L’inserto “L’Economia” del “Corriere della Sera” l’8 maggio scorso ha pubblicato un’intervista al direttore generale dell’INPS, Gabriella Di Michele, definendola “Lady Pensioni”, perché governa l’ente che gestisce le pensioni di 18 milioni di persone e un bilancio che rappresenta il 48% del PIL nazionale.
Nell’intervista il direttore generale dichiara di avere da sempre la tessera della CISL, organizzazione che ha contato e che conta molto nell’INPS. Per la verità questa affermazione non è virgolettata, ma appare come un chiaro sostegno alla CISL, nel momento in cui si è già in campagna elettorale per le prossime elezioni RSU del 2018 e a pochi mesi dalla conta degli iscritti per determinare la futura rappresentatività delle singole organizzazioni sindacali.
Di diverso tenore sono le dichiarazioni della dott.ssa Di Michele, questa volta virgolettate, nei confronti della USB. Al direttore generale dell’INPS piace ricordare quando, da direttore regionale del Lazio, chiuse la sede romana di Piazza Augusto Imperatore descrivendo l’episodio in questo modo – “Pagavamo 4-5 milioni di affitto all’anno per tenere 70 persone in una sede che prima ne aveva 250. L’USB mi denunciò per comportamento antisindacale, ma è finita col sindacato condannato a pagare le spese processuali”.
Raccontata in questo modo sembra che la USB avesse all’epoca interesse a garantire a qualche “palazzinaro” alcuni milioni di entrate all’anno, mentre la dirigente con la tessera CISL si impegnava a far risparmiare l’Istituto. Perché l’attuale direttore generale non ricorda le battaglie della USB contro la svendita del patrimonio immobiliare dell’INPS? Perché la dirigente, che al tempo governava il Lazio, non racconta delle denunce fatte dalla USB sui favori alle imprese di gestione del patrimonio immobiliare e sulla vendita a prezzi stracciati di alcuni immobili di pregio dell’area romana?
La denuncia per comportamento antisindacale fu fatta sulla base di una mancata informativa che il giudice decise di non sanzionare. Le denunce, si sa, si vincono e si perdono e di ricorsi per comportamento antisindacale la USB ne ha vinti tanti e alcuni li ha persi.
La domanda che ci poniamo, tuttavia, è: perché questo attacco pubblico alla USB, se poi al tavolo sindacale nazionale il direttore generale ha chiesto a tutte le organizzazioni sindacali un periodo di pacificazione dopo alcuni anni di turbolenze che hanno interessato soprattutto i vertici e la dirigenza dell’Istituto? Da una parte si chiede la pacificazione e dall’altra si spara contro la USB a palle incatenate?
Siamo sicuri che il direttore generale con il suo scivolone abbia finito involontariamente per danneggiare la CISL, perché a molti lavoratori dà fastidio che si entri così a gamba tesa nelle vicende sindacali, volendo far valere il peso della carica attualmente ricoperta.
Ma ancora più grave dell’endorsement nei confronti della CISL e dell’attacco gratuito alla USB è quella che nell’articolo di stampa viene definita come una battuta del direttore generale dell’INPS. La dott.ssa Di MIchele in un passaggio dell’intervista afferma – “… se devo essere sincera, se il Tesoro mi dicesse: ci riprendiamo la gestione della previdenza dei dipendenti pubblici, ne sarei felice!”.
Come pensa, il direttore generale dell’INPS con tessera CISL, che prenderanno questa sua “battuta” le migliaia di colleghe e colleghi provenienti dall’INPDAP che ancora non si sentono pienamente integrati nell’INPS e che avvertono tuttora sulla pelle le bruciature della soppressione dell’ente in cui lavoravano? E’ come se il direttore generale disconoscesse una parte rilevante del proprio personale. Ma si rende conto la dott.ssa Di Michele delle affermazioni che rilascia?
Non ci meravigliamo affatto che vada d’amore e d’accordo con il presidente Boeri, a cui afferma di aver aperto gli occhi con la “vigilanza documentale”: entrambi sono “campioni” di esternazioni a mezzo stampa!!!