Non contento dei provvedimenti inseriti nella legge 133, il Ministro Brunetta continua la sua operazione di devastazione delle regole, dei diritti e dei salari dei pubblici dipendenti. Dopo i disastrosi provvedimenti inseriti nella legge 133/2008, il Ministro dichiara la volontà di erogare, in concomitanza con la tredicesima, a contratti scaduti ormai da 9 mesi (tranne la Ricerca e la Presidenza del Consiglio che aspettano il contratto da 33 mesi!), una somma pari a circa 100 Euro, corrispondente all’indennità di vacanza contrattuale, il cui onere è stato previsto dalla Finanziaria di Prodi per il 2008. Una “mancetta” di fine anno, tanto per non far mancare la frutta, ma senza caffè!, ai dipendenti pubblici durante le feste di Natale.
Ma non basta, il Ministro va oltre ed inserisce nella bozza di finanziaria per il 2009, la previsione dello stanziamento della somma pari all’inflazione programmata, calcolata sulla sola voce stipendiale, per il rinnovo dei contratti pubblici.
In soldoni, ai circa 100 euro lordi (circa 60 netti!) per tutto l’anno in corso (perché nessuno stanziamento ulteriore è previsto per il 2008) si dovranno aggiungere i 50- 70 Euro (a seconda dei comparti) mensili previsti a decorrere dal 2009. C’è di che scialacquare!
Tutto questo “a prescindere” dall’esito delle trattative, che si dovrebbero aprire ad ottobre. Infatti Brunetta, d’intesa con Sacconi, ha fatto introdurre in Finanziaria la clausola “che le somme stanziate possono essere erogate anche mediante atti unilaterali, previo conguaglio all’atto della stipulazione dei CCNL”.
Dal momento che secondo le dichiarazioni rilasciate dal Ministro alla stampa, l’erogazione dovrebbe riguardare il 90% degli aumenti, alla contrattazione sarebbe lasciata la percentuale del 10%, pari neanche a 10 Euro!
E’ evidente l’intenzione del Governo di privare i lavoratori pubblici dello strumento della contrattazione, ma è altrettanto evidente come questo sia possibile a causa del meccanismo perverso che regola la contrattazione, a partire dagli accordi sul costo del lavoro di luglio ’93 siglati da Cgil, Cisl e Uil, che lega gli aumenti contrattuali al tasso di inflazione programmata.
Perché far aspettare tanto i lavoratori per elargire quei quattro soldi di elemosina contrattuale, già stabilita dal Governo con l’inflazione programmata?
Un atto unilaterale, quindi, così come unilaterale è stato lo scippo di una cospicua parte del salario accessorio a danno dei lavoratori degli Enti previdenziali e delle Agenzie Fiscali, che a fronte di una perdita media di circa 500 euro al mese per il 2009, se ne vedranno restituire, come aumento contrattuale, bene che vada 80!
Ma ancora non è finita ed il Ministro approfitta del momento per spingere l’acceleratore su quella che viene definita “la seconda fase della sua rivoluzione” che riguarda le modalità di assegnazione del salario accessorio.
Sempre in Finanziaria leggiamo “ a decorrere dal 2009” il trattamento economico accessorio dei dipendenti pubblici è corrisposto in base alla qualità, produttività e capacità innovativa della prestazione lavorativa” : si ribadisce quindi con forza un concetto già espresso nel Memorandum sul Pubblico Impiego sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil e Ugl e che ha trovato applicazione negli ultimi contratti.
Meritocrazia, salario accessorio su base percentuale ( “Se l’obiettivo è premiare il 10, il 20, 30% dei dipendenti e dei dirigenti i soldi bastano ed avanzano” dichiara il Ministro in un’intervista su Economy) saranno i nuovi criteri con i quali verrà corrisposto il salario accessorio.
Salario accessorio che, è bene ricordare a tutti, altro non è che quella parte di aumento contrattuale che, anche grazie a Cgil, Cisl e Uil è stata resa variabile, non facendola confluire sullo stipendio tabellare.
Soldi dei lavoratori, quindi, soldi che servivano al recupero della perdita del potere di acquisto dei nostri salari all’indomani dell’eliminazione della scala mobile e che invece oggi con un colpo di spugna sono stati tagliati con il decreto 112 o si vorrebbe assegnati ad personam.
Che dicono Cgil, Cisl e Uil, o meglio, che possono dire?
Qualcuno tuona: “siamo ad un passo dallo sciopero!” Cos’altro manca per farlo? Forse l’abiura delle scelte di fondo perseguite negli anni, dalla pratica di moderazione salariale alla modifica del modello contrattuale, che hanno segnato e segnano la differenza tra noi e loro.
Non a caso la RdB CuB, insieme al sindacalismo di base, lo sciopero lo ha già indetto, uno sciopero generale, contro le politiche scellerate sul mondo del lavoro, contro lo smantellamento dello stato sociale, contro la perdita dei diritti e l’attacco alla stessa dignità dei lavoratori.