LUNEDI’ 29 LUGLIO IL CONSIGLIO COMUNALE DECIDE SUL FINANZIAMENTO ALLE SCUOLE PRIVATE
La giunta comunale e i partiti “dell’ammucchiata” delle larghe intese sono ad un bivio: tentare di affossare la democrazia di questa città, per contrastare l’esito della consultazione referendaria del 26 maggio che ha sancito la volontà dei bolognesi di fermare l’assurda pratica che vede tagli continui alla scuola pubblica per finanziare quella privata, o prendere atto che l’era della “sbornia” delle privatizzazioni come panacea di tutti i mali è finita sotto le macerie del suo fallimento.
L’amministrazione comunale deve fare i conti con lavoratori, pensionati e cittadini che sono determinati a difendere la propria scelta e a fermare le politiche di austerità e privatizzazione.
Il 22 luglio si è svolto il primo confronto in Consiglio Comunale. L’USB, che insieme al Comitato Art. 33, ha condotto e vinto la battaglia referendaria, ha chiamato le lavoratrici e i lavoratori a partecipare e vigilare durante la discussione, per andare a ricordare alla giunta e ai partiti che il loro compito è di rappresentare la volontà dei bolognesi e che chi non rispetta le regole della democrazia non è degno di amministrare questa città.
Il PD ha presentato un ordine del giorno, molto gradito a Lega e PDL, in cui si ribadisce l’immutabilità dei finanziamenti pubblici alle scuole private. A sostegno di questa posizione c’è semplicemente la considerazione che, a giudizio del partito di maggioranza relativa a Bologna, sarebbe stato meglio avesse vinto l’opzione B, quindi si fa finta che sia andata così.
Ma la realtà è che a vincere il 26 maggio è stata l’opzione A, contro il finanziamento alle scuole private.
Si vuole violare palesemente la volontà espressa a larga maggioranza dai cittadini bolognesi.
Di contro, il Movimento 5 Stelle, SEL (che fa parte della maggioranza in consiglio) e Gruppo Misto hanno proposto un atto di indirizzo che rappresenta un compromesso rispetto alla volontà dei referendari, ipotizzando una progressiva diminuzione dei finanziamenti alle scuole private, in modo da arrivare all’azzeramento in pochi anni.
Se neanche questa ipotesi dovesse essere accolta dal Consiglio Comunale, saremmo in presenza di un gravissimo atto di arroganza del potere nei confronti dei bolognesi; arroganza che diventa sempre più determinata quando in ballo ci sono gli interessi dei poteri forti di questa città e soldi della collettività da utilizzare per foraggiare gli interessi di pochi.
Mentre infatti si fanno carte false per mantenere i finanziamenti alle scuole dei ricchi, ad esempio, lo stesso Consiglio Comunale si appresta a deliberare un nuovo aumento del biglietto dell'autobus; un altro segnale dell'iniquità del modello austerità.
Il dibattito riprenderà il 29 luglio con l'attenzione di tutto il paese che ha cara la scuola puntata su Bologna. Dal canto nostro sappiamo che la lotta non si esaurisce con il voto in Consiglio Comunale del 29 luglio e che sarà ancora lunga. L'esito del referendum del 26 maggio ci dice però che le contraddizioni del modello della privatizzazione sfrenata stanno emergendo con forza e che i ceti popolari vogliono andare verso una netta inversione di tendenza.