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Vigilanza // Contratti

Vigilanza, un rinnovo contrattuale che nessuno voleva ma che tutti hanno firmato

Roma,

Il contratto collettivo della vigilanza privata è stato rinnovato dopo oltre sette anni e mezzo di contrattazione. Sono passati appena 3 mesi dal discutibile accordo che già ci tocca assistere ai comunicati di circostanza delle segreterie firmatarie che fanno a gara per prendere le distanze dal contenuto appena sottoscritto.

Per molte di queste, si legge, è stata “una sottoscrizione sofferta”. Per le associazioni datoriali, invece, è inaccettabile che - nonostante il contenuto economico sia palesemente povero - la magistratura persegua le società (accusate di sfruttamento e caporalato).

Insomma, il rinnovo contrattuale che porta le firme di tutti i soliti sindacati Cgil Cisl Uil Ugl e delle associazioni datoriali più rappresentative è un accordo che nessuno avrebbe mai voluto sottoscrivere, ma che tutti hanno firmato.

C’è chi come Uil Tucs rivendica le numerose azioni a tutela dei propri iscritti per il riconoscimento dell’incostituzionalità delle retribuzioni dei lavoratori fiduciari dimenticandosi, però, di aver sottoscritto in solitaria un CCNL per la stessa tipologia di lavoro (SAFI) con tanto di deroga a 938,00 euro lordi al mese per 182 ore mensili e 45 settimanali invece dei (già insufficienti) 950,00 euro per 173 ore mensili del CCNL che da sempre contestano.

Quindi, ci ritroviamo questi sindacati firmatari - tra cui quello citato - che hanno appena dato il via libera ad un rinnovo contrattuale (in vigore dal primo giugno) ma che a distanza di neppure tre mesi ritengono insufficiente nella parte economica.

È impossibile non ricordare come durante le assemblee per la validazione dell’ipotesi di rinnovo, i delegati dei tre confederali (Ugl non ha sottoposto a consulta il rinnovo) hanno difeso a spada tratta il contenuto del nuovo CCNL, al pari di Confindustria. Adesso, dopo svariate sentenze di condanna, un triplice commissariamento e l’attenzione della stampa sul settore, ritengono che l’accordo economico raggiunto e firmato sia comunque insoddisfacente: 140 euro lordi (circa 105 netti) chiamati a coprire quasi 11 anni (8 di mancato rinnovo + 3 per la completa attuazione del nuovo contratto collettivo).

Le domande sono molteplici: perché hanno avallato questa elemosina? Perché firmare per poi abiurare? Strategia opportunistica, controsenso, ipocrisia?

In realtà, sembra che la strategia sia sempre la stessa: sottoscrivere qualsiasi contenuto con la narrazione del meno peggio per lanciare la palla avanti di qualche anno e rincorrere un risultato migliore che mai arriverà.

Da questa vicenda e dai tanti comunicati che invadono la rete restano alcuni dati certi:

  • la retribuzione per i Fiduciari e per le GPG resta inadeguata in relazione ai compiti sempre più specializzati che vengono loro affidati;
  • Le società commissariate hanno immediatamente dimostrato che un sostanzioso aumento è sostenibile;
  • Il rinnovo contrattuale non ha inteso in alcun modo migliorare le condizioni di lavoro degli operatori (tutti). Restano margini infiniti al lavoro straordinario, blande tutele per i riposi giornalieri e settimanali e molto altro.

Insomma, questo rinnovo è servito solamente ad aumentare di appena 100 euro netti la retribuzione, ma restano i deficit e le lacune contrattuali che vanno colmate per evitare che il comparto resti il mattatoio che è diventato negli ultimi 30-40 anni di mancati interventi.

Serve una contrattazione vera e alternativa che i soggetti protagonisti degli ultimi decenni non sono chiaramente in grado di garantire.

USB Vigilanza