La lotta contro il mansionismo ha sempre contraddistinto la RdB prima e la USB poi dalle altre organizzazioni sindacali. Il nostro sindacato è nato all’Inps all’inizio degli anni ’80 dalla capacità politica e organizzativa di un gruppo di facchini che lavoravano al centro elettronico nazionale. L’unità, la determinazione e la disponibilità a lottare di quei lavoratori portò alla loro assunzione e alla nascita di un’esperienza sindacale unica, che negli anni ha messo solide radici non solo dentro l’Inps ma anche nel resto del pubblico impiego e nel lavoro privato, diventando un punto di riferimento per i lavoratori, anche a livello internazionale.
La RdB ha portato avanti con coerenza l’impegno costante contro il lavoro precario e contro il mansionismo, mobilitando i lavoratori e ottenendo significativi risultati, come nel caso della stabilizzazione degli ex Lsu o del riconoscimento della crescita professionale ottenuta dopo anni di lotte. Basti pensare che nel 2001, nella prospettiva di costruzione dell’area unica, a seguito di procedure selettive che avevano permesso sviluppi professionali plurimi, all’Inps risultava di fatto svuotata l’area A e ridotta la consistenza dell’area B. Successivamente, la mobilità in ingresso soprattutto nell’area B e l’inserimento nell’area A degli ex custodi degli immobili oggetto di cartolarizzazione, hanno riproposto con forza il problema del mansionismo all’Inps, strettamente collegato all’organizzazione del lavoro dell’Istituto che da quasi vent’anni ha di fatto azzerato le figure di supporto, costringendo le lavoratrici ed i lavoratori delle aree A e B a svolgere inevitabilmente mansioni superiori.
Con il contratto collettivo del 1° ottobre 2007 si sono nuovamente determinate le condizioni favorevoli per un nuovo percorso di riconoscimento della crescita professionale, fino ad arrivare all’accordo di programma 2010-2012, i cui effetti purtroppo furono limitati al 2010 perché intervenne il Decreto Legge 78/2010 che bloccò i contratti e le retribuzioni a partire dal 2011. I lavoratori ex Cfl a cui all’epoca fu impedito di partecipare alle selezioni scaturite dal contratto integrativo 2006 perché non ancora in organico, dovrebbero ricordarsi che fu solo la RdB a proporre di farli partecipare comunque alle selezioni prevedendo, in caso di inserimento positivo nelle graduatorie, una decorrenza diversa che coincidesse con il loro ingresso nei ruoli dell’Ente.
Come abbiamo scritto nel precedente comunicato sul mansionismo, molti lavoratori purtroppo hanno la memoria corta altrimenti non resterebbero iscritti ad aziende assicurative e di servizi come sono diventate Cgil-Cisl-Uil. Era il 2007 e in quell’estate, al culmine di un’aspra vertenza con la quale cercavamo di far aprire un tavolo sul mansionismo, i tre delegati nazionali della RdB Inps si misero con un camper all’ingresso della direzione generale dell’Istituto iniziando uno sciopero della fame per rivendicare il rispetto della dignità dei lavoratori. Fu uno sciopero della fame vero, che durò nove giorni e che mise a repentaglio la salute di quei dirigenti sindacali e della delegata RdB di Vicenza che si unì alla protesta, mentre le altre organizzazioni sindacali remavano contro l’apertura di un confronto serio sul mansionismo e addirittura il segretario generale della Cisl dell’Inps l’anno prima, nel 2006, come abbiamo già ricordato nel precedente comunicato, se ne era andato in giro nelle sedi ad intimidire i colleghi mansionisti che avevano aderito alla nostra campagna per la richiesta di attestazione delle mansioni svolte ed interpretando alla lettera l’idea di sindacato alleato della controparte.
La USB, costituita nel 2010 in continuità con l’esperienza sindacale precedente, ha proseguito con coerenza e caparbietà il percorso della RdB cercando di promuovere tutte le iniziative ritenute necessarie per mantenere alta l’attenzione sul problema del mansionismo.
La politica di tagli alla spesa pubblica ed alle retribuzioni dei lavoratori del pubblico impiego ha impedito per quattro anni, tra il 2011 e il 2014, qualunque passaggio economico, mentre le norme contenute nella riforma Brunetta hanno bloccato i passaggi da un’area all’altra.
Tuttavia, se le altre organizzazioni sindacali ci avessero dato retta, le selezioni all’interno delle aree si sarebbero potute sbloccare addirittura alla fine del 2014, dando precedenza alle aree A e B, con l’obbiettivo di collocare i lavoratori di quelle aree ad A3 e B3, al termine di un percorso biennale. Invece, per l’incapacità o la mancanza di volontà delle altre organizzazioni sindacali d’inchiodare l’Amministrazione ad un accordo in tempi utili, è passato inutilmente anche il 2015, l’anno in cui il governo ha sbloccato le retribuzioni superando l’interruzione dei passaggi.
Nel contratto integrativo 2017 abbiamo strappato l’impegno che questo obbiettivo sia raggiunto nel 2018, mentre a chi era già A3 e B3 prima delle selezioni 2016 siamo riusciti a far assegnare un riconoscimento economico in attesa del passaggio di area, che resta l’obbiettivo principale. Sono risultati parziali dei quali torneremo a parlare nel prossimo comunicato sul mansionismo, ma di una cosa siamo sicuri: se in questi anni i lavoratori che ci hanno sostenuto e che hanno partecipato alle nostre iniziative fossero stati più numerosi, se i mansionisti si fossero iscritti tutti alla USB, i risultati, che pure ci sono stati, sarebbero stati più consistenti, perché i rapporti di forza sono a favore dei lavoratori, se sono capaci di unirsi e di organizzarsi.
continua…