TFR
Le Borse continuano a bruciare i risparmi di chi si è affidato alla lotteria del mercato e della speculazione, nella speranza di accumulare facili guadagni. Ad ogni timida risalita dei mercati seguono immediati e sonori tonfi. Sarebbe interessante conoscere oggi l’andamento dei fondi pensione a cui una parte di lavoratori del privato ha affidato il proprio TFR, nella speranza, così almeno gli avevano spiegato CGIL-CISL-UIL, di ottenere pensioni più sostanziose. Anche il presidente dell’INPS, Antonio Mastrapasqua, fino a poche settimane fa rilasciava dichiarazioni volte ad invogliare i giovani a pagarsi una pensione integrativa con il proprio TFR. Davvero ci si deve rassegnare al declino delle pensioni pubbliche? Di questo parleremo nei prossimi giorni.
Se in tempi “normali” l’indennità di fine rapporto è stata oggetto delle “attenzioni” dei governi di diverso colore e dei sindacati concertativi per finanziare il decollo dei fondi pensione, in tempi di forte crisi economica e con i contratti bloccati il TFR diventa per qualcuno lo strumento per dare l’illusione che s’incrementano i salari. Di fronte al provvedimento del governo di ritardare di 2 anni il pagamento del TFR ai lavoratori che andranno in pensione dal 2012, il segretario generale della CISL, Raffaele Bonanni, ha proposto di spalmare il TFR sulla retribuzione mensile, cancellando la liquidazione. Se da una parte si depotenzierebbe la giusta rivendicazione di togliere il blocco al rinnovo dei contratti, dall’altra si utilizzerebbero soldi che sono già dei lavoratori per incrementare le retribuzioni mensili cancellando tuttavia in modo definitivo l’indennità di fine rapporto (liquidazione). Al momento di andare in pensione, quindi, il lavoratore non potrebbe più contare su questo importante sostegno economico. Poi magari qualcuno della CISL dell’INPS ci spiegherà che queste sono conquiste…
CONTRATTI e ART. 18
L’Art. 8 della manovra economica di agosto prevede che i contratti aziendali e territoriali possano derogare dai contratti nazionali e dallo Statuto dei Lavoratori. Il reintegro al lavoro di un dipendente licenziato senza giustificato motivo, previsto dall’Art. 18 della Legge 300/1970, potrà essere modificato con la contrattazione aziendale. In più, l’articolo della manovra ha effetti retroattivi sui contratti aziendali Fiat di Somigliano e Mirafiori che vengono inclusi nell’accordo firmato il 28 giugno scorso da CGIL-CISL-UIL. Da parte di CISL e UIL c’è una sostanziale condivisione di questa parte della manovra economica, mentre la CGIL ha espresso dure critiche. Ci si chiede, allora, perché la Camusso non cominci a ritirare la firma dall’accordo del 28 giugno, prima di andare ad uno sciopero generale. Nella sostanza, il provvedimento contenuto nella manovra economica d’agosto e fortemente voluto dal ministro Sacconi, mira ad esportare il modello contrattuale Fiat in tutto il mondo del lavoro, con l’intento di ridimensionare drasticamente la contrattazione collettiva nazionale e rendere inapplicabile l’Art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Per carità, anche questa potrebbe essere letta come una conquista… ma dei padroni!!!
Mentre USB ha rivolto un appello a tutte le forze sindacali conflittuali per la costruzione di un’opposizione dura e seria alla politica economica del governo, rivolgendosi anche alla Fiom per la preparazione di un grande sciopero generale e generalizzato che coinvolga anche le esperienze di lotta popolari e territoriali, la CGIL nei giorni scorsi ha scritto a CISL e UIL nel tentativo di ricomporre un quadro sindacale confederale che ha mostrato, negli anni, tutti i suoi limiti e storture. Ognuno si sceglie legittimamente gli interlocutori che vuole, ma appellarsi oggi a CISL e UIL per costruire un’opposizione alla manovra economica e alla politica del governo su lavoro e pensioni significa voler far finta di non capire il ruolo che quelle due confederazioni hanno scelto di svolgere.
USB continuerà a mobilitarsi e a coinvolgere i lavoratori per contrastare il disegno complessivo di smantellamento del sistema di diritti e garanzie dei lavoratori e distruzione dello Stato Sociale.