In data 7 gennaio, approfittando forse della fine delle festività natalizie, Cgil, Cisl e Uil firmano un accordo a perdere che sancisce la nascita della “Bad Coop”. La Cooperazione appalta a se stessa il punto vendita aggredendo pesantemente diritti e salario dei lavoratori.
La nascita della nuova società di capitali, chiamata “Distribuzione Lazio”, è il compimento della “ritirata strategica” di Unicoop Tirreno dalla regione, in continuità con quanto successo recentemente in Campania. Non è difficile prevedere che quanto successo a Guidonia tracci il futuro di tutti i punti vendita della regione Lazio.
Ma torniamo all'accordo che i sindacati confederali, sempre più complici e interni ad un sistema che sta dissanguando i lavoratori, hanno siglato esercitando la pressione del ricatto occupazionale demandata dall'azienda ai leali collaboratori Filcams Cgil, Fisascat, Cisl e Uiltucs Uil.
I lavoratori subiranno una perdita secca di salario, di ore lavorate; vedranno trasformarsi il contratto da part-time in “modulare” con la conseguenza di non poter programmare neanche la giornata successiva. L'accordo prevede inoltre la terziarizzazione di alcuni reparti e la consegna senza resa dei giorni festivi e domenicali, in completa gestione della parte datoriale.
Usb respinge al mittente questo accordo che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che Cgil Cisl e Uil sono ormai una costola del padrone e hanno assunto il compito di esecutori senza scrupoli dei dettami delle aziende. La cooperazione, da par suo, palesa il deterioramento di un sistema in cui l’originario spirito di solidarietà e mutualità è stato sacrificato alla logica del mercato, della competizione e del profitto, alla pari delle imprese di capitale.
A farne le spese, come al solito, sono i dipendenti che in alcuni settori cooperativi sono sottoposti a lavoro in nero, precariato diffuso e assenza di sicurezza; ma anche i cittadini, a cui vengono restituiti servizi di pessima qualità. I fatti giudiziari che hanno investito il mondo cooperativo laziale in questi giorni ne sono la prova provata.
USB respinge al mittente questa logica e si prepara a rilanciare le mobilitazioni per il salario e l’occupazione sicura che i lavoratori, se vengono messi in condizione di scegliersi il proprio futuro, non si rassegnano alla politica della riduzione del danno ma hanno le qualità, l’energia e la determinazione per affrontare un percorso di lotta tesa alla salvaguardia dei diritti e del salario ed in grado di rigettare al mittente i piani industriali fatti sulla carne di chi lavora.