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In Primo Piano

Respinti al mittente il piano ITA e il progetto Altavilla. Le priorità sono i posti di lavoro e il futuro del trasporto aereo

Nazionale,

Tutte le organizzazioni sindacali hanno respinto al mittente il piano ITA e hanno risposto con la lotta all’arroganza di Altavilla. Da mesi ci battiamo per affermare due principi irrinunciabili dentro la vertenza Alitalia, salvaguardia occupazionale e un piano industriale serio che dia prospettive vere al nostro trasporto aereo, e ieri le abbiamo viste concretizzarsi nella mobilitazione unitaria. A firmare sono andate solo due associazioni professionali, quelle che un tempo venivano chiamate sindacati gialli.

Il piano ITA non funziona né dal punto di vista giuridico, come spiegheremo al convegno di oggi pomeriggio all’hotel Nazionale assieme a un nutrito gruppo di giuristi ed esperti, né dal punto di vista industriale, e sembra scritto con l’unico intento di favorire alcune grandi compagnie aeree europee.

Ma è un piano che nasconde altre insidie molto pericolose che avrebbero una ricaduta sull’intero sistema delle relazioni industriali. Non solo prevede di sbarazzarsi di migliaia di lavoratori con un’operazione fuorilegge che volutamente ignora leggi e normative italiane ed europee, ma punta a smontare anche il contratto nazionale, con l’intento di fare da apripista per altri settori. Un ridisegno complessivo guidato dalla cabina di regia di un’azienda a totale controllo pubblico.

La gravità di quanto sta accadendo, che è destinato a produrre ripercussioni generali, disturba il sonno anche delle segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil. Finora sulla vicenda Alitalia hanno balbettato oppure sono semplicemente rimaste in silenzio. Sicuramente brucia ancora per tutte loro la cocente sconfitta nel referendum del 2017, quando il 67% dei lavoratori espresse un parere sfavorevole ad un piano che prevedeva quasi tremila licenziamenti.

Anche le segreterie nazionali dei partiti finora hanno fatto scena muta, accodandosi alla regia di Draghi.

Ma la lotta dei lavoratori, come sempre, può cambiare le carte in tavola. Sul piatto ci sono il futuro di più di 10mila lavoratori (ai quali aggiungere l’ampio indotto che non può essere dimenticato) e la costruzione di un’azienda pubblica in un settore strategico per l’economia del nostro paese.

Unione Sindacale di Base

9-9-2021