione sociale!
Allora questi “folgorati sulla via di Damasco” difesero quei tagli, chiamandoli “rimodulazione della spesa”…e scagliandosi contro chi invece, li combatteva ritenendoli “macelleria sociale”.
Ora si è risvegliato l’istinto della solidarietà e si esprime preoccupazione?
Se davvero è così, dobbiamo ammettere di essere molto soddisfatti. E’ stato necessario evidentemente del tempo, ma finalmente si è compresa l’importanza di alcuni servizi per la tenuta sociale nei nostri territori ed anche il valore di chi, con il proprio lavoro, assiste le persone più sfortunate ed indifese. Meglio tardi che mai!
Riteniamo che, collegare il diritto dei lavoratori del Comune di Terni a vedersi riconosciuto il giusto salario al rischio dei tagli al sociale, non solo è sbagliato e meschino, ma è un evidente e maldestro tentativo di abbassare i toni del confronto, per meglio gestire il disagio dei lavoratori che si sentono ingiustamente colpiti. Una prassi che appartiene purtroppo da anni alla politica e che invece dovrebbe essere estranea al sindacato.
Noi crediamo che il sindacato deve adoperarsi per qualificare la propria azione, rivendicando con forza l’importanza, il ruolo del lavoro pubblico che tanto ha pagato in questi ultimi anni in termini di dignità e salario, sotto il peso di una dura campagna mediatica, denigratoria e di delegittimazione.
E’ necessario proporre competenze, azioni idonee a valorizzare e riconoscere l’operato di tanti lavoratori e lavoratrici pubblici che ogni giorno, in un quadro di crescenti difficoltà, operano con dedizione e professionalità, garantendo importanti servizi essenziali alla cittadinanza.