Secondo il ministro della PA Zangrillo i giovani non cercherebbero stabilità lavorativa, ma piuttosto un lavoro ben retribuito, capace di valorizzarli ed assicurare un percorso di crescita professionale. Insomma a suo dire un posto figo piuttosto che un posto fisso...
Evidentemente, per il ministro, stabilità lavorativa da un lato e giuste retribuzioni e crescita professionale dall'altra non possono essere entrambe caratteristiche del posto di lavoro, ma sono alternative.
Dall'inchiesta svolta dalla nostra organizzazione sindacale sui nuovi assunti emerge invece come i neoassunti preferiscano di gran lunga lavorare nel settore pubblico proprio perché garantirebbe un posto fisso e tutelato, ma riconoscono che esiste un problema legato all'inadeguatezza delle retribuzioni (leggi qui).
Verrebbe quindi da chiedere al ministro quale spiegazione si sia dato per i concorsi deserti specie in relazione ai progetti Pnrr (guarda caso assunzioni precarie).
Verrebbe da chiedere al ministro cosa intenda per giuste retribuzioni in un settore dove gli aumenti contrattuali nell'ultima tornata (scaduta ben 16 mesi fa) sono stati la metà rispetto all'inflazione e nessuno standiamento é previsto nel Def.
Verrebbe da chiedere al ministro quale crescita professionale sia possibile in un settore dove il diritto ad avanzamenti economici e professionali semplicemente non esiste o é subordinato a logiche che definire discrezionali é un eufemismo.
Verrebbe infine da chiedere al ministro a quale PA alludano le sue dichiarazioni.
Noi le risposte le abbiamo ben chiare: per rilanciare la pa occorrono massicce assunzioni stabili e a pieno diritto, la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari nel settore pubblico, aumenti contrattuali almeno di 300 euro netti e percorsi di crescita professionale oggettivi e trasparenti e non subordinati alla logica della valutazione.
È quello che diremo esattamente nella giornata di sciopero generale del 26 maggio.
Unione Sindacale di Base - Pubblico Impiego