All’interno di un autobus, due donne discutono animatamente…, di cosa? Di trasporti pubblici? Di raccolta differenziata? “Bugiardi!” dice la prima “Mascalzoni!” rincara la seconda, incuriosito cerco di capire: stavano discutendo della loro esperienza con Spid e dell’Agid.
Decido allora di provare a capirci qualcosa.
Spid: Sistema pubblico di identità digitale (ma le società che attualmente lo gestiscono sono private), gratuito dicono (ma solo per i primi due anni e per i primi due livelli, poi si pagherà, intanto si paga per il servizio di riconoscimento).
Nel frattempo le società acquisiscono tutta una serie di informazioni riservate e sensibili (molto utili a chi in questo settore è specializzato) e dopo una serie di controlli si ottengono le credenziali e, con queste, si può accedere ad una serie di servizi pubblici: dal comune, all’Inps all’Agenzia delle Entrate e così via.
E qui il secondo dubbio: si può, quindi è facoltativo, e dunque non sono costretto a comunicare formalmente ad una società privata tutti gli affari miei (compresi redditi, abitudini, esami medici…); ed invece no.
Per poter richiedere ad esempio il bonus-cultura o quello per gli insegnanti occorre utilizzare obbligatoriamente lo Spid come anche lo sarà per l’Ape, e allora?
Bugiardi o mascalzoni?
Ritornano alla mente le affermazioni delle due donne, come dar loro torto?
All’Agid poi apprendiamo attraverso un’intervista sul numero di maggio di Altroconsumo che Spid servirà sia per servizi pubblici che privati e che la decisione di dichiararlo facoltativo ma renderlo di fatto obbligatorio “...serve per accompagnare i cittadini a cambiare le proprie abitudini...”.
Sono dunque questi i signori che dovrebbero garantire trasparenza, sicurezza e privacy?
Quale fiume di denaro Pubblico (e dunque nostro, sottratto a noi) si nasconde dietro questa operazione?
Sicuramente si prospetta un’altra pagina nera per chi ha immaginato uno stato che eroga servizi pubblici gratuiti ai cittadini e che invece vengono mandati in pasto a colossi contro i quali neanche le autorità garanti sono in grado di intervenire efficacemente?
Non dimentichiamo che l’Antitrust ha recentemente avviato una indagine conoscitiva riguardo ai Big Data, cioè all’accumulazione di informazioni anche sensibili dei cittadini da parte di organizzazioni multinazionali e sul loro possibile uso indiscriminato.
Chi di noi non ha avuto problemi con le società “dei bollettari?” aziende dell’energia della telecomunicazioni ecc. ecc. I frutti avvelenati delle politiche di dismissione del patrimoni pubblico dei regali ai privati amici di turno.
Ricordate la dismissione delle sedi? Provate a chiedere della sede provinciale dell’Inps di Roma quanto è stato incassato e quanto da allora è stato pagato, magari vi farete un’idea.
Bugiardi o mascalzoni?
Ma perché solo noi ci ostiniamo a chiedere che la gestione e la proprietà delle informazioni dei cittadini resti saldamente in mani pubbliche?
Bugiardi o mascalzoni?
Nel rapporto del CNEL 2016 si legge che nel 2013 in Italia erano vigenti 580 contrati collettivi proliferati nel 2016 a 780! e vengono a chiederci di lottare contro i Voucher? con l’informatica dell’Istituto al punto più basso di servizio da sempre, anziché spingere l’amministrazione su politiche di assunzione e formazione per il suo rilancio, ci raccontano che c’è bisogno di “una messa a punto” mentre siamo probabilmente di fronte alla più grande operazione di outsourcing mai avvenuta nell’Istituto.
Bugiardi o mascalzoni?
USB DCOSI