Il clima di apparente consenso che i media provano a cucire intorno al governo Letta si infrange davanti alla cruda realtà. I contenuti della legge di stabilità dimostrano che questo governo vuole distruggere il poco che resta della Pubblica Amministrazione e mentre favorisce banche, imprese, corrotti ed evasori fiscali continua a massacrare le lavoratrici e i lavoratori pubblici e privati.
Contro questo clima va anche letto lo sciopero generale indetto da USB e dal sindacalismo di base e conflittuale.
I lavoratori delle Agenzie fiscali - come tutti in questo Paese - hanno molti buoni motivi per scioperare il 18 ottobre:
· stipendi bloccati dal 2009 e in base alla legge di stabilità fino al 2017;
· probabile abolizione della reformatio in peius che apre la strada al demansionamento e alla conseguente riduzione dello stipendio;
· ZERO investimenti sulla macchina fiscale e per i lavoratori che dovrebbero stanare gli evasori fiscali e i loro circa 160 miliardi di ricchezza sottratta all’erario: progressioni economiche e passaggi tra le aree bloccati;
· continue riorganizzazioni che arrestano la macchina fiscale anche con la progressiva chiusura degli uffici a causa della spending review;
· un’organizzazione del lavoro che scarica tutti i rischi sui lavoratori;
· nessuna certezza sull’erogazione del salario accessorio: oggi ci viene pagato con due anni di ritardo il fondo 2011 e il Ministro dell’Economia non ha firmato il “comma 165” del 2012.
A queste motivazioni specifiche vanno poi aggiunte quelle più generali che colpiscono tutto il mondo del lavoro:
· diminuzione progressiva del potere di acquisto dei salari mentre aumenta il prelievo alla fonte per i lavoratori dipendenti e sale la tassazione locale;
· smantellamento dei servizi pubblici e privatizzazioni continue: ormai Sanità e Scuola non sono garantite per tutti e presto non ci sarà più il Welfare;
· aumento della spesa pubblica per consulenze d’oro e dirigenti mentre la scure della spending review si abbatte su lavoratori e cittadini;
· aumento dell’età pensionabile, diminuzione progressiva delle pensioni, differimento pluriennale della liquidazione.
Aggiungiamo il blocco del turn over che uccide di vecchiaia lo Stato Sociale e impedisce l’occupazione giovanile; i tagli alla ricerca, lo sfruttamento del lavoro precario, il business privato delle grandi opere che devastano il territorio; la spesa pubblica per gli F35, i continui finanziamenti con i nostri soldi a banche e imprese…
Trasformiamo la rassegnazione in protesta, il 18 ottobre tutti in piazza!