In questi giorni ci sono arrivati moltissimi attestati di stima e complimenti per l’iniziativa di protesta all’interno della “Giornata della trasparenza”. Abbiamo dato voce ai pensieri e all’indignazione di molti lavoratori e dirigenti dell’Inps, probabilmente la maggioranza, che guardano con preoccupazione alle scelte manageriali che stanno interessando il più grande Istituto di previdenza europeo. Ma occorre fare di più.
Non è affidandosi al coraggio di pochi che riusciremo ad impedire una trasformazione dell’Inps funzionale ad un Welfare sempre più povero di servizi e di garanzie per i cittadini. E’ necessario l’impegno e il coraggio di tutti. Facciamo un esempio.
Se alla fine del nostro intervento nella video conferenza del 19 luglio, invece di ricevere il timido applauso di pochi audaci colleghi, si fosse levato un fragoroso applauso liberatorio, a marcare una netta presa di distanza dal vertice dell’Inps, pensate che non sarebbe successo niente? Pensate che non avrebbe lasciato un segno d’indignazione generale più marcato di quanto la nostra iniziativa abbia potuto fare?
Se invece di continuare a sostenere con l’iscrizione le organizzazioni sindacali che appoggiano, con i loro accordi, la politica di smantellamento dell’Istituto, si togliesse loro l’ossigeno economico delle trattenute sindacali, pensate davvero che non succederebbe niente?
Oggi saremo chiamati a ratificare i contratti integrativi 2010 dei dirigenti, professionisti, medici e personale delle Aree A-B-C. Se le cinque organizzazioni sindacali rappresentative rifiutassero tutte “insieme” di firmare gli accordi, per respingere l’applicazione della Riforma Brunetta all’Inps e difendere il diritto alla contrattazione, pensate davvero che non si aprirebbe un problema per l’amministrazione? Finalmente il vertice dell’ente sarebbe costretto a rappresentare ai ministeri vigilanti l’impossibilità di governare l’ente contro le rappresentanze dei lavoratori, unite nella difesa degli interessi dell’Inps e del personale. Perché non accadrà tutto questo?
Non ci si venga a dire che è una firma responsabile per salvaguardare l’incentivo perché è una balla: il 22 giugno, insieme a Cgil, Cisal e ai tanti lavoratori che si sono mobilitati, abbiamo dimostrato che non si è sempre costretti a firmare qualunque cosa per ottenere risultati concreti.
Non esageriamo se affermiamo che all’Inps abbiamo iniziato una lotta di liberazione contro un sistema affarista sostenuto da rapporti clientelari. C’è chi afferma di lavorare nell’interesse degli utenti e della funzione dell’Istituto ma in realtà ha a cuore soltanto il proprio tornaconto personale. Per vincere contro questo regime c’è bisogno di un movimento di “partigiani” ampio, pacifico e determinato, nel quale ognuno faccia la sua piccola e significativa parte.
Se vi sembra un ragionamento troppo idealista e da sognatori sbagliate, stiamo parlando di cose concrete. Se non riconquistiamo un sistema previdenziale pubblico che dia garanzie sociali, tra qualche anno percepiremo esclusivamente pensioni da fame e ci sarà un impoverimento generale. Se non sblocchiamo il rinnovo dei contratti collettivi, i nostri stipendi negli otto anni di blocco, dal 2010 al 2017, non rimarranno congelati ma perderanno sempre più valore e potere d’acquisto per il mancato recupero dell’inflazione e dell’aggancio al costo della vita. Se l’attività di vigilanza sarà vanificata da scelte politiche che favoriranno gli evasori, all’Inps entreranno meno contributi per pagare le prestazioni. Se la Riorganizzazione delle Sedi non sarà rivista alla luce dei pessimi risultati e del clima di confusione ingenerato da scelte approssimative, aumenteranno le esternalizzazioni ed il rischio di privatizzazione dei servizi.
Pubblicizzate a colleghi, conoscenti ed amici la visione del filmato dell’iniziativa USB del 19 luglio all’Inps. Scaricatelo con il pc di casa da You Tube o dal sito USB (Roma, 19 luglio 2011. INPS, blitz USB). Se i visitatori saranno tantissimi il video diventerà più popolare e attrarrà altri internauti. In questo modo riusciremo a portare all’esterno quanto stiamo facendo all’interno dell’Istituto e sarà un modo concreto per partecipare alla liberazione dell’Inps. Il Direttore Generale, che ha definito proditorio (che vuol dire a tradimento) il nostro intervento, sappia che in questo Paese è ancora legittimo manifestare il dissenso nelle forme pacifiche da noi utilizzate. L’accusa di tradimento la riservi ad altri.
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