Un morto e feriti gravi, di cui uno in condizioni critiche, questo è il bilancio del tremendo crollo avvenuto la mattina di giovedì 29 aprile ad Alessandria, nel cantiere che diventerà il nuovo magazzino del colosso dello shopping online Amazon. Stando alle prime ricostruzioni l’evento fatale ha avuto atto mente gli operai stavano gettando una soletta in cemento a 10 metri di altezza.
La giornata di ieri, inoltre, è stata ulteriormente segnata da altre morti: nel porto di Taranto, per evitare la caduta di un carico, un operaio si è lanciato dalla struttura sulla quale operava, mentre in Veneto, a Montebelluna, un altro è rimasto schiacciato da un ponteggio nel cantiere in cui lavorava. Tutto questo proprio all’indomani della giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro: secondo i nostri calcoli sono quasi 300 ormai le vittime da inizio 2021, una situazione critica aggravata dalla pandemia da Covid 19.
Non bastano di certo le condoglianze della multinazionale a placare il dolore dopo questa ennesima tragedia: da troppi anni ormai siamo costretti a vedere, quasi impotenti, uomini e donne di tutte le età morire durante lo svolgimento del proprio lavoro.
Amazon ha un fatturato miliardario, nonostante questo continuano a susseguirsi eventi del genere. Amazon ha investito questi miliardi in sicurezza, oltre ad ingigantire la propria attività? Siamo sicuri che in quel cantiere fossero rispettate tutte le norme? Siamo sicuri che l’attuale quadro normativo sia in grado di dare le necessarie tutele?
Basta con le lacrime di coccodrillo: è ora di una legislazione che possa realmente far fronte ad una situazione che è diventata ormai insostenibile, a cominciare dalla proposta di una legge che inserisca il reato di omicidio sul lavoro che Rete Iside Onlus ed Unione Sindacale di Base stanno portando avanti. Solo con un quadro legislativo adeguato, infatti, potremo finalmente costringere la parte padronale a rispettare le vite dei lavoratori; già da troppo tempo vediamo come i responsabili di questi eventi riescano continuamente a farla franca: il magazzino di Amazon di Alessandria non può diventare un'altra Thyssenkrupp o un'altra stazione di Viareggio, dove il mancato rispetto delle norme di sicurezza ha portato a delle morti che ancora chiedono giustizia dopo anni.
Le grandi multinazionali non possono continuare ad arricchirasi sulle spalle dei lavoratori, tagliando sulla sicurezza e mettendo, continuamente, a rischio le loro vite.
Siamo stanchi di piangere i nostri morti!
Rete Iside Onlus
Unione Sindacale di Base