Ciò che sta già accadendo in questi giorni conferma le nostre più fosche previsioni.
La fuga di Siragusa, Deputy del Direttore Generale e Chief Network Operations & Wholesale Officer di TIM e la fuga di molti dirigenti di Open Fiber, lasciano intendere l’impossibilità di gestire la situazione attuale e a medio termine: lo scorporo TIM, indigesto al mercato fin dall’inizio, la gestione di progetti di cablatura elefantiaci, le gare vinte ma con tutta evidenza non gestibili.
Le incertezze del mercato e la pavidità dell’attuale management fanno da contraltare all’unica certezza per noi lavoratori: l’ulteriore ciclo di solidarietà.
Una solidarietà la cui razionalità sfugge ai più: 25% a lavoratori che, nei processi aziendali, collaborano a stretto contatto con lavoratori al 10%, al 15% o addirittura esenti da solidarietà, dando evidenza plastica della discriminazione attuata tra i lavoratori, mettendoli l’uno contro l’altro e a palese danno dell’attività lavorativa.
USB ha ribadito più volte in tutte le sedi la contrarietà a questa solidarietà che è dannosa per i lavoratori e inutile per il gruppo, che non otterrà assolutamente i risultati promessi al mercato.
Il ricatto della cassa integrazione utilizzato dall’azienda in fase di trattativa e poi dai sindacati nelle assemblee per fare accettare questo accordo capestro non è credibile, dato che si parla di aziende che gestiscono traffico nazionale e internazionale e garantiscono un servizio considerato essenziale dalle leggi vigenti.
USB farà di tutto per far ritirare questa solidarietà, dimostrando in ogni sede la sua inutilità, per i lavoratori e per le casse dello Stato, e lotterà fino alla fine contro lo scellerato progetto di divisione aziendale.
RSU TIM/Sparkle