1^ STORIA – BANCOMAT INPS
C’è un dirigente dell’INPS di 47 anni che fa il Capo del personale, in quota UIL. Eh sì, perché al di là della professionalità e di tante chiacchiere, se non sei lottizzato non fai carriera, all’INPS come nel resto della Pubblica Amministrazione. Il dirigente dovrebbe essere soddisfatto dell’opportunità di rivestire un così importante incarico nel più grande ente previdenziale del Paese e accendere un cero a San Gennaro, il santo patrono della sua città di nascita, promettendo di essere di esempio a tutto il personale amministrato.
Ma questa è una storia reale e non una favola. Ormai i valori sono capovolti e se rispetti le regole sei considerato un fesso. Quello che più conta oggi è accumulare ricchezza, ad ogni costo. Così al Capo del personale lo stipendio da dirigente generale sarà sembrato insufficiente ed ha presentato domanda per accedere al prestito agevolato dell’INPS. Nulla di strano, è un istituto previsto dal contratto di lavoro, finanziato con l’1% delle spese per il personale e per ottenerlo occorre rientrare in determinati parametri e presentare idonei giustificativi. Solo che il dirigente in questione deve aver scambiato l’INPS per un bancomat, perché dopo aver percepito un prestito nel 2011, appena un anno dopo si è ripresentato davanti alla macchinetta per avere altri soldi. Non solo non erano passati i due anni che sono il tempo minimo per rinnovare la richiesta di prestito, ma al dirigente la differenza maturata deve essere sembrata davvero poca cosa ed ha pensato bene di ampliare la base di calcolo con altre voci della retribuzione autorizzandosi un prestito maggiorato, in anticipo sul biennio e al di fuori dei contingenti trimestrali.
USB ha portato alla luce la vicenda e il Capo del personale a fine luglio ha dovuto rinunciare al prestito. Nessun altra organizzazione sindacale ha scritto un rigo sul deprecabile tentativo del Capo del personale dell’INPS di appropriarsi indebitamente di denaro pubblico.
Il dirigente in questione deve essersela legata al dito e prendendo a pretesto un comunicato dai toni forti ha chiesto la testa dei tre delegati nazionali dell’USB INPS, sollecitando un procedimento disciplinare che prevedeva il licenziamento dei tre dirigenti sindacali. Sappiamo tutti com’è andata a finire: il procedimento è stato archiviato senza alcuna sanzione. Da parte di CISL e UIL non una parola sulla proposta di licenziamento dei tre delegati. Anzi, a leggere i titoli di alcuni recenti comunicati che parlano di “teatrino estivo” e di “estate romana dell’Inps”, sembra proprio che quelle due organizzazioni sindacali vogliano dare l’impressione che è stata tutta una montatura, magari orchestrata da USB per farsi un po’ di pubblicità. Ma lo hanno letto il testo del procedimento disciplinare diffuso a tutti i lavoratori? Non hanno pensato neanche per un attimo a come i tre delegati a rischio licenziamento e le loro famiglie hanno trascorso l’estate? Quanta meschinità, quanta bassezza d’animo, solo per screditare ancora una volta chi ha il coraggio di denunciare gli abusi, le illegalità, rischiando di persona. E invece quanta comprensione per il Capo del personale, sempre in quota UIL, che in questi giorni appare affranto, dimagrito, preoccupato per il proprio futuro. La storia rimane sospesa, in attesa delle decisioni che assumerà l’amministrazione. In ogni caso resta l’amarezza per il cattivo esempio del dirigente, per la mediocrità di alcune organizzazioni sindacali e per la rassegnazione con cui un numero ancora cospicuo di lavoratori resta iscritto a quei sindacati, avallandone, anche se inconsapevolmente, l’operato.
2^ STORIA – IL TAGADA’ DEI NUMERI
C’è un dirigente dell’INPS di 59 anni che si occupa di pianificazione e controllo di gestione. Lui è in quota CGIL, sempre per il fatto che, al di là della professionalità, se non sei lottizzato non fai carriera, all’INPS come nel resto della Pubblica Amministrazione. Il compito di questo dirigente è molto delicato, perché una cattiva pianificazione dell’attività può influire negativamente sul raggiungimento degli obbiettivi di produzione, mettendo a rischio l’incentivo dei lavoratori. E’ un dirigente esperto, che ha lavorato nelle sedi di produzione e conosce i meccanismi che regolano la programmazione dell’attività. Per questo risulta incomprensibile quella sorta di “tagadà dei numeri” a cui da un po’ di tempo sta sottoponendo la pesatura dei prodotti che vengono presi in esame per fissare gli obbiettivi di produzione.
Nei mesi di luglio e settembre ha emanato due messaggi che diminuiscono drasticamente il peso di alcuni prodotti, con validità retroattiva a partire dal 1° gennaio 2012, incidendo sulla produttività sin qui raggiunta e certificata nel corso delle verifiche trimestrali. Abbattere di quattro o cinque volte il peso dei prodotti mette a rischio da una parte l’incentivo dei lavoratori, dall’altra la tenuta degli organici, provocando un esubero di personale proprio a ridosso dei tagli imposti dal Governo.
USB lo scorso 20 settembre ha inviato una nota al Presidente, al Direttore Generale e al Capo del personale, chiedendo la sospensione della validità di entrambi i messaggi e la convocazione del tavolo sindacale nazionale, mentre in precedenza erano intervenute CISAL e UIL con propri comunicati. Dopo i fuochi, come si dice a Roma, sono intervenute CGIL e CISL. La prima, evidentemente, non ne ha potuto fare a meno, anche se ha dovuto sconfessare l’operato di un proprio dirigente. La seconda, con un comportamento risibile, ha tentato al solito di ascriversi i meriti di un qualche risultato, inviando, a distanza di dieci minuti una dall’altra, prima la richiesta di convocazione del tavolo sindacale e di sospensione del messaggio e immediatamente dopo la notizia flash sul risultato raggiunto. Questa mattina è arrivata la convocazione dell’Osservatorio sulla produttività. Non c’è nessuna sospensione degli effetti del messaggio la cui applicazione, a detta del vertice gestionale dell’Istituto, sarà sperimentale e non retroattivo. Per USB non è sufficiente. C’è la necessità che sia convocato il tavolo sindacale nazionale, alla presenza del Presidente e del Direttore Generale, per restituire credibilità ad un confronto tra le parti che da troppo tempo è stato derubricato a semplice ritualità.
La CGIL, nel frattempo, il 28 settembre sciopererà insieme a quella UIL che ha sostenuto il governo Berlusconi e che all’INPS, con la firma dei contratti integrativi 2010 e 2011, ha permesso che fosse recepita la Riforma Brunetta. Con un colpo di spugna la CGIL cancella il passato e va a braccetto con chi ha contribuito, tra il 2008 e il 2011, al massacro del pubblico impiego. Possibile che gli iscritti a quel sindacato non si indignino? Possibile che abbiano approvato il comunicato CGIL sulla vicenda del licenziamento dei tre delegati USB, nel quale si affermava testualmente “Questa estate oltre ai gossip da ombrellone ci siamo sorbiti la “guerra santa” tra USB e capo del personale…”? Sorbiti la “guerra santa”? E’ questo il linguaggio di un sindacato di sinistra di fronte alla denuncia di un’azione illegittima commessa da un dirigente e alla richiesta del licenziamento di chi quell’illegittimità ha denunciato? A quali altre bassezze si dovrà assistere prima che i lavoratori prendano coscienza?
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(F. De Gregori)