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Lazio

IL MISTERO DELLE PROCEDURE FANTASMA

Roma,

Comunicato n. 40/13

Avevamo già avuto occasione di parlarne, purtroppo inutilmente, circa tre mesi fa (vedi comunicato Lazio n. 24), a proposito delle esternalizzazioni a tappeto e nel contempo di tutti i danni oggettivi che queste scelte dissennate producono.

La tanto auspicata reingegnerizzazione delle denunce contributive, spacciata in videoconferenza lo scorso 19 febbraio come l’evento che avrebbe rivoluzionato le attività è rimasta in realtà lettera morta anzi può dirsi che le abbia affossate.

La sciagurata chiusura delle procedure DM10 e la loro frettolosa dismissione ad inizio anno fu salutata con grande enfasi, perché la nuova gestione contributiva avrebbe introdotto “grandissime novità non soltanto sotto il profilo tecnico, ma soprattutto in riferimento alla gestione dei flussi e alla funzionalità del sistema, compresa una nuova formulazione della stessa denuncia contributiva virtuale”. Si è visto.

Per alcuni mesi si è traccheggiato, nella speranza che la situazione venisse poi taumaturgicamente sanata, il che come da copione non è avvenuto. A riprova, l’apposito corso di formazione sul controllo delle denunce aziendali articolato su più moduli, organizzato prima dell’estate dalla direzione regionale, che di fatto ha testimoniato in maniera inequivocabile la totale inservibilità delle procedure.

Eppure l’amministrazione ha continuato a parlare di semplice sospensione delle procedure, quando invece tutta una serie di adempimenti sono ancora bloccati:

dal “caricamento” dei verbali ispettivi e di tutti i debiti che sono stati accertati amministrativamente al successivo mancato controllo delle denunce mensili e, di conseguenza, alla mancata emissione delle note di rettifica, che al momento ha prodotto una sfilza di mancate entrate. Fino all’assenza della procedura per la riemissione di rimborsi esattoriali nonché degli sgravi sugli avvisi di addebito pagati successivamente alla notifica, creando ulteriori evitabili disagi all’utenza.

I nuovi programmi adottati per le verifiche amministrative, indipendentemente da ogni altra considerazione, per giunta continuano a produrre oggi dati errati. Con l’aggravante che si procede a tentoni perché ora l’amministrazione sembra addirittura intenzionata a correggere (ci prova) gli errori di progettazione delle procedure ignorando le indicazioni espressamente allegate. Insomma, un caos.

A questo punto la preoccupazione maggiore resta quella delle decadenze, onde per cui sarebbe auspicabile che l’amministrazione chiedesse (ed ottenesse poi) una proroga da tre a quattro anni che appare indispensabile, ma non scontata.

Premesso ciò i dati statistici elaborati per la verifica amministrativa del piano di accertamento 2013 emessi non più tardi di venti giorni fa, confermano in toto gli obiettivi da raggiungere stabiliti dalla Direzione Generale ma essi bypassano completamente la situazione determinatasi per l’inutilizzabilità delle procedure.

Il rischio concreto è che poi, a fine anno, non vengano raggiunti gli obiettivi già prefissati dall’amministrazione e che a pagare ancora una volta sia il personale dell’Istituto. E sarebbe davvero la classica ciliegina sulla torta confezionata con altri velenosi ingredienti, dalla professionalità perduta dei nostri programmatori all’evidente sperpero di denaro pubblico, provocato da questa esternalizzazione fantasma che sta suscitando inquietanti interrogativi e legittime recriminazioni.