Travolti dalla manovra economica del governo, sembra passato in secondo piano l’interesse per il progetto di riorganizzazione delle sedi INPS. Noi, al contrario, manteniamo un’attenzione vigile sull’attuazione della fase sperimentale del nuovo assetto organizzativo e su tutto ciò che ruota intorno a quel progetto.
Avevamo preso l’impegno di verificare le condizioni per un’assemblea nazionale unitaria a Roma, in direzione generale, ponendo tuttavia come condizione il ritiro della firma da tutti gli accordi riguardanti la riorganizzazione. Al momento, nessuna organizzazione sindacale ha aderito a tale sollecitazione e le firme rimangono lì, per prime quelle di CISL e CGIL che continuano a sostenere il progetto, ma anche quelle degli altri sui singoli accordi applicativi.
A settembre, prima della chiusura della seconda fase della sperimentazione, siamo convinti che debba essere convocata a Roma una grande manifestazione nazionale dei lavoratori dell’INPS, a difesa della funzione dell’ente all’interno dello stato sociale, dei servizi ai cittadini e delle condizioni dei lavoratori. Se necessario convocheremo l’iniziativa da soli e già da oggi ci rivolgiamo alle RSU, ai lavoratori, perché si continui a costruire l’unità dei lavoratori dal basso e su piattaforme ed obiettivi condivisi.
Non è sfuggito alla nostra attenzione il comunicato dei coordinatori regionali INPS del Lazio di CGIL-CISL-UIL-CISAL, nel quale si afferma in buona sostanza che si deve procedere celermente alla trasformazione della sede di Roma Centro in agenzia per scarsa produzione, condizioni al limite dell’agibilità e perché la proprietà ha chiesto la riconsegna dello stabile. Imbarazzante l’affermazione che equivoci e disfunzioni organizzative sono dovute all’avvenuto trasferimento di una parte del personale, dal momento che tale mobilità è stata proprio “sponsorizzata” da alcune sigle sindacali. Non è un mistero che i rappresentanti regionali di CISL e UIL abbiano girato scrivania per scrivania promettendo ai lavoratori tutela per il trasferimento, ovviamente in cambio della fedeltà sindacale. Oggi di cosa si lamentano?
Non c’è neanche da meravigliarsi troppo, visto che il responsabile regionale della CISL, in un incontro sindacale alla sede di Pomezia, ha affermato pubblicamente che i lavoratori di Roma Centro si nascondono nelle stanze per non fare sportello ed escono ed entrano dalla sede a piacimento per fare i loro comodi. Certi sindacati diventano ogni giorno più radicali della stessa amministrazione, salvo poi continuare a praticare a piene mani il clientelismo e trasformare l’attività sindacale in una sorta di patronato.
E’ probabile che nell’incontro previsto domani in sede regionale Lazio sulle aree metropolitane gli altri sindacati chiederanno la chiusura immediata della sede di Roma Centro e la trasformazione in agenzia, aprendo poi il banchetto del mercato della mobilità territoriale. Non va dimenticato che CGIL-CISL-UIL-CISAL del Lazio hanno da tempo chiesto il tavolo di confronto separato dalla RdB, salvo leggere in qualche comunicato nazionale il richiamo all’unità sindacale (probabilmente la intendono senza la RdB!!!).
Tuttavia nulla è cambiato sulle aree metropolitane da quando tutte le organizzazioni sindacali hanno chiesto la ratifica nazionale degli accordi regionali, come previsto da un’intesa sottoscritta dalla stessa amministrazione, evidenziando come l’accordo di Torino non risulti ancora perfezionato. E’ evidente che all’amministrazione non interessi molto il rispetto dei patti sottoscritti ed abbia fretta di dimostrare che la macchina della riorganizzazione va avanti.
Noi continueremo ad opporci con forza ad un disegno che riteniamo dannoso per il ruolo dell’ente e per gli interessi dei lavoratori.
Ancora nessuno è riuscito a spiegare i benefici della riorganizzazione.
Lanciamo ancora una volta la sfida.