Questo il quadro per nulla rassicurante che abbiamo di fronte. L’effetto è un impoverimento dei salari dei lavoratori pubblici, che inciderà negativamente anche sui futuri trattamenti di pensione.
La politica delle alchimie e dei raggiri delle norme ha dimostrato di essere di corto respiro. Occorre riportare al centro del dibattito la questione salariale e quella pensionistica, partendo dalla difesa di quello che abbiamo per rilanciare sul piano dei diritti.
E’ vero che al di fuori del pubblico impiego la crisi morde, si perdono posti di lavoro, si finisce in cassa integrazione. Ma chiediamoci: se abbassiamo il livello delle nostre tutele ne beneficerebbero forse i lavoratori del privato licenziati o messi in mobilità? No, la politica di rapina nei confronti delle amministrazioni pubbliche e di attacco ai salari dei pubblici dipendenti è servita a tappare momentaneamente le falle del bilancio statale ma, come abbiamo sottolineato in questi giorni, alla lunga ha prodotto e produce sprechi attraverso il sistema delle esternalizzazioni, finendo per gravare sulle tasche dei cittadini utenti, costretti a pagare servizi in precedenza gratuiti.
Se il piatto piange non limitiamoci a guardarlo con aria rassegnata, non facciamoci prendere dal magone. Reagiamo. Torniamo ad essere visibili.
Il 1° OTTOBRE TUTTI A ROMA, IN DIREZIONE GENERALE
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