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Stress termico, parte la campagna di USB e Rete Iside contro i pericoli del caldo sul posto di lavoro

Nazionale,

L’estate 2022 si sta manifestando con temperature ampiamente sopra la media, da caldo agostano. Come USB e Rete Iside siamo già intervenuti sul tema dei rischi dello stress termico per la salute e la sicurezza di lavoratrici e lavoratori; il caldo in molti settori causa gravi infortuni e danni permanenti per chi si trova a lavorare in condizioni microclimatiche sfavorevoli. Magazzini, industrie e, soprattutto, campi agricoli, rischiano di trasformarsi in veri e propri gironi infernali.

Ricordiamo il caso del giovane bracciante Camara Fantamadi, 27enne maliano deceduto mentre lavorava nei campi del Brindisino durante l’estate 2021, e come lui molti altri, non solo migranti: Giuseppina Spagnoletti, 39 anni, morta il 31 agosto 2017 a Ginosa (Taranto) per un malore e la grande fatica a temperature insostenibili; Paola Clemente, 49 anni, morta ad Andria il 13 luglio 2015 durante l’acinellatura, la ripulitura dei grappoli dagli acini imperfetti fatta a mano sotto i teli di plastica che arroventano l’aria, nella quale sono impiegate soprattutto donne, locali e romene. Pochi giorni dopo, 6 anni fa, morì anche Mohammed, 47 anni, sudanese, mentre raccoglieva i pomodori nelle campagne fra Nardò (Lecce) e Avetrana (Taranto). Stroncato dal caldo e dalla fatica. E pochi giorni prima di Fantamadi un bracciante orientale di 57 anni era morto nei campi di riso in provincia di Pavia, anche lui ucciso da un colpo di calore.

Anche quest’anno la Puglia e la Basilicata hanno vietato il lavoro agricolo dalle 12,30 alle 16, le ore più calde del giorno. Una misura che però deve essere applicata in modo preventivo e diffuso su tutto il territorio nazionale, prima di dover piangere la morte di un altro lavoratore.

Che cosa pretendere se la temperatura sul posto di lavoro è troppo alta

Serve di sicuro evitare il lavoro nelle ore più calde del giorno, soprattutto se esposto al sole come quello bracciantile. Servono più pause per il recupero psicofisico, in relazione anche all’utilizzo di DPI come mascherine per evitare il contagio da Covid. È necessario pretendere distribuzioni d’acqua ed eventualmente anche sali minerali. Tutte queste misure possono essere rivendicate attivando percorsi di tipo tecnico-legale, appellandosi al d.lgs. 81/08, il testo unico su salute e sicurezza sul lavoro, per far pressioni sull’azienda e sugli organi preposti al controllo tramite segnalazioni e denunce.

I passaggi da seguire e il facsimile della lettera da inviare alle aziende

• Per prima cosa inviare una lettera al datore di lavoro, vedere il facsimile “stress termico”, chiedendo un incontro urgente per discutere il problema e l’applicazione di misure organizzative che possano risolvere la situazione. Queste misure, ai sensi sempre degli art 63-64 e allegato 4 del d.lgs81/08, possono essere già specificate in un programma: prevedendo, ad esempio, misure di monitoraggio della temperatura e dell’umidità ed azioni come distribuzione di acqua e sali minerali, pause aggiuntive, riduzione dei ritmi di lavoro, modifiche dell'orario di lavoro.

• Nella lettera “stress termico” consigliamo di specificare che, in mancanza del rispetto delle misure proposte, si procederà con la denuncia della situazione di rischio agli organi territoriali preposti come l’Asl, così come all’interruzione dell’attività lavorativa per tutelare la salute, ai sensi dell'art. 44 d.lgs. 81/08.

• La denuncia all’Asl può essere effettuata anche in contemporanea alla lettera all’azienda, senza attendere quindi l’esito dell’incontro con l’azienda. In caso di esito negativo consigliamo l’invio della denuncia e, eventualmente, anche l’indizione di uno sciopero.

• Come già detto, purtroppo, permane il rischio sanitario determinato dall’epidemia di Covid19. Può essere utile l’invio di una lettera agli organi competenti alla verifica (Asl, Prefetto, NAS…) sull’utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuali delle vie respiratorie che possono aumentare la situazione di stress termico.

Tra i motivi di un eventuale sciopero si può addurre il diritto dei lavoratori di interrompere la loro attività in caso di pericolo grave (art 44 d.lgs. 81/08: “il lavoratore che, in caso di pericolo grave ed immediato e che non può̀ essere evitato, si allontana dal posto di lavoro o da una zona pericolosa, non può̀ subire pregiudizio alcuno”).

 

Unione Sindacale di Base

Rete Iside Onlus