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Lazio

CACCIA ALLE STREGHE

Roma,

Comunicato n. 21/16

L’avevamo affermato a chiare lettere in decine di assemblee, l’avevamo anche riportato in diversi comunicati del Lazio (Credibilità zero – Ultimi colpi di coda – All’insegna della solidarietà) e lo avevamo infine ribadito con fermezza ai tavoli sia regionale che nazionale. Ora tutti scoprono d’incanto che avevamo ragione.

Negli ultimi 18 mesi più di qualcosa è cambiato nel comportamento assunto dai vertici della nostra amministrazione nei confronti del personale, che si ritrova a essere sempre più bistrattato. Di fatto dal 2015 sono cambiati gli stessi vertici.

Non è cambiato dunque soltanto il regolamento di disciplina, come da più parti si tende a far credere per provare a minimizzare, si è radicalmente trasformato un vero e proprio orientamento, oggi basato sulla presunzione di colpevolezza. Con i risultati che conosciamo.

Premesso che non abbiamo alcuna intenzione di stare qui a perdere tempo con quei pochi colleghi che continuano imperterriti ad infangare la maggioranza dei dipendenti pubblici omettendo la timbratura, comportamento che giustamente va sanzionato.

Riteniamo infatti che si tratti di colleghi mentalmente tarati, con loro con abbiano nulla a che spartire e comunque l’amministrazione ha i mezzi disponibili per assumere i provvedimenti del caso, senza ricattare il sindacato.

Ciò detto, l’attacco sferrato ad ogni livello nei confronti del personale ora si sta palesando in modo sempre più inaccettabile in un clima da caccia alle streghe. L’input sembra arrivare da “AUDIT” che lungi dall’esprimere valutazioni si sono trasformati in veri e propri processi interni, da alcuni complicati verbali ispettivi ed infine da segnalazioni che risultano effettuate da parte della sede regionale.

Evidenti appaiono peraltro le forzature per inoltrare contestazioni infondate nei confronti di colleghi accusati di lesa maestà, per non aver rispettato in maniera scrupolosa le vie gerarchiche o per non aver inviato comunicazioni tempestive.

Com’era scontato, a nessuno però è venuto in mente di considerare l’aumento indiscriminato dei carichi di lavoro, la pressione esercitata quotidianamente sui dipendenti per raggiungere determinati standard, lo stress lavorativo che tutto questo comporta ed il fatto, in definitiva, che lavorando si può anche sbagliare.

Nulla da fare: recrudescenza totale e dilatazione a tappeto della produttività senza senso.

Quello che maggiormente sconcerta resta però la distanza siderale che sussiste tra i vertici e la base della piramide, il non sapere quello che realmente accade nelle sedi, in una parola il loro modus operandi.

Non ci si rende conto che in un contesto così dilaniato altro non è possibile fare, mentre gli strabilianti risultati delle famose classifiche Champions per raggiungere standard fasulli non hanno mai destato dubbi di sorta o perplessità.

Senza considerare le figure barbine alle quali l’amministrazione continuamente si presta allorquando la giustizia ordinaria (com’è accaduto prima a Latina e poi a Viterbo) ribalta completamente gli orientamenti condannando l’Istituto anche al pagamento delle spese processuali.  

Ma la pazienza dei lavoratori del Lazio è giunta ormai al limite. Nuove gratuite contestazioni di addebito con reiterati provvedimenti che prevedono finanche il licenziamento in tronco senza preavviso saranno considerate solo provocazioni.