La storia dell'ILVA di questi giorni è il frutto di decenni di privatizzazioni, svendite e liberalizzazioni selvagge che hanno contribuito alla distruzione del patrimonio industriale produttivo a vantaggio di multinazionali “prendiisoldiescappa”.
Com’è per ILVA, ALITALIA, AUTOSTRADE, FERROVIE, FCA anche per le TELECOMUNICAZIONI, i ricatti sono sempre più forti e i lavoratori, vera merce di scambio, sono coloro che ne pagano le conseguenze più pesanti.
Dopo lo smantellamento dell'industria pubblica, l'IRI e le Partecipazioni Statali, l'Italia ha ceduto da tempo la politica industriale alle grandi multinazionali senza un progetto e un'idea di sviluppo per il sistema paese, perdendo autonomia e capacità di intervenire efficacemente nelle centinaia di crisi aziendali che si moltiplicano continuamente.
Le tante crisi industriali che sono in discussione presso il MISE non troveranno una soluzione se non rilanciando l’azione pubblica, che non può certo ridursi ad interventi con fiumi di miliardi erogati alle imprese, tra agevolazioni fiscali (Welfare aziendale/Lavo Agile), ammortizzatori sociali (CIGS Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria) e contributi diretti (tipo l’intervento della Cassa Depositi e Prestiti) in cambio di qualche esubero in meno, senza uno straccio di programmazione e pianificazione industriale in grado di indirizzare verso il rilancio di settori strategici per il futuro industriale del paese.
La vicenda ILVA-ACELOR MITTALL rende ancora più urgente ciò che diciamo da anni e che oggi diventa l'unica via d'uscita possibile: la NAZIONALIZZAZIONE, non come provvedimento temporaneo come afferma qualche genio nostrano per socializzarne le perdite e poi, una volta risanate con i soldi pubblici, regalarle ai privati che ci faranno profitti.
La nazionalizzazione, sarebbe il segnale forte che serve anche nelle infrastrutture strategiche, come le ICT (TELECOMUNICAZIONI/INFORMATICA), con investimenti, pianificazione, innovazione e ricerca per un forte rilancio dell’economia pubblica.
Come previsto il Piano Industriale 2019-2021 (Industria e impresa 4.0) inciderà in maniera profonda sulla trasformazione del lavoro, sfuggendo a qualsiasi controllo, cambiando radicalmente l’organizzazione del lavoro con la logica conseguenza della cancellazione di posti di lavoro oltre a un futuro dove il controllo totale, attraverso gli strumenti tecnologici, sarà pervasivo, con un impatto totalizzante (“anytime, anywhere”) della vita privata e sociale.
I lavoratori hanno diritto ad una politica industriale non subalterna agli interessi dei grandi gruppi. Vanno definiti nuovi strumenti pubblici di gestione e pianificazione dello sviluppo del sistema produttivo che contrastino lo smantellamento del sistema industriale e rilancino gli asset strategici della nostra economia come le Telecomunicazioni, i Trasporti, l’Energia e la Ricerca.
Un intervento pubblico non solo di indirizzo e di controllo ma anche diretto alla produzione di beni e servizi, con ricadute positive per i lavoratori, per gli indirizzi formativi e per la ricchezza sottratta all’evasione fiscale e contributiva.
Basta con il ricatto del lavoro con cui si continua a regalare miliardi di soldi pubblici ad aziende multinazionali italiane o straniere.
Sì alle Nazionalizzazioni, alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e al salario minimo garantito.
UNIRE LE LOTTE CONTRO LE PRIVATIZZAZIONI, PER LA NAZIONALIZZAZIONE, PER LO SVILUPPO, PER LA DIFESA DELL'AMBIENTE, I DIRITTI E LA SALUTE DEI LAVORATORI!