Da alcuni giorni, con coraggio, il giornale IL TRENTINO conduce una sacrosanta battaglia di denuncia sul persistere, nonostante le roboanti dichiarazioni del presidente Rossi e della sua giunta dell’anno scorso, dello scandalo vitalizi in Trentino.
Liquidazioni di oltre 280 mila euro per i consiglieri eletti nella 14ma legislatura, quella del 2008, titolava ieri il giornale riportando anche alcune lettere di cittadini legittimamente indignati per il persistere di questi privilegi della casta politica a trazione autonomista.
Giustamente il giornale denuncia il persistere, nonostante l’ultima riforma, di una situazione che è uno schiaffo morale verso quei cittadini che vessati da una tassazione ingiusta faticano ad arrivare a fine mese, verso quei giovani che non trovano lavoro o sono costretti a fare stage gratuiti ( che sono le nuove forme di schiavismo del terzo millennio) o quei pensionati che devono vivere con pensioni di poco superiore ai 500 euro mensili.
Come USB unitamente ad altre associazioni avevano denunciato, purtroppo inascoltati dalla stampa locale, di come la giunta Rossi con la nuova legge avesse cercato non di cancellare ma di mitigare (per accontentare qualche organi di stampa) lo scandalo vitalizi senza fare quei tagli che i cittadini si aspettavano dopo la grande manifestazione del 22 marzo 2014.
Quella legge, come abbiamo denunciato altro non era che una mediazione al ribasso nel tentativo (riuscito) di soddisfare gli appetiti dei vecchi e nuovi consiglieri e percettori di vitalizi.
Per quanti sono stati attenti ai numeri e non si sono lasciati incantare dalle sirene dei vari portaborse sicuramente non è sfuggito il fatto che un taglio effettuato avrebbe comunque lasciato nelle tasche di tanti consiglieri un vitalizio scandaloso per aver fatto pochi anni da consigliere.
Quella scelta è stato l’ennesimo atto di arroganza di una casta che ha voluto ribadire che i politici erano, sono e vogliono rimanere una CASTA che vuole mantenere i privilegi. Basti pensare alla disputa sulla pensione a 66 anni o a 60 con penalizzazioni irrisorie.
Mi chiedo per quale motivo il trattamento pensionistico dovrebbe essere migliore rispetto al resto dei cittadini che lavorano visto che muratori, cavatori, chi lavora in fonderia, nelle case di riposo deve andare in pensione a 67 anni o dopo oltre 42 anni di contributi interamente versati.
Non mi risulta che fare il consigliere provinciale a 9.800 euro al mese sia un lavoro usurante. O sbaglio?
Ecco, io sono convinto che la denuncia sia importante ma non deve limitarsi ad una campagna spot ma deve essere accompagnato da precise proposte su cui chiamare i cittadini alla mobilitazione.
Noi le proposte le abbiamo avanzate pubblicamente ancora durante le mobilitazioni della primavera del 2014 ma sono rimaste inascoltate anche dagli organi di comunicazione.
Una proposta semplice: la retribuzione del consigliere provinciale deve avere legata alla retribuzione media dei lavoratori della provincia mentre l sistema pensionistico deve essere, come per tutti i cittadini, quello previsto dalle regole INPS per il lavoro privato.
Qualcuno allora denunciò questo come populismo ma io resto convinto che se vogliamo superare i piccoli e grandi privilegi di cui gode la politica, se volgiamo che la politica diventi partecipazione, etica morale e pratica del buon governo non si può prescindere dal parificare il lavoro del consigliere provinciale agli altri lavori.
Se si perde di vista questo obiettivo il tutto si riduce allo scandalismo e porterà, come nel 2014 alla rassegnazione ed allontanerà i cittadini dalla buona politica..
p. USB Trentino
Ezio Casagranda