L’inflessibilità dell’amministrazione nel non rinnovare i comandi in scadenza sta determinando disagi non solo ai lavoratori, molti dei quali si trovano costretti ad un improvviso trasferimento di città per tornare all’ente di provenienza, ma anche la funzionalità di alcune sedi o servizi rischia di essere compromessa da un comportamento insolitamente rigido.
Da informazioni che abbiamo assunto presso il Dipartimento della Funzione Pubblica, l’INPS non è stata affatto obbligata ma consigliata a rinunciare al personale in comando, tanto è vero che l’INAIL, altro ente con organico in esubero, sembra orientarsi per il mantenimento in servizio dei propri comandati. Il blocco delle assunzioni e i pensionamenti in deroga in applicazione della spending review avrebbero pienamente motivato una diversa scelta da parte dell’INPS.
Oggi l’ente sembra incartato tra la tentazione di tornare sui propri passi e l’aver già negato a molti la proroga del comando. A nostro parere occorre agire con urgenza, entro questa settimana, procedendo ad una proroga generalizzata del personale attualmente in comando.
Tale decisione permetterebbe di avere il tempo necessario per organizzare meglio il servizio dentro l’INPS e di attendere la pubblicazione da parte del Ministero della Giustizia delle sedi carenti, così da favorire una mobilità volontaria dei comandati verso quell’amministrazione, possibilità che ci è stata confermata dal Dipartimento della Funzione Pubblica.
Resterebbe così da affrontare la questione di quanti nel frattempo sono dovuti tornare nell’amministrazione di provenienza, ma su questo si potrebbe trovare un’intesa con la Funzione Pubblica per far rientrare anche quel personale tra i soggetti interessati alla mobilità verso il Ministero della Giustizia.
Quello che l’INPS non deve assolutamente fare è mantenere questa inerzia di fronte a scelte che vanno assunte in poche ore e ad impegni assunti dal Capo del Personale che non devono essere disattesi.
Lasciamo stare le polemiche sull’espressione “segnalati”, che qualcuno ha alimentato in malafede per danneggiare l’USB. Allo stesso tempo invitiamo i vertici dell’Istituto a non cercare ancora una volta scuse per non darsi da fare, magari nascondendosi dietro alla motivazione che non possono agire sotto dettatura della USB. Occorre usare il buon senso e procedere per il bene collettivo. Noi ci siamo impegnati da subito su questo problema e continueremo a farlo fino al raggiungimento di un risultato anche se parzialmente positivo.