LA SANITÀ NEL DECRETO RILANCIO: RITORNO AL PASSATO!
VENERDÌ 29 MOBILITAZIONE USB
La pandemia di Covid ha mostrato tutta la fragilità del S.S.N., costretto da tempo ad un continuo sotto-finanziamento che mette a rischio i principi solidaristici e universalistici.
Finita la fase 1 si ritorna alle vecchie logiche, gli eroi tornano in soffitta, i precari non vengono stabilizzati, si delega, ambiguamente, al potere regionale ogni decisione in tema di salute.
Difatti il Decreto Rilancio non affronta il cuore del problema, ovvero la frammentazione del SSN che in questa fase ha mostrato drammaticamente tutte le sue problematicità.
Lasciare ancora una volta alle Regioni la gestione dei Programmi Operativi in materia di assistenza territoriale e solo successivamente la verifica al Ministero della Salute, appare una contraddizione in termini, che porterà inevitabilmente ad una organizzazione ancora più disomogenea sul territorio nazionale.
L’istituzione della USCA, peraltro abbastanza travagliata nella nostra Regione, affidata ai medici di base, che rimangono comunque liberi professionisti, non può rappresentare la risposta all’attuale inadeguatezza della medicina territoriale, in particolare sulla prevenzione e sulle cure primarie.
Cosa dire, poi, della norma sui precari che avrebbe allargato al 2020 la maturazione dei requisiti e che invece è misteriosamente scomparsa, lasciando delusi moltissimi lavoratori che da anni lavorano presso le aziende sanitarie con contratti a termine?
Si continua invece a rispondere con Decreti Legge che prevedono assunzioni ancora più precarie nonostante l’esistenza di graduatorie valide.
Così come sono scomparse dal Decreto Rilancio le risorse per i bonus premianti che erano stati promessi, e che, così come richiesto della USB, potevano rappresentare la base per una diversa strutturazione economica, altro che le mancette elargite dall’ultimo rinnovo contrattuale.
L’emergenza Covid ci dice anche altre cose, la prima in assoluto che è fondamentale ricentralizzare il sistema sanitario, in cui la titolarità dell’organizzazione, della gestione ed erogazione dei servizi deve tornare ad essere di esclusiva competenza dello Stato.
È inoltre diventato urgente rivedere il modello di gestione delle RSA e RSSA, quasi esclusivamente in mano privata, che ancor oggi, a fronte di una richiesta di prestazioni sempre più clinico-sanitarie, rispondono con un sistema organizzativo non sempre idoneo a garantire l’assistenza appropriata.
Le ricadute tragiche dovute cattiva gestione della emergenza, che ha portato a molteplici indagini delle Procure, sono lì a dimostrarlo.
Ed ancora, il sistema delle risorse umane non deve più prevedere contratti precari, che disperdono un patrimonio di professionalità acquisita, bensì contratti a tempo indeterminato, a partire dalla immediata stabilizzazione di tutto il personale attualmente presente ed utilizzato nel periodo di emergenza.
Così come è necessario che si affronti una volta per tutte l’internalizzazione di molti servizi, ad iniziare da quelli diretti all’ assistenza come gli operatori del 118, fino alla società in house, come Sanitaservice.