Noi l’abbiamo detto al Ministro Brunetta al tavolo sulle linee guida sul lavoro agile. Oggi tutti lo hanno scoperto: meglio tardi che mai.
Lo Smart Working era e rimane un irrinunciabile strumento di contenimento dell’epidemia, soprattutto in una fase, come quella attuale, nella quale di fronte ad una variante estremamente più contagiosa il Governo ha scelto di ridurre quarantene ed isolamenti. A quel tavolo, due mesi or sono, abbiamo evidenziato il pericolo del ritorno massiccio al lavoro in presenza e la responsabilità che il Ministro si stava assumendo per una scelta che avrebbe contribuito all’aumento dei contagi, delle ospedalizzazioni e dei decessi.
Oggi, dal Ministero per la Pubblica Amministrazione fanno sapere, attraverso una nota pubblicata sul sito, che c’è ampia possibilità per le Amministrazioni di garantire la rotazione dei dipendenti, fino al 49% del personale. E comunque, dichiarano con fermezza, la maggioranza dei lavoratori pubblici ha obbligo di vaccino e quindi è tenuta alla presenza e sarebbe solo un’esigua minoranza quella che potrebbe lavorare da casa. La nota conclude con una sorta di “scordatevi di stare tutti a casa come durante il primo lockdown”.
Quanto affermato dalla Funzione Pubblica sta pienamente dentro la scelta di questo governo di modificare di volta in volta le misure di contenimento in modo tale da non fermare le attività produttive e quelle di supporto alla produzione, spingendosi fino alla beffa del mancato finanziamento della quarantena. Nessuno oggi è in grado di prevedere le conseguenze di questa scelta sull’evoluzione dell’epidemia e quindi sulla salute dei cittadini: chi lo afferma lo fa solo per partito preso.
Noi riteniamo che la priorità vada data alla sicurezza e che debba sempre essere adottato il principio di precauzione.
In questo senso lo Smart Working è uno strumento irrinunciabile, così come hanno capito in molti Paesi. Ovviamente non nel nostro, dove il Ministro per la Pubblica Amministrazione è rimasto fermo a quattordici anni fa e ancora combatte la sua guerra di religione contro i fannulloni del pubblico impiego, incapace di concepire una modalità di lavoro differente, oggi resa necessaria da una situazione straordinaria con la quale ci confrontiamo da due anni durante i quali abbiamo già contato decine di migliaia di morti.
Tutto questo noi lo abbiamo denunciato, in splendida solitudine, direttamente al Ministro.
Adesso continueremo a dare battaglia nei posti di lavoro per garantire la tutela della salute e della sicurezza di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici, sottolineando l’indiscussa responsabilità, anche sul piano penale, dei datori di lavoro pubblici.