A breve anche in TIM partirà la vaccinazione dei lavoratori, come previsto dal Protocollo Nazionale per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all'attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti SARS-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro, sottoscritto lo scorso 6 aprile 2021.
Come USB non lo abbiamo firmato dopo averne criticato obiettivi e caratteristiche.
La motivazione principale è di carattere generale e non attiene in maniera specifica alla vaccinazione sui luoghi di lavoro. Infatti, pur comprendendo l’iniziale sbandamento di una situazione anomala, la gestione della pandemia è stata affrontata in modo schizofrenico, con una logica emergenziale affidata ad una serie di decreti d’urgenza, non sempre con basi scientifiche e talvolta contrastanti tra loro, con insufficiente capacità di agire in un’ottica sistemica, solidale e universalistica.
Nel particolare, sulle vaccinazioni nei luoghi di lavoro, temiamo possa essere rischioso sia per una questione di carattere igienico-sanitario delle sedi (adeguatezza e sterilità degli spazi aziendali alle operazioni vaccinazione e delle sale di attesa pre e post vaccinazione) sia per la eventuale necessità di attrezzature per le emergenze e di personale in grado di utilizzarle e di un’ambulanza o di un pronto soccorso a breve distanza dal luogo di lavoro o dal sito in cui si effettuano le vaccinazioni. C’è inoltre la criticità molto elevata della logistica, dell’approvvigionamento, del trasporto, dello stoccaggio dei vaccini (considerando i -70° previsti per il Pfizer!), della preparazione e dell’inoculazione delle dosi.
Premesso che dopo una partenza sofferta, in primis dovuta al caos alle prenotazioni, affidate ad agenzie nominate per opportunità partitica e liquidate dopo pesanti errori gestionali o ancora a privati per fini di lucro, tra OPEN DAY e l’apertura alla vaccinazione presso le farmacie, si è ormai giunti alla vaccinazione per le fasce di età over 40.
Tenuto conto che l’età media dei lavoratori TIM è all’incirca intorno ai 51/52 anni, se e quando partirà operativamente la vaccinazione il numero dei lavoratori che potrà usufruirne sarà al quanto esiguo, quindi inutile se non ai soli fini propagandistici.
Come più volte sostenuto la vaccinazione nei luoghi di lavoro si pone oggettivamente in concorrenza con la campagna vaccinale nazionale, bypassando completamente i criteri di età e fragilità, alimentando disuguaglianze tra i lavoratori e tra chi un lavoro ce l’ha e chi è costretto a pagare un ulteriore scotto alla disoccupazione, alla precarietà, al lavoro sommerso.
Per noi l’unica scelta sostanziale per cambiare rotta è il rafforzamento del Servizio Sanitario Pubblico e la sua organizzazione territoriale, non lasciando in mano alle case farmaceutiche (Big Pharma) la gestione di una gravissima pandemia mondiale come quella in atto.
Come è gravissimo che la ricerca sui vaccini si faccia con i finanziamenti pubblici per poi lasciare che i risultati siano sfruttati da colossi farmaceutici privati che, speculando sulle emergenze epidemiologiche e sanitarie mondiali, accumulino immensi guadagni, seguendo le logiche del profitto e del “libero mercato”.