Se ne sono dette di tutti i colori per tre lunghi anni nei quali si è fatto scempio delle regole contrattuali e delle condizioni di lavoro dell’impiego pubblico e privato, poi, nell’ultimo anno, dopo essersi annusati e ritrovati, Cgil, Cisl e Uil lo scorso 28 giugno hanno sottoscritto un pessimo accordo con Governo e Confindustria su contratti e rappresentanza sindacale che:
- riduce il valore del contratto collettivo nazionale;
- comprime il diritto di sciopero;
- impedisce una vera democrazia sindacale.
La Fiom ha preso le distanze da quell’accordo, mentre USB e altri sindacati di base contro quell’intesa hanno scioperato lo scorso 15 luglio, denunciandone gli aspetti più inquietanti.
In queste settimane Cgil, Cisl e Uil sono al tavolo del confronto con Governo e Confindustria per ridisegnare le regole del mercato del lavoro. Le ipotesi che circolano sono aberranti: tre anni di apprendistato nei quali si potrà essere licenziati anche senza giustificato motivo; maggiore flessibilità in uscita superando le garanzie dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. La Fiom risponde con la convocazione dello sciopero di categoria convocato per il 9 marzo, coprendo ancora una volta le contraddizioni sempre più evidenti del sindacato di Corso Italia, alle quali non sfugge neanche la struttura sindacale CGIL dell’INPS che:
- ha prima firmato gli accordi territoriali per la chiusura degli sportelli delle Sedi e poi ha organizzato patronati e associazioni di categoria per protestare contro quelle stesse scelte organizzative, come accaduto a Milano e a Reggio Emilia;
- ha condiviso e firmato la riorganizzazione dell’INPS, partecipando successivamente alle iniziative che hanno denunciato i guasti e i pericoli di quella riorganizzazione rispetto alle funzioni dell’ente, senza avvertire il bisogno di ritirare la firma dall’assenso al progetto;
- ha mostrato di scandalizzarsi sui criteri utilizzati nel bando per la selezione a capo team della formazione (laurea ed età inferiore a cinquant’anni), dimenticando di aver condiviso in anni passati quegli stessi criteri che oggi contesta, senza avvertire il bisogno di ritirare la firma da quegli accordi.
Le elezioni RSU hanno uno strano effetto sulla memoria di quelle organizzazioni sindacali che cercano di far dimenticare le proprie responsabilità nel tentativo di recuperare credibilità. Tra queste, Uil e Cisl occupano un posto di primo piano. Ecco così la Uil lanciare la raccolta di firme su una proposta di legge di iniziativa popolare per l’abrogazione della Riforma Brunetta (!!!). La Uil dimentica di aver sottoscritto insieme alla Cisl il Protocollo del 4 febbraio 2011, che ha reso applicative le fasce di merito nel pubblico impiego e di non aver fatto un’ora di sciopero contro la Riforma Brunetta. All’INPS Uil e Cisl hanno fatto di più: con il contratto integrativo 2010 hanno introdotto il coefficiente individuale di merito 1,2 (quello dei super bravi!!!), recepito le restrizioni alla contrattazione contenute nella Riforma Brunetta e previsto l’applicazione delle tre fasce di merito finanziate con eventuali risparmi aggiuntivi dell’amministrazione. E oggi la Uil vi viene a chiedere di firmare per l’abolizione della Riforma? Sono stati fulminati per caso sulla strada che porta alle elezioni RSU?
Sempre all’INPS Uil e Cisl fanno ormai coppia fissa nel tentativo di saccheggiare tutte le iniziative e i risultati ottenuti da altre organizzazioni sindacali, ingenerando una grande confusione nel tentativo di accreditare tutto a se stessi. Ne è un esempio lampante il comunicato congiunto di ieri intitolato “La contrattazione paga!”, rispetto al quale vogliamo fare alcune precisazioni:
- non è vero che è consuetudine pagare il saldo dell’incentivo ad aprile-maggio dell’anno successivo. Fino a qualche anno fa il saldo era erogato, in forma pressoché definitiva, a febbraio;
- quando si parla di “riconoscimento intero della produttività” si deve far riferimento al 110% e non al 100% come nei casi citati di Salerno e Andria e men che meno al 90% di Rieti, Sedi che hanno ottenuto un parziale adeguamento della percentuale di raggiungimento della produttività non certo per merito di Cisl e Uil che non sanno nemmeno di cosa parlano;
- definire “atto giuridico” la lettera di notifica del passaggio economico 2010 è un modo per gabbare i lavoratori e sostenere in modo servile la tesi ufficiale dell’amministrazione centrale, che mira a disincentivare la presentazione dei ricorsi per l’adeguamento dello stipendio tabellare. Se è vero che sarà convocato a breve il tavolo negoziale per definire il pagamento dei passaggi 2010 lo si convochi prima delle elezioni RSU, altrimenti certe affermazioni hanno la funzione di “effetto annuncio”, proprio di certe becere campagne elettorali;
- i passaggi economici sono l’effetto dell’Accordo triennale di programma (basta rileggersi i bandi) e non del contratto integrativo 2010 come vogliono sostenere Cisl e Uil;
- sulla richiesta di deroga per attivare i passaggi di Area e rispondere al problema del mansionismo delle Aree A e B, Uil e Cisl compiono un vero e proprio furto di idee, proposte e iniziative di lotta altrui, ancora più vergognoso perché viene da un’organizzazione, nello specifico la Cisl, che in passato ha posto mille ostacoli alla crescita professionale dei colleghi delle Aree A e B.
E’ ora di dire BASTA e di far entrare nell’INPS e nel Paese aria pulita. Mandiamo a casa i sindacati complici che si sono trasformati in società di servizi e chiediamo chiarezza a tutti. Con le elezioni RSU c’è la possibilità di esprimere democraticamente il proprio dissenso verso politiche sindacali dissennate che hanno portato allo sfascio il pubblico impiego. Non sprechiamo questa preziosa opportunità.
Se Cgil, Cisl, Uil usciranno rafforzate dalle prossime elezioni RSU potranno continuare ad affermare che l’80% dei lavoratori pubblici appoggia le loro scelte e sarà ancora più difficile frenare l’ondata di smantellamento dei diritti e delle garanzie nel lavoro pubblico. Purtroppo la Cgil non ha sciolto i nodi e le contraddizioni che la imbrigliano, decidendo di legare indissolubilmente il proprio destino a quello di Cisl e Uil. Per questo vi invitiamo a non sprecare i voti verso un dissenso che è solo apparente e limitato.
C’è bisogno di un cambiamento vero. All’INPS c’è bisogno di aprire una stagione di trasparenza e diritti. Non c’è più tempo.