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Iniziative

Il futuro delle aziende partecipate nelle delle trasformazioni del patto per Napoli e i progetti PNRR, sabato 22 febbraio convegno

Napoli,

L’organizzazione del lavoro nell’ambito della attività in capo – direttamente ed indirettamente – al Comune di Napoli ha subito, nel corso dei decenni, significativi processi di modificazione e di trasformazione. Comprendere questa evoluzione serve ad inquadrare correttamente i nuovi scenari finanziari ed economici che stanno investendo la città, il Comune (e di converso anche l’ente della Città Metropolitana tenuto conto che la figura del Sindaco di Napoli corrisponde anche a quella del Sindaco Metropolitano) e il complesso della quantità e qualità dei servizi offerti alla città e all’intera area metropolitana.

Oggi – come Unione Sindacale di Base – siamo chiamati a prendere atto dei sommovimenti intervenuti e rimodulare la nostra azione, sia sul versante confederale che su quello aziendale e del territorio, tenendo conto dei recenti provvedimenti varati dall’Amministrazione Comunale di Gaetano Manfredi nel quadro generale del “Patto per Napoli” e dei finanziamenti/progetti afferenti il PNRR.

Da tale comprensione analitica che intendiamo condividere e confrontare con intellettuali, associazioni indipendenti, forze politiche e – naturalmente – con l’insieme delle lavoratrici e dei lavoratori vogliamo riqualificare, rilanciare e costantemente adeguare il nostro intervento per meglio assolvere alla funzione di sindacato indipendente.

Un inquadramento cronologico sulla nascita e il profilo delle “Aziende Partecipate”.

E’ noto che fino ai primi anni Novanta il Comune di Napoli era unitamente all’allora Italsider di Taranto il più grosso contenitore di forza lavoro del Meridione d’Italia.

Nel corso degli anni a seguito dei primi processi di ristrutturazione, riconversione e, soprattutto, di iniziali esperimenti di privatizzazione questa condizione si è profondamente modificata fino alla situazione e ai numeri degli addetti dei giorni nostri.

E’ utile ripercorrere, brevemente, questo percorso di modificazione che ha investito le forme giuridiche, societarie, le varie mission aziendali e, particolarmente, ha diminuito il numero degli addetti con annesso stravolgimento della natura contrattuale delle diverse tipologie di lavoro vigenti.

Nell’agosto del 1990 l’allora amministrazione di Centro/Sinistra avviò la privatizzazione del servizio della Nettezza Urbana. Il Comune dismise dai suoi compiti il servizio di prelievo e conferimento dei rifiuti solidi urbani ed affidò ad un Consorzio di Società Private tale attività. Questo primo atto di privatizzazione fu concepito come una sorta di grimaldello per rompere la natura pubblica di tutte le attività del Comune di Napoli e per dimostrare (erano gli anni in cui il mito del “Privato è Bello” affascinava l’intero panorama politico del paese..) la natura efficientista e presuntamente produttiva del Privato. Negli anni a seguire queste Ditte furono, puntualmente, travolte da scandali affaristici, le assunzioni che avrebbero dovute garantire l’efficienza del servizio avvennero, nella quasi totalità, attraverso i collaudati canali clientelari che vigevano in città in quel periodo e – complessivamente – la qualità del servizio peggiorò fino a giungere, in concomitanza con altri fattori strutturali legati al business dei rifiuti che da sempre prospera in Campania, alla enorme e grave emergenza rifiuti della fine anni Novanta inizi anni Duemila.

Una crisi che sconvolse l’area metropolitana di Napoli e l’intera Campania con le tragiche conseguenze sanitarie ed economiche che conosciamo e di cui avvertiamo, ancora oggi, tutte le conseguenze (proprio in questi giorni è arrivata la sentenza dell’Unione Europea circa le responsabilità delle istituzioni nazionali e locali a proposito degli anni bui dell’emergenza/crisi rifiuti in Campania).

Nel maggio del 1999 venne costituita la prima Azienda Speciale - l’ASIA - che mise fine alla giungla delle Ditte che operavano in città nei diversi quartieri. Nel 2003, con una delibera del Consiglio Comunale, questa azienda viene trasformata in Società per Azione, con un socio unico costituito dalla figura giuridica del Comune di Napoli.

Da tale decisione le Amministrazioni di quel periodo (Bassolino e successivamente quella retta da Rosa Russo Jervolino) utilizzeranno lo strumento delle “Aziende Partecipate” per sostituire, integrare e modificare il vecchio assetto delle “Aziende Municipalizzate”.

Del resto agli inizi della prima sindacatura di Antonio Bassolino (1993) tra le decisioni adottate per avviare tale corso è utile rammentare la chiusura dell’Azienda Municipalizzata del Latte (la Centrale del Latte) e l’avvio della privatizzazione della gestione dell’Aeroporto di Capodichino (la GESAC fu varata nel 1980 in partenariato tra Comune di Napoli e Alitalia. Nel 1997 l’amministrazione Bassolino aprì le porte della società alla BAA, British Airports Autorithy, che acquisì il 70% delle azioni pubbliche, avviando, di fatto, la piena privatizzazione di questa fondamentale azienda pubblica).

Tali operazioni furono propedeutiche – anche attraverso lo strumento dei BOC (Buoni Ordinari Comunali) che costituirono, negli anni che immediatamente seguirono, un perverso fattore di indebitamento del Comune attraverso tassi di interessi altissimi – all’acquisto dei famosi bus arancioni che configurarono l’avvio di un primo vero servizio di trasporto pubblico locale dopo il fallimento progettuale, seguito da varie inchieste giudiziarie, delle varie LTR (Linea Tranviaria Rapida) che negli anni precedenti avrebbero dovuto “modernizzare” la rete del trasporto urbano su gomma e ferro.

Un'altra tappa importante nel processo di definizione delle Aziende Partecipate fu la costituzione di “Napoli Servizi” la quale incorporò varie attività riconducibili all’azione del Comune. Da segnalare che il personale di questa azienda provenne, in gran parte, dai bacini dei lavoratori LSU/LPU che, a loro volto, erano il prodotto delle ristrutturazioni di fine anni Novanta nel comparto industriale e produttivo dell’area partenopea.

Napoli Servizi S.p.A. nacque nel dicembre 1999 come soggetto addetto ai servizi di pulizia del patrimonio immobiliare ad uso strumentale del Comune di Napoli. Nel 2004 il Comune di Napoli, già socio con il possesso del 51% delle azioni, rilevò anche il 49% delle quote appartenenti ad Italia Lavoro e né  diventa così socio unico. Nel corso degli anni, la società, ha progressivamente ampliato la gamma dei servizi offerti occupandosi anche della custodia e della manutenzione edile e del verde. Nel corso del tempo Napoli Servizi ha “assorbito” i dipendenti di “Bagnoli Futura”, una società “pubblica” che doveva essere parte del processo di rigenerazione urbana di Bagnoli e di “Terme di Agnano” che gestiva il complesso naturale e termale situato nell’area territoriale di Agnano.

Si tratta al momento di una importante società che, ha detta del suo management attuale, si candida ad “una alta soglia strategica per le attività e le azioni del Comune di Napoli”. Un comparto – dunque – che deve essere salvaguardato ai fini della qualità dei servizi da assicurare alla città e difeso da ogni tentativo, palese o occulto, di demansionare il valore della forza/lavoro impegnata e i caratteri non privatistici e di profilo pubblico/sociale del suo operato.

L’Amministrazione Manfredi.

L’Amministrazione retta dal Sindaco, Gaetano Manfredi, entra a Palazzo San Giacomo dopo il periodo rappresentato dalla sindacatura di Luigi De Magistris. Durante i circa 11 anni di permanenza di De Magistris l’assetto di queste società è rimasto sostanzialmente immutato. Occorre riconoscere che l’allora Sindaco non è stato in grado di concretizzare punti importanti del suo stesso programma elettorale che avanzava obiettivi di palese rafforzamento del carattere pubblico e sociale di queste aziende. Questa inadempienza – frutto anche della difficile situazione economica in cui fu fatta precipitare dai governi nazionali la città di Napoli – non ha comportato perdite occupazionali all’immediato ma il tempo trascorso senza un “rafforzamento strutturale” di queste società è stato un fattore di indebolimento di fronte agli annunciati assalti speculativi ed affaristici che, con l’avvento dell’Amministrazione Manfredi, sono apparsi con maggiore chiarezza e determinazione.

La stessa società “ABC – Acqua Bene Comune” che pure ha significativamente rappresentato un punto politico e di programma avanzato nella concezione della difesa dei Beni Comuni e del profilo universale e democratico della risorsa/acqua, dopo l’iniziale slancio a seguito della sua costituzione, è entrata in una sorta di omologante cono d’ombra dove i tanto sbandierati programmi di rinnovamento si sono smarriti a seguito dei vari cambi di direzione aziendale e della non ottemperanza di alcune funzioni fondamentali come quella relativa al controllo delle acque reflue, dei livelli di possibile inquinamento fognario e dei litorali cittadini. Non è un caso che oggi “ABC – Acqua Bene Comune” pur mantenendo una formale “gestione pubblica” dell’acqua non ha nessun potere di veto e di concreto ostacolo all’insieme dei tentativi di privatizzare l’intero comparto delle Acque (sorgenti, distribuzione e servizi annessi) a fronte di decisioni che stanno maturando nelle stanze della Regione Campania, nei vari ATO territoriali e nei desiderata progettuali di aziende private che assumono ruoli sempre più importanti e centrali in questo contesto (in primis la GORI che agisce prevalentemente nell’area vesuviana).

Riepilogando: ancora nel 2020 le Aziende Partecipate erano 13 oggi sono 9. Ovvero: ANM, ASIA, Mostra d'Oltremare, Napoli Servizi, ABC Acqua Bene Comune, CAAN, Napoli Holding, Terme di Agnano e la “Napoli Patrimonio”.

Con i nuovi scenari economici e finanziari che il “Patto per Napoli” e la sua concreta applicazione comporterà il destino di queste società – ma più in generale l’intera funzione dell’Ente/Comune – sarà, sempre più, orientato ad un impianto dove la “logica d’azienda e di mercato” dovrà prevalere sulle “funzioni sociali” e dove – a cominciare dagli elementi che incarnano ciò che residua del Welfare State di dipendenza dall’ente/Comune – il primato sarà orientato da obiettivi e target aziendali lontani dalla filosofia politica che, negli anni passati, aveva caratterizzato la nascita di questi “contenitori”.

Nelle linee guida del cosiddetto “Patto per Napoli” emergono alcuni filoni d’intervento che reputiamo politicamente gravi perché forieri di un evidente aggravamento negativo della qualità dei servizi cittadini, di un peggioramento della diverse caratteristiche occupazionali delle lavoratrici e dei lavoratori di questi comparti e intravediamo un nuovo - ed ennesimo - affare per quanti sono interessati a mettere le mani sull’enorme Patrimonio Pubblico della città.

Infatti l’Amministrazione Manfredi e – più puntualmente – l’Assessore al Bilancio, Pierpaolo Baretta, stanno mirando – per citare il mistificante lessico usato nella vulgata mediatica - alla “ottimizzazione del Patrimonio”, alla “razionalizzazione della Aziende Partecipate” e al miglioramento dei “servizi di riscossione”.

Dietro tale linguaggio forbito e burocratico vengono avanti gli appetiti di settori ben individuati dell’imprenditoria nazionale che sono interessati a rilevare le parti “più appetibili” del Patrimonio Immobiliare (vedi la “Variante Urbanistica” per gli immobili di pregio da “trasferire e la funzione, poco chiara della società “Invimit Sgr”) e, per ciò che attiene alle “aziende partecipate”, si punta ad un ridimensionamento del loro bacino di intervento e ad un taglio esplicito alle risorse impiegate per garantire un loro efficace funzionamento.

Non solo in ANM, in ASIA, in Napoli Servizi o in ABC assistiamo alle “prime prove” di questo nuovo corso politico e manageriale ma anche sul versante dell’enorme Patrimonio Pubblico della città si annunciano progetti di privatizzazione, di “cessione di alcuni beni di valore”, di sconsiderata apertura alla “logica di mercato e di quadratura dei conti” ed all’accelerazione di tutti i progetti di ristrutturazione architettonica, urbanistica e territoriale della città. Il tutto dentro una città che vive un rapporto distorto con il fenomeno dell’Overtourism.

Si tratta – quindi – di una ben individuata linea di condotta che punta al business e non alla priorità dell’assicurazione dei servizi che – dall’indomani dell’approvazione del “Patto per Napoli” – sta informando l’azione amministrativa e di governo della Giunta Manfredi.

Da mesi – come Unione Sindacale di Base – le nostre strutture aziendali stanno segnalando episodi e, in alcuni casi, una vera e propria linea di condotta che mira al restringimento dei bacini di utenza e a congelare i passati proponimenti di costruzioni di Aziende Speciali a scala metropolitana e/o regionale. Queste avvisaglie, che preannunciano una precisa strategia, sono percepibili in ANM, in Napoli Servizi, in Asia e si riflettono – anche se con modalità ed una tempistica attuativa differente – anche nello stesso Ente/Comune.

Insomma è tempo che le lavoratrici, i lavoratori di queste aziende e dell’intero comparto comunale prendano atto che occorre mobilitarsi, organizzarsi e prepararsi ad una Vertenza – generale e particolare – per difendere la garanzia del posto di lavoro, le loro prerogative contrattuali, le funzioni pubbliche e sociali delle ragioni di queste società e il complesso dell’erogazione alla città di fondamentali servizi di civiltà e di cittadinanza.

L’UNIONE SINDACALE di BASE da sempre, nelle varie aziende, ha costantemente accesso, nel corso degli anni, l’attenzione verso questa accertata deriva politica circa il prossimo scenario strutturale in cui precipiteranno i lavoratori e la città.

Oggi siamo in presenza non solo di dichiarazioni e progetti politici/programmatici che, esplicitamente, alludono ad una profonda ristrutturazione di questo comparto ma, nelle attuali modalità di funzionamento di queste aziende e nei comportamenti delle varie direzioni, cominciamo a registrare atti e provvedimenti in linea con i contenuti antipopolari ed antisociali previsti dal “Patto per Napoli” e da alcuni progetti incardinati economicamente al PNRR.

Su tali problematiche USB intende ha organizzato un Convegno finalizzato all’approfondimento di queste problematiche, all’acquisizione di nuovi elementi di conoscenza particolare e generale circa lo scenario prossimo venturo che interesserà la città.

Vogliamo incontrare e discutere lavoratori, intellettuali e associazioni indipendenti, movimenti di lotta e forze politiche e sociali interessate a costruire una decisa opposizione all’insieme di questi scellerati progetti antipopolari.

Un Convegno con l’obiettivo di contribuire al rilancio, alla articolazione ed alla generalizzazione di una Vertenza sindacale e sociale quanto mai necessaria alla luce di ciò che si annuncia e che trova una pericolosa conferma nel recente operato dell’Amministrazione.

SABATO 22 FEBBRAIO – ore 10

presso la Sala di Palazzo Venezia, Via Benedetto Croce 19, Napoli

CONVEGNO PUBBLICO