Mi chiamo Antonio Battista sindacalista USB Taranto, lavoratore di area A, vincitore del concorso conclusosi nel 2011 con determina dell’INPDAP n° 140/2011.
Le scrivo per onorare e ricordare quei lavoratori che come me nonostante abbiano vinto un regolare concorso sancito con la determina INPDAP e riconosciuto in diversi tribunali italiani, da anni lottano e subiscono un vero calvario giudiziario.
Le scrivo per non dimenticare le lacrime di un lavoratore, oggi in pensione, ammalato, terremotato e con pochi soldi che ha dovuto rinunciare alla lotta e al suo diritto all’assunzione all’area superiore come vincitore di concorso.
Le scrivo perché non si comprendono le ragioni per le quali l’INPS si sia accanito nei confronti dei propri dipendenti costringendoli ad affrontare giudizi costosi.
Le scrivo per sottolineare e metterla a conoscenza delle delusioni e umiliazioni che i lavoratori di questo Istituto subiscono nonostante il loro impegno professionale e intellettuale tutti giorni.
Signor Presidente,
tredici lavoratori provenienti dai ruoli INPDAP, vincitori del concorso interno per il passaggio dall’area A all’Area B (concorso regolarmente bandito con pubblicazione in gazzetta ufficiale sia come posti da mettere a bando sia come costi), sono rimasti letteralmente incagliati nell’inspiegabile intreccio burocratico che costa più soldi alle casse dell’INPS rispetto ai vantaggi che procura.
Conclusosi il concorso nel 2011 con la proclamazione dei vincitori attraverso la determina INPDAP n° 140/2011 è cominciato per tredici lavoratori (inizialmente trentatré) un vero e proprio calvario nonostante il pieno diritto al conseguimento del contratto lavorativo per il quale vi è stata la favorevole collocazione in graduatoria.
Dapprima gli effetti economici e giuridici del concorso vinto sono stati vincolati alla disponibilità di posti nell’area di confluenza (area B). Poi, intervenuta la soppressione dell’INPDAP e confluito il personale nei ruoli INPS, dove vi era capienza di posti nella detta area, è stata eliminata la determinazione 140/2011 (così la definisce letteralmente l’Avvocatura INPS nel suo ricorso alla Cassazione del 29/05/2019) revocando l’assunzione nell’area B del suddetto personale. Da qui il vasto contenzioso che ha impegnato ben tredici Tribunali in tutta Italia, altrettante sezioni di Corte d’Appello, per giungere ora in Cassazione per due distinti ricorsi riguardanti la medesima questione.
Le cause sono state vinte e perse vicendevolmente, di questo Signor Presidente ne potrà prendere atto attraverso la Sua Avvocatura che le darà il report di tali giudizi e gli esiti.
Quel che però conta è che Lei conosca la questione sostanziale e processuale domandandosi se ne è valsa la pena, e cioè se il costo di almeno 13 avvocati dell’Avvocatura INPS, a cui si somma il costo per tredici giudizi degli avvocati incaricati dai lavoratori, da moltiplicarsi entrambi per due tenuto conto dei giudizi di Appello, più quattro per i giudizi in Cassazione. In tutto cinquantadue prestazioni legali in sede contenziosa, aggiungendo a tale costo quello dei Giudici (in tutto ventotto), i cancelliere, i notificatori, etc. etc. Insomma più di cento persone hanno lavorato sino ad ora per una questione che un po’ di buon senso in più avrebbe senz’altro evitato.
Quello che più dispiace è però che il rapporto tra l’Ente ed i suoi dipendenti si trasferisca in un’arena giudiziaria che va ben oltre i vantaggi economici che da tutto questo possono derivarne, dibattendo solo su una questione giuridica (se, avvenuta l’assunzione condizionata dei lavoratori nell’area B, questa era revocabile o meno e se la questione appartenga alla competenza del giudice del Lavoro o a quello Amministrativo), tralasciando completamente di considerare se il beneficio di tutto questo ricada sulle parti in lite o sull’apparato di contorno.
In questo clima di chiarezza quindi La invitiamo signor Presidente a voler dare attuazione ai suoi propositi di insediamento curando le questioni che investono le persone, e quindi anche i lavoratori, come questioni che vanno al di là delle carte che le sottopongono perché alle spalle ci sono uomini e donne che vogliono che l’Ente che Lei presiede arrivi al nocciolo del problema, lo risolva, come noi siamo chiamati a risolvere, ogni giorno, i problemi della consistente utenza che vede in noi lavoratori le orecchie ed il cuore per risolvere i loro problemi.
A ciò si aggiunge che il costo del contenzioso per la parte pubblica lo paghiamo tutti noi cittadini e lavoratori, mentre come parte in causa privata siamo costretti con milletrecento Euro al mese a reggere un contenzioso che dopo tre fasi di Giudizio ormai ha smarrito i suoi connotati economici divenendo atto di estrema resistenza per la protezione della nostra dignità umana e lavorativa.
Taranto, 27/06/2019
USB TARANTO
Antonio Battista