Mentre la crisi pandemica mostra segnali di recrudescenza e quella sociale lascia intravedere scenari foschi, il Governo si appresta a varare la nuova manovra finanziaria. In un Paese in cui l'inflazione inizia a galoppare (+3% a ottobre) e i salari restano fermi a vent'anni fa - in piena controtendenza rispetto al resto d'Europa - tra i temi che tengono banco nella discussione pubblica quelli legati al salario e al reddito spesso sono affrontati in un’ottica viziata da pregiudizi, sviste e interessate mistificazioni.
Se da un lato, infatti, le misure di sostegno al reddito, prime fra tutte il Reddito di Cittadinanza, vengono attaccate e i percettori addirittura criminalizzati e bollati come scansafatiche, la proposta di un salario minimo ad almeno €10 l'ora per legge è apertamente osteggiata da un vasto schieramento che va da Confindustria ai sindacati concertativi.
Purtroppo, anche la direttiva della Commissione Europea sul tema – di cui si discute molto in queste ore - lascia aperta la possibilità di optare tra due strade: soglia minima per legge o affidamento alla contrattazione collettiva.
Quest’ultima opzione, com’è oggi evidente, non è stata in grado di risolvere il problema della stagnazione dei salari ed è per questo necessario rilanciare una battaglia per una legge a tutela di milioni di lavoratrici e lavoratori con salari da fame, che ingrossano l'esercito del lavoro povero.
Parallelamente, il Reddito di Cittadinanza ha rappresentato, pur tra mille limiti, un effettivo anche se timido provvedimento di redistribuzione della ricchezza - come recentemente sottolineato anche dal presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo – quantunque come misura resti impigliata nella visione disciplinare delle Politiche Attive.
In una società in cui il lavoro in senso classico è in costante diminuzione, la discussione sembra insistere sulla necessità, ricavata da ragionamenti classisti e ideologici, di un irrigidimento delle condizionalità imposte ai percettori quando, di contro, il Reddito di Cittadinanza andrebbe esteso nella direzione di una misura universale, slegata definitivamente dalla prestazione lavorativa per dare dignità alle persone mettendole al riparo dalla necessità di accettare qualsiasi condizione occupazionale e salariale.
Apriamo dunque, guardando all'imminente varo della Legge di bilancio, una discussione su come dare corpo a una battaglia per il salario minimo e il Reddito di Cittadinanza come misure fondamentali di contrasto al crescente fenomeno del lavoro povero e dei bassi salari.
Lo facciamo partendo da Napoli, città che raccoglie buona parte della platea dei percettori di RdC del Paese. Città storicamente afflitta dalle mille problematiche legate al lavoro ma che ha saputo esprimere pratiche di organizzazione e conflitto di lavoratori, disoccupati e precari spesso vincenti. L’appuntamento è per giovedì 9 dicembre alle ore 16 al centro sociale Carlo Giuliani, in via Cesare Rosaroll 49.
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