Non è riuscito il tentativo del Consiglio Comunale di Bologna di attuare la “pugnalata alla schiena” nella disattenzione estiva dei bolognesi. Ieri USB si è fatta interprete della rabbia dei cittadini, interrompendo i lavori del consiglio comunale durante la discussione finale sul referendum ed esponendo uno striscione contro la conferma dei finanziamenti alle scuole private e l’aumento del biglietto dell’autobus; scelte che realizzano il disegno di garantire i ricchi, facendo pagare le spese ai ceti popolari. Nella protesta, ci siamo trovati affianco cittadini che hanno subito aderito spontaneamente alla contestazione e comitati che protestavano contro il rincaro del biglietto dell’autobus e che si sono uniti all’USB nella difesa della scuola pubblica. Sul referendum, il consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno presentato dal PD e votato anche da PDL e Lega che, di fatto, lascia immutato il sistema del finanziamento pubblico alle scuole private, inaugurando il “Governo delle larghe intese” anche a Bologna. A questo si è contrapposto un atto d’indirizzo presentato dal Movimento 5 Stelle, Sel e Gruppo Misto che puntava ad una progressiva cancellazione del finanziamento. Così ieri è stata calpestata la volontà di 50000 cittadini che il 26 maggio hanno espresso democraticamente il proprio voto contro il finanziamento pubblico alle scuole private; è stata gettata vergogna su tutta la città, proprio mentre il paese aveva i riflettori puntati su Bologna. L’esperienza del referendum è stata molto importante, in special modo per la partecipazione spontanea di tantissimi cittadini, in un’ottica di contrapposizione ad un sistema che ha fallito e che continua a scaricare i costi del suo fallimento sui più deboli. Da qui dobbiamo ripartire, consci di aver toccato un nervo scoperto dell’arroganza dei poteri forti che, sentendosi minacciati nei propri interessi, hanno serrato i ranghi ed hanno gettato la maschera: molti dei consiglieri che hanno votato per la conferma del finanziamento alle scuole private si erano riempiti la bocca di frasi sulla difesa della scuola pubblica ad ogni campagna elettorale. Occorre ora intensificare le lotte, sapendo che la nostra controparte accetta gli esiti di una consultazione elettorale solo quando questa le garantisce potere e privilegi. Le mobilitazioni per la scuola pubblica, così come la difesa del welfare e l’opposizione alle politiche di privatizzazione e di austerità proseguiranno, unificandosi nello sciopero generale del 18 ottobre, quando le istanze dei lavoratori, dei disoccupati e dei pensionati si connetteranno in un’importante giornata di lotta.
Aderente
alla FSM