Sinceramente non sappiamo cosa è possibile aggiungere a quanto è stato detto e scritto in questi giorni sulla nuova manovra economica del governo, definita praticamente da tutti un vero e proprio atto da serial killer che, tuttavia, parte da lontano. E precisamente, dagli assurdi meccanismi della finanza globale e dai diktat dell’Unione Europea, volti a tutelare solamente gli interessi delle banche.
In attesa della vera rivoluzione da compiere per sconfiggere l’economia globale prendendo magari esempio dall’Islanda (vedi documenti allegati), facciamo un passo indietro giusto per rammentare quanto è stato sancito dai 4 referendum. Ebbene, nonostante il popolo italiano ha detto un chiaro NO alla privatizzazione e alla cessione dei beni comuni, il governo non soltanto rinvia spudoratamente la doverosa attuazione delle norme referendarie, ma arriva ora a disconoscerle ripresentando la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Senza alcun ritegno. Per non parlare dei 24 miliardi di euro all’anno (spese definite “straordinarie” a parte) regolarmente buttati in armamenti, mentre si potrebbe ragionevolmente partire dalla discussione già inutilmente richiesta riguardante la cancellazione del programma di acquisto di 131 cacciabombardieri F-135 (costo complessivo: 20 miliardi di euro) e dalla completa, o parziale, revisione dei 71 programmi di ammodernamento dei sistemi d’arma che ipoteca le spese militari fino al 2026. Senza neppure discuterne, come invece accade negli Stati Uniti e in altri Paesi, dove finalmente questo argomento tabù è stato inserito al tavolo di confronto.
In poco più di un mese, il governo è dunque riuscito a varare ben due manovre finanziarie del valore di oltre 120 miliardi di euro, senza peraltro toccare redditi e privilegi di quel 10 % di famiglie che detengono il 50 % della ricchezza totale del Paese. Evitando accuratamente di proporre una seria lotta alla evasione. A fronte di questo indecoroso ed insulso comportamento, resta una sola giusta risposta ed è quella dello SCIOPERO GENERALE proclamato da USB e CGIL con piattaforme diverse.
Va infatti rammentato che tra le nostre parole d’ordine c’è anche e soprattutto quella che rivendica una reale democrazia sindacale sui luoghi di lavoro nonché la difesa dei diritti dei lavoratori, contro il cosiddetto patto sociale che la stessa CGIL ha in sostanza avallato con l’accordo scellerato del 28 giugno. Il prossimo martedì 6 settembre l’immenso arcipelago del sindacalismo di base scenderà dunque in piazza non solo contro la manovra economica del governo, ma anche per chiedere la cancellazione del debito, il blocco delle spese militari, la difesa dei servizi sociali, della scuola e dei beni comuni.
Si tratta in realtà solo della prima tappa di un percorso di mobilitazione che ha già previsto altri 2 momenti di fondamentale e decisiva importanza, quali:
· 10 settembre – Assemblea nazionale indetta da Roma bene comune;
· 15 ottobre – Giornata europea promossa dagli “indignatos” spagnoli.
Invitiamo pertanto tutte le strutture e i lavoratori ad aderire, senza se e senza ma, alla manifestazione regionale con concentramento previsto alle ore 9.30 in largo Corrado Ricci (via Cavour angolo via dei Fori Imperiali). Sognando l’Islanda…