Zara, l’azienda leader dell’abbigliamento e del fast fashion, con migliaia di negozi in tutto il mondo e fatturato da capogiro, fonda la propria strategia economica sui tempi di produzione e distribuzione dei prodotti. La velocità di risposta alle richieste dei clienti è la sua grande forza ed è quello che le ha permesso di aumentare le vendite in modo esponenziale e di battere la concorrenza.
Ma questa velocità si regge sullo sfruttamento dei lavoratori dei magazzini della logistica come di quelli del settore commerciale. Se da un lato i commessi di Zara sono spinti a promuovere gli acquisti online e la digitalizzazione in ogni fase della vendita, i lavoratori della logistica devono poi materialmente fornire negozi e clienti in tempi sempre più pressanti. Con contratti di lavoro precari, una grande percentuale di interinali, il part time obbligatorio: tutti strumenti che hanno garantito finora a Zara di intensificare i ritmi e tenere i lavoratori sotto ricatto.
Per ottenere questo risultato Zara utilizza una strategia che non è semplice da capire né da combattere. Si tratta di una grande azienda multinazionale guidata da uno degli uomini più ricchi al mondo, Amancio Ortega Gaona, un oligarca con un patrimonio stimato da Forbes a gennaio del 2022 in 74 miliardi di dollari.
La strategia di Zara è di appaltare l’attività ad una miriade di aziende, ditte e finte cooperative, per aggirare i contratti e le leggi, e sfuggire ad ogni responsabilità. In questo modo Zara incamera i guadagni ma fa ricadere gli oneri sempre all’esterno e riesce a spremere fino all’osso tutti i dipendenti.
Mentre i negozi sono splendenti e accattivanti, sempre più specchietto per le allodole dell'offerta online, nei magazzini non si rispettano neanche le misure igieniche più elementari. Tanto lì i clienti non ci vanno!
E quando i lavoratori si organizzano per denunciare questa situazione, Zara si rifiuta di riconoscere i sindacati scomodi, quelli che non sono disposti a chinare la testa e reclamano il rispetto dei diritti per i lavoratori.
Le lancette degli ordini corrono, mentre l'orologio dei diritti dei lavoratori è fermo.
Giovedì 24 marzo ore 16:00 presidio dell’Unione Sindacale di Base
presso il Centro Commerciale Megalò - Località Santa Filomena - Chieti Scalo
Unione Sindacale di Base – Federazione Abruzzo