Le scarne e al tempo stesso sorprendenti dichiarazioni/informazioni fornite oggi al tavolo nazionale dall’amministrazione in merito alla misurazione dei tempi di lavorazione nelle 10 superfortunate sedi provinciali tra le 20 pilota evidenziano, ancora una volta se mai ce ne fosse bisogno, la completa discrezionalità con la quale i vertici dell’Istituto hanno finora operato.
Premesso che l’intera gestione della suddetta iniziativa ha lasciato a desiderare fin dall’inizio e preso atto del mancato coinvolgimento delle OO.SS. in materia, dal documento che ci è stato “frettolosamente” consegnato circa un mese dopo la sua elaborazione, ma già recepito dai solerti direttori, emerge quanto segue:
· individuazione di alcuni prodotti;
· individuazione delle 10 sedi campione, suddivise in due distinti periodi di misurazione: Brescia, Novara, Ferrara, Frosinone e Lecce (dall’8 al 12 novembre) – Treviso, Pescara, Caserta, Trapani e Nuoro (dal 22 al 26);
· costituzione di 5 differenti postazioni di misurazione per ciascuna sede;
· strutturazione di una scheda riassuntiva di rilevazione per ogni tipologia di prodotto.
La finalità dovrebbe perciò essere quella di rivedere gli ormai datati coefficienti di omogeneizzazione determinando il tempo che viene effettivamente utilizzato oggi per definire/liquidare i singoli prodotti, secondo il programmato nuovo FSP (flusso standardizzato di processo) nell’ottica della cosiddetta riorganizzazione.
Al di là della evidente mortificazione alla quale sono stati sottoposti i colleghi e di taluni atteggiamenti riscontrati totalmente privi di sensibilità, gli interrogativi sorti un pò ovunque e che tuttora permangono sono molteplici. Li ricordiamo: E’ mai possibile che, con le attuali tecnologie all’avanguardia, la PPC non abbia altro modo per queste rilevazioni che non affidarsi ad un cronometro manuale? Perché mai le singole postazioni “devono essere ubicate in ambienti comunque asettici e privi di interferenze” con l’esterno? Per quale motivo fino alle ore 18.00? Come mai la misurazione è stata prevista solo nella liquidazione della pensione di vecchiaia e non di anzianità? Oppure per le iscrizioni aziende e per la cassa integrazione? Guarda caso per quegli adempimenti poi da appaltare all’esterno. Ma il principale timore, più che fondato, è che questa iniziativa possa servire in seguito quale trampolino di lancio per l’introduzione del cottimo nell’Istituto ed in questo caso sarebbe sicuramente tardivo andare poi a discutere delle palesi ricadute sul personale.
Con buona pace per chi ha accettato gli attuali “criteri”. A poco sono servite nel merito le rassicurazioni addotte dal capo del personale circa il necessario adeguamento e la redistribuzione dei dipendenti in organico.
Per prevenire eventuali effetti devastanti dovuti alla competitività imperante, si rammenta che la liquidazione di una pratica di pensione si attestava prima in media sulle 2 ore e 15’ mentre attualmente necessita di 1 ora e 35’ circa.
Velo pietoso infine sul “vivace interessamento e sulla grande soddisfazione” del personale coinvolto/costretto in queste assurde ed ignobili rilevazioni. Mancava solo un buffet con ricchi premi, fuochi pirotecnici e cotillons. Ma fino a quando?
Coordinamento regionale RdB-USB INPS Lazio